Wise Society : Sabrina Molinaro: “Genitori ed istituzioni devono mantenere uno sguardo laico, attento e vigile verso i giovani”
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Sabrina Molinaro: “Genitori ed istituzioni devono mantenere uno sguardo laico, attento e vigile verso i giovani”

di Paola Greco
20 Novembre 2024

Come sono cambiati gli adolescenti negli ultimi decenni? Quali sono le loro fragilità e come possiamo aiutarli? Lo abbiamo chiesto alla psicologa Sabrina Molinaro in occasione di BergamoScienza

Sabrina Molinaro, psicologa ed epidemiologa, è a capo del Dipartimento di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IFC). Dal 2016 è coordinatrice del progetto europeo ESPAD (European School Survey on Alcohol and other Drugs) il più grande progetto di ricerca transnazionale sul consumo di sostanze tra la popolazione adolescente, che da 20 anni rileva dati standardizzati da oltre quaranta Paesi europei.
L’abbiamo incontrata in occasione della XXII edizione del festival di divulgazione scientifica BergamoScienza ed abbiamo parlato del – preoccupante- fenomeno del consumo tra gli adolescenti di sostanze legali e illegali, che creano dipendenza.

Sabrina Molinaro

Dottoressa Molinaro ci parli del progetto ESPAD

ESPAD (European school Survey Project on Alcohol and other Drugs) è uno studio transnazionale che monitora il consumo di alcool, tabacco, droghe illegali e altri comportamenti a rischio tra gli studenti europei di 16 anni. Avviato nel 1995, si svolge ogni 4 anni ed è coordinato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR dal 2016. ESPAD® Italia, prende avvio dal progetto europeo, ma si rivolge agli studenti italiani di 15-19 anni ed è condotto annualmente dal 1999. Nel tempo lo strumento di rilevazione si è modificato per accogliere nuovi ambiti di studio, che vanno dalle NPS (Nuove Sostanze Psicoattive) al mondo digitale, in modo da poter fornire una fotografia completa del panorama dei comportamenti a rischio che vedono coinvolti in varia misura i nostri studenti.

Come sono cambiati gli adolescenti negli ultimi decenni? Come dopo la pandemia, anche alla luce dei traumi sociali che ha lasciato dentro di loro?

I lockdown imposti durante la pandemia sono stati senza dubbio una significativa fonte di stress per tutti, in particolare per gli adolescenti. Questa fascia demografica ha vissuto cambiamenti profondi nelle proprie routine quotidiane in un momento cruciale dello sviluppo. A questo proposito, abbiamo osservato un aumento nei “consumi” digitali, con un incremento dell’uso di internet e della percentuale di ragazzi con profilo a rischio, nonché di un incremento dei giovani coinvolti nel fenomeno del cyberbullismo, aspetti che sollevano preoccupazioni circa gli effetti psicologici a lungo termine della pandemia sui giovani.

Gli anni della pandemia sono stati caratterizzati anche da una diminuzione generale della soddisfazione verso se stessi e questo calo del benessere è stato ulteriormente aggravato da un aumento dei comportamenti violenti, evidenziando le potenziali conseguenze di un isolamento prolungato e delle sfide nell’adattarsi a nuove dinamiche sociali in un contesto digitale.

Adolescenti che fumano

Foto Shutterstock

Come sono cambiati i comportamenti dei giovanissimi nel consumo di sostanze illecite o comunque pericolose per la salute?

In generale, durante il 2020, si è osservata una diminuzione dei consumi di sostanze psicoattive, sia legali sia illegali, fenomeno legato anche alle maggiori difficoltà di accesso a tali sostanze. Successivamente, i consumi sono tornati a crescere, e, in alcuni casi, arrivando a livelli superiori rispetto a quelli registrati prima della pandemia. Un dato particolarmente rilevante è il sorpasso di genere per quanto riguarda il consumo frequente di alcolici, fino ad ubriacarsi: dal 2020, infatti, sono soprattutto le ragazze a riferire questi comportamenti.

Dopo la pandemia, è aumentato anche l’uso di psicofarmaci prescritti e, accanto a questo, si è osservata una forte crescita dell’uso di queste sostanze anche senza prescrizione medica. Nel corso del 2023, infatti, questo consumo ha raggiunto valori tra i più alti mai osservati (11%).

Il consumo di sostanze illegali, in generale, è più elevato rispetto a quanto osservato prima del 2019, aumento collegato soprattutto all’incremento dei consumi di stimolanti e allucinogeni.

Rispetto al tabacco, oggi rispetto ad una volta ci sono tutta una serie di alternative, che girano anche tra adolescenti. I giovanissimi in particolare ne sono molto attratti. Sono consapevoli dei danni o pensano che facciano meno male?

Attraverso i dati dello studio ESPAD®, sappiamo che poco meno della metà dei ragazzi ritiene rischioso fumare sigarette occasionalmente, mentre circa tre quarti considera rischioso fumare oltre dieci sigarette al giorno. Questa percezione è più elevata tra le ragazze e tra coloro che non utilizzano tabacco.
Tuttavia, nonostante l’appeal del fumo tradizionale abbia subito un sostanziale declino negli ultimi decenni, anche grazie alle politiche di prevenzione a tappeto che hanno aumentato la consapevolezza sui rischi tra gli adolescenti di ieri e di oggi, l’apertura del mercato a nuove alternative per l’assunzione di nicotina ha vanificato gli sforzi e i risultati raggiunti. In parte perché i giovani, seguendo gli slogan e i messaggi del marketing, ritengono quella dell’alternativa elettronica (e-cigarette o sigarette senza combustione) una scelta più salutare. Dall’altra perché comunque stiamo assistendo a una compensazione dei consumi, più che a una vera e propria sostituzione, con il 50% dei ragazzi che nel 2023 fa un uso duale di sigaretta classica ed elettronica, e il 59% che fa uso di almeno un prodotto a base di nicotina.

Ogni epoca ha i propri rischi: una volta i giovani venivano messi in guardia da alcool, fumo e droghe. Oggi quali sono le emergenze? A cosa bisogna stare attenti?

I fenomeni che attirano maggiormente la nostra attenzione riguardano non solo l’uso di sostanze, ancora presente tra i giovani, ma anche l’utilizzo della rete. I dati ESPAD ce lo raccontano bene, poiché il monitoraggio di lunga data attraverso una metodologia standardizzata a livello europeo ci consente di valutare nel tempo come varia la fotografia dei comportamenti a rischio.

In effetti ogni generazione sembra avere una preferenza per determinate sostanze o per certi comportamenti. Se negli anni ’90 erano gli stimolanti a dominare il panorama dei consumi illegali, avvicinandosi al nuovo secolo si è rilevato un consumo più intimistico, legato per esempio agli allucinogeni, e successivamente alle sostanze di sintesi che hanno invaso il mercato. Ma negli ultimi due decenni non si rileva una predominanza specifica di qualche sostanza o di qualche effetto ricercato da chi le assume.

L’utilizzo è divenuto più ricreativo e vecchie e nuove sostanze psicoattive sono assunte sulla base dell’effetto ricercato nel momento specifico. Quello che osserviamo nell’ultima generazione di adolescenti, la così detta Gen Z, è una probabilità di essere utilizzatori a rischio di Internet 9 volte maggiore per le ragazze, e 5 volte maggiore per i ragazzi, rispetto alle generazioni precedenti. Se la Gen X era maggiormente legata al gioco d’azzardo e la Gen Y era particolarmente attratta dai videogiochi, la Gen Z è maggiormente associata all’utilizzo dei Social Network. E questi comportamenti sono tutti associati alla sensazione di ansia attraverso le diverse generazioni.

Adolscenti con smartphone

Foto Shutterstock

Qual è l’atteggiamento dei giovani verso queste dipendenze? Sono mossi dalle stesse leve dei loro genitori quando erano ragazzi? Qual è la fragilità di questa generazione

Probabilmente paure e bisogni nell’adolescente di ieri e di oggi muovono dalle stesse leve profonde, il bisogno di affermazione, di ribellione, la necessità di sentirsi visti e apprezzati, oltre che di prendere le distanze dal mondo degli adulti noti. Tuttavia quello che caratterizza la generazione degli adolescenti oggi è una estrema fragilità nella creazione e nella gestione di relazioni interpersonali. Adesso che tutto passa dal regno virtuale, dall’accettazione alle prove di iniziazione, sembra crescere una certa incapacità di affrontare l’altro, sia fisicamente che digitalmente. Ci sono nuovi comportamenti che si sono sviluppati recentemente, come il phubbing, ovvero l’abitudine di stare al telefono durante le interazioni sociali, e il ghosting, che si riferisce all’atto di bloccare repentinamente una persona con cui si aveva una relazione virtuale e/o fisica, senza fornire spiegazioni, interrompendo così tutti i rapporti. A questi si aggiungono anche il già menzionato cyberbullismo e l’uso incontrollato della rete.

Le attuali emergenze richiedono dunque un’attenzione particolare ai comportamenti sociali e relazionali che possono compromettere la salute mentale e il benessere dei giovani. Per affrontare queste problematiche, è fondamentale un approccio integrato che coinvolga famiglie, scuole e istituzioni.

Sempre più spesso anche da noi si sente parlare di hikikomori. Come ha influito la pandemia in tutto questo?

Come anticipato, la pandemia sembra aver avuto un effetto a lungo termine sui comportamenti legati al mondo inter-relazionale e all’ambiente digitale. Dal 2021 osserviamo inoltre il fenomeno del ritiro sociale volontario, hikikomori appunto. Nel 2023, la prevalenza di isolamento volontario per almeno 6 mesi nel corso della vita, senza frequentare la scuola o socializzare con amici o conoscenti, è stata del 2,0%, pari a circa 49.000 studenti. Un dato stabile da quando lo raccogliamo (2021), ma non trascurabile. E considerando quanti riferiscono attualmente di non uscire mai di casa, si registra una prevalenza dell’11%, ragazzi e ragazze che è necessario monitorare.

Cosa possono fare i genitori, cosa le istituzioni? Quali sono le loro responsabilità? Come possiamo aiutare i giovani, approcciarli nel modo più consono su questi temi?

Il dovere di tutti noi, come genitori e come istituzioni, è quello di osservare ciò che sta accadendo con uno sguardo laico e aperto al cambiamento, mantenendo al contempo una vigilanza attenta rispetto alle insidie di un mondo in rapida trasformazione. Il nostro Paese si trova in un periodo di profondo cambiamento sociale e demografico, i cui effetti si svilupperanno appieno nei prossimi decenni ma che già oggi iniziano a farsi sentire.

I grandi processi in atto, come la marcata denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la conseguente riduzione dei residenti, insieme al cambiamento dell’istituzione familiare, delineano un panorama complesso che richiede interventi mirati. A questi si aggiungono sfide crescenti, quali il progressivo aumento delle disuguaglianze e il numero crescente di persone e famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta e relativa. Anche le modalità di interazione umana stanno cambiando radicalmente, con la comunicazione sempre più trasposta in ambienti virtuali, fenomeni di isolamento sociale e nuovi condizionamenti potenzialmente indotti dall’intelligenza artificiale.

Tutti questi fenomeni hanno un impatto significativo sulla sostenibilità dei sistemi di welfare, salute e istruzione, rendendo la loro copertura finanziaria e la tenuta organizzativa sempre più difficili.

Di fronte a tali sfide, tutti noi abbiamo la responsabilità di promuovere il senso critico e l’apertura mentale. Le istituzioni, da parte loro, devono essere in grado di pianificare strategie a lungo termine che garantiscano la coesione sociale, promuovano l’equità e assicurino una distribuzione più giusta delle risorse. Solo con uno sforzo congiunto e una comprensione approfondita delle dinamiche in atto, sarà possibile affrontare con successo le implicazioni di questi cambiamenti e costruire un futuro più sostenibile per le generazioni a venire.

Paola Greco

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