Wise Society : Raoul Bova: voglio aiutare i giovani a costruire una società migliore
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Raoul Bova: voglio aiutare i giovani a costruire una società migliore

di Vincenzo Petraglia
28 Aprile 2011

Dare una mano a chi è stato meno fortunato di lui è sempre stato un impegno forte nella vita dell’attore romano che ora, con la moglie Chiara, ha fondato la onlus "Coloriamo i sogni". Con l'obiettivo di diffondere legalità e giustizia, dando a tutti pari oppurtunità di crescita e sviluppo. Partendo da progetti concreti e dall'amore per la bellezza

Ha appena dato vita, con la moglie Chiara Giordano, alla Fondazione Coloriamo i Sogni Onlus (www.fondazionecoloriamoisogni.it) che ha l’obiettivo di promuovere fra i giovani una cultura di giustizia e legalità e allo stesso tempo aiutarli a credere nei propri sogni e in una società più giusta e solidale. Raoul Bova, che viene da una lunga serie di successi cinematografici e televisivi, ha già in passato messo più volte a disposizione il suo volto per campagne o fondazioni benefiche. Ora, attraverso la Coloriamo i Sogni sta realizzando nuovi progetti per poter dare concretamente una mano a chi, nella vita, è stato meno fortunato di lui.

Raoul si cimenta nella street art insieme con i ragazzi della Fondazione Coloriamo i sogni

Raoul si cimenta nella street art insieme con i ragazzi della Fondazione Coloriamo i sogni

Da dove nasce il progetto suo e di sua moglie Chiara di realizzare Coloriamo i sogni?

Dal desiderio di contribuire alla creazione di una società più giusta e solidale nella quale tutti possano avere pari opportunità di sviluppo e non vi siano né esclusi né emarginati, né differenze e pregiudizi.

In che modo?

Attraverso tante azioni concrete e incontri con i giovani per promuovere la cultura della legalità e della giustizia, l’unica in grado di contrastare sempre ogni forma di indifferenza e prevaricazione. L’esercito di coloro che si battono per questo è spesso un esercito di invisibili, però molto più ricco e forte della gente che si fa conoscere soprattutto per cose negative. È giusto che si racconti e si dia voce e volto a queste persone perché possano essere d’esempio alle nuove generazioni. Io e mia moglie crediamo nella nostra fortuna, ci sentiamo persone che hanno avuto tanto dalla vita e ci piace condividere un po’ di quello che abbiamo con chi, invece, non ha niente perché molto spesso lavoro e passione per la vita possono andare di pari passo. È partendo da questa convinzione che vogliamo creare spazi e strutture dove i giovani possano credere che esiste il bello e possano imparare a coltivarlo attraverso l’arte, lo sport e il lavoro, imparando per esempio un mestiere in appositi laboratori realizzati apposta per loro.

In questa direzione avete, infatti, già avviato diversi progetti…

Sì, fra questi la riqualificazione del Parco della Mistica, un’area alla periferia di Roma, attraverso un progetto per la legalità permanente: laboratori artistici, ambientali e di artigianato che promuovano eventi di incontro, dibattito, formazione ed azioni di solidarietà contro ogni forma di criminalità e prevaricazione. E proprio qui siamo davvero felici di collaborare anche con la casa famiglia della Fondazione Capitano Ultimo per l’accoglienza di ragazzi disagiati ai quali offrire un’opportunità di riscatto. Inoltre a Rieti abbiamo da poco inaugurato la Graffiti Art School, prima scuola del genere nata in Italia, perché crediamo che la street art, quella vera e quindi non quella che imbratta invece i monumenti, possa essere una forma d’espressione molto importante per i giovani.

Ma non c’è solo l’Italia fra i nostri progetti. Ad Haiti, nella comunità rurale di Fond de Blanc, abbiamo deciso di portare un aiuto immediato formando futuri panettieri fra i ragazzi di strada. Il progetto prevede, infatti, la realizzazione di una panetteria mobile capace di produrre oltre diecimila panini al giorno.

A Sergio De Caprio (alias Capitano Ultimo, il colonnello dei Carabinieri che dopo anni di indagini arrestò nel ’93 il boss mafioso Totò Riina, ndr) la lega anche una forte amicizia…

Sì, ci siamo incontrati tramite la serie televisiva Ultimo, ispirata proprio alla sua storia, e subito fra noi è nata una bella amicizia che ci ha portato poi a collaborare a diversi progetti e a dar vita insieme qualche anno fa alla fondazione Capitano Ultimo. Sergio fa parte di quell’esercito di persone di cui dicevo poco fa che lotta per un mondo migliore e più giusto, un personaggio anticonformista e per molti scomodo, uno che ha scelto la vita in incognito e i rischi più alti per combattere da vicino la mafia e ristabilire nella società una più profonda cultura della legalità e della giustizia, valori che condividiamo appieno con la fondazione che io e mia moglie abbiamo appena creato.

Lavoro, arte, formazione come strumenti insomma per far crescere persone migliori?

Certo, tutto ciò, insieme ai sogni, sono cose che nutrono la nostra espressività e ci aiutano a diventare persone migliori tenendoci lontani dai tranelli e dalle trappole che ogni tanto la vita ci riserva. Dobbiamo imparare a valorizzare meglio le persone oneste e coraggiose che si impegnano per costruire qualcosa di bello e d’importante e combattere invece i tanti “furbetti” che in qualche modo riescono a spuntarla sempre.

HAITI, foto gallery/Fondazione Coloriamo i Sogni OnlusLe tematiche giovanili le stanno particolarmente a cuore, vero?

Sì perché sono padre e non posso fare a meno di notare che oggi c’è molto smarrimento anche su questo ruolo: crisi di valori, mancanza di modelli positivi e di conseguenza mancanza di progettualità. È una situazione che influisce negativamente sui giovani: loro vedono tutto corrotto, non hanno più punti di riferimento e a non riescono a credere nel futuro. È per questo che abbiamo bisogno di modelli positivi da imitare per provare a cambiare e reinventare la società in cui viviamo

Che padre pensa di essere per i suoi due figli?

Di sbagli ne faccio tanti, cerco solo di farne il meno possibile. Non ho una ricetta, ogni volta mi chiedo sempre se sto facendo la cosa giusta: in questo mi aiuta molto mia moglie con la quale per fortuna c’è un confronto e un sostegno continuo.

Lei ha un passato da nuotatore. Quanto pensa abbia influito l’agonismo sportivo sul suo modo di essere oggi?

Tantissimo. Sono cresciuto secondo i parametri sportivi, quindi della disciplina, del sacrificio, del senso del dovere, del rispetto dell’avversario e dell’allenatore, e più in generale di tutte le persone.

Quanto invece pensa abbia influito il fatto di essere bello sulla sua carriera?

Ha giocato certamente un ruolo importante ma non mi ha sempre avvantaggiato anzi in diversi casi mi ha anche ostacolato perché spesso si pensa che dietro la bellezza fisica non ci sia altro. Non mi sono comunque mai posto il problema perché ho puntato sempre su altre cose che ritengo più importanti dell’aspetto. Se è vero che la bellezza è il motore di tutto e che ha un potere di persuasione incredibile è anche vero che la bellezza non è soltanto quella che si vede. È quella che racconta la personalità di una persona: lo sguardo, il carattere, il modo di comportarsi, il fascino. Una bellezza esteriore senza bellezza interiore, intellettuale, è niente.

Quando non lavora cosa le piace fare?

Stare con i miei figli e mia moglie è per me la cosa più bella, quindi cerco sempre di fare con loro le cose che ritengo più belle e importanti: viaggiare, fare sport, giocare con loro. Diciamo che tutto ciò che mi attira e desidererei fare cerco sempre di farla per la prima volta con loro.

Raoul Bova con sua moglie Chiara, PRESENTAZIONE ONLUS

Lei è di origine calabrese (di Roccella Jonica, ndr) anche se romano d’adozione. Cosa c’è di quella terra nelle sue vene?

Sono per l’ottanta per cento calabrese come senso del dovere e importanza della parola data che per me hanno sempre un valore altissimo. E poi anche per la dedizione, l’amore e l’attaccamento alla famiglia.

Cosa conta di più nella vita per Raoul Bova?

La progettualità e la curiosità che mi portano a ideare sempre cose nuove e a buttarmi in situazioni diverse, a mettermi a confronto con i miei limiti, a non aver paura di rischiare. Credo che quando si è forti di quello che si ha dentro ci si possa veramente cimentare in qualsiasi situazione perché si potrà sempre trovare dentro di sé quel “valore aggiunto” che ci consente di affrontare ogni cosa nel migliore dei modi.

Bova nel film Nessuno mi può giudicare

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