La street art nasce in America negli anni ’70 come forma di ribellione, per dilagare in breve tempo in tutto il mondo. Ne è passata di vernice sui muri dalle prime tag fuorilegge, che spezzavano coi loro colori acidi il grigiore delle periferie. Oggi la street art è entrata a pieno titolo tra le forme d’arte riconosciute e vede nei writer e negli street artist i suoi gloriosi paladini. Veri e propri artisti, dunque, che escono dai confini imposti dai soliti schemi e dalle solite tele per impossessarsi delle città a 360 gradi, grazie alla forza espressiva delle loro opere letteralmente alla portata di tutti, disponibili e fruibili h24. Se da un lato la street art ha messo in atto negli ultimi anni un vero e proprio processo di riqualificazione delle aree urbane di periferia, dall’altra tratta sempre più temi sociali e di attualità, divenendo un veicolo importante per coinvolgere quante più persone possibile.
La street art in Italia: gli artisti più famosi
Lungo tutto lo stivale sono circa 200 le città ed i paesi, ma anche piccoli borghi (uno su tutti Aielli – AQ), che custodiscono scorci inediti e sorprendenti. E se quando si pensa alla street art viene spontaneo pensare a nomi internazionali, primo fra tutti Banksy, sono davvero tanti gli artisti nostrani di fama mondiale. Tra i più noti e apprezzati, ma solo per citarne alcuni: Pao, diventato famoso con i suoi iconici pinguini sui panettoni stradali milanesi, Bros, riconoscibile per il tratto stilizzato e fumettistico, Ericailcane e la forza dirompente del suo bestiario, OrticaNoodles, il collettivo famoso per i virtuosismi nell’uso degli stencil, Jorit, che firma i suoi macro-ritratti con 2 tagli rituali rossi sul viso, Blu, il Banksy italiano, la cui identità è avvolta nel mistero, annoverato dal The Guardian tra i 10 migliori street artist al mondo nel 2011.
Ormai la street art è entrata tra le attrazioni turistiche del Belpaese, proponendo una differente offerta di esperienza artistica, al di là dei consueti itinerari: ci sono i monumenti, i musei, le chiese, ma anche centinaia di muri dipinti che tolgono il fiato e che nulla hanno da invidiare alle proposte delle più blasonate città europee in fatto di murales.
Street art a Milano
Anche per quanto riguarda la street art, Milano dimostra di essere sempre ricettiva ed al passo coi tempi. La città pullula di opere di urban art straordinarie: dai Navigli alla Martesana, da Lambrate al quartiere Isola, si potrebbe camminare per ore e perdersi in un caleidoscopio di colori.
Il progetto “Muri Liberi”
Ormai da quasi 10 anni, il Comune di Milano ha un dialogo costante con artisti e curatori urban, promuovendo interventi artistici ed iniziative. Ha, per esempio, messo a disposizione, gratuitamente, 100 “muri liberi” dislocati in 70 zone della città, dedicati a chiunque voglia esprimersi liberamente con la street art. Di recente inoltre Milano, altro unicum italiano, si è dotata di uno sportello dedicato completamente alla street art, come punto d’incontro tra domanda e offerta, ma soprattutto per rispondere alla necessità di censire le opere già presenti sul territorio, verificarne lo stato di conservazione, comunicarle e valorizzarle.
Ortica: un intero quartiere-museo a cielo aperto
Uno dei progetti più importanti si trova nel quartiere Ortica, nella periferia est di Milano. Qui, a partire dal 2015 nasce il progetto OR.ME (Ortica Memoria), con l’intento di raccontare la storia del Novecento milanese. Il tutto con il patrocinio del Comune di Milano e grazie alla collaborazione tra le associazioni no profit del quartiere ed il collettivo di artisti OrticaNoodles, pseudonimo di due street artist italiani, Wally e Alita, fautori della stencil art in Italia.
Il risultato è una ventina di opere dislocate in tutto il quartiere, ognuna dedicata ad una tematica particolare del secolo breve. Solo per ricordarne alcuni: ci sono i protagonisti della musica popolare e quelli dello sport, ma soprattutto le donne che hanno fatto grande il ‘900, i diritti umani, gli uomini e le donne che si sono spesi per la legalità e per la giustizia, le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici, il murales dedicato ai migranti di ieri e di oggi, di quelli che sono partiti e quelli che sono arrivati.
Street art a Bologna
A Bologna la street art si trova ovunque: sui muri del centro storico, sulle pareti dei portici come su quelle dei condomini di periferia, è possibile ammirare murales grandi e piccoli di artisti di fama nazionale e internazionale. Alcuni fanno capolino dalle saracinesche che, una volta abbassate, trasformano le strade in inedite gallerie d’arte.
Un amore, quello tra il vivace capoluogo emiliano e la street art, che parte da lontano, quando nel 1984 la Galleria d’Arte Moderna organizzò la mostra “Arte di Frontiera. New York Graffiti” alla quale parteciparono gli esponenti principali del graffitismo newyorkese. In quegli anni Bologna diventa una palestra espressiva per un’intera generazione di artisti, da Dado, uno dei più importanti writer italiani, a BLU, il Banksy italiano, di cui però non è possibile ammirare più nulla qui, perché in una notte del 2016 cancellò tutte le sue celebri opere dai muri bolognesi, frutto di 20 anni di lavoro, per protestare contro chi ne aveva già strappati alcuni per musealizzarli.
Cheap
Tra i tanti progetti attivi, particolarmente degno di nota è il “Cheap” che dal 2013 promuove la street art per la rigenerazione urbana, chiamando a raccolta artisti internazionali. La sua particolarità è che privilegia come supporto la carta, che rappresenta più di tutti il carattere temporaneo della street art. Le opere vengono selezionate e stampate su poster e installate sulle centinaia di tabelle affissive dismesse dall’amministrazione locale. Le installazioni ospitate cambiano periodicamente e affrontano differenti tematiche.
L’invasione di lillipuziani: street art in miniatura
Un altro progetto bolognese molto particolare è l’invasione di lillipuziani e porta la firma di Claudiano.jpeg: alti non più di 20 centimetri, escono da piccole porte, fanno capolino dalle colonne, sbucano dai contatori. Spiano i passanti, fanno e dicono cose irriverenti, abitano un mondo parallelo. Sono fotografie di calciatori, casalinghe, musicisti, gatti… incollati per le strade della zona universitaria, spesso ad altezza marciapiede. Impossibile vederli per i più distratti, ma a cercarli ci si accorge che sono un vero e proprio esercito.
Street art a Roma
La città eterna è molto amata dai writer di tutto il mondo e i suoi murales ormai sono talmente tanti che non si contano più. Da capitale d’Italia a capitale della street art il passo è breve e da San Basilio al Pigneto fino a Rebibbia le strade e i muri dei quartieri sono le tele perfette di una città che non manca di ispirare i suoi artisti.
Il quartiere Ostiense
Il quartiere Ostiense è considerato la culla della street art romana. Questo quartiere periferico, relativamente recente, ma ricco di storia e dal fascino decadente è stato il primo nella capitale ad ospitare tantissimi artisti internazionali, grazie anche a iniziative e festival di arte di strada, divenendo in breve tempo l’area con la più alta concentrazione di opere urban della città.
M.U.R.O.: il museo di urban art di Roma
Uno dei progetti più interessanti della capitale è sicuramente MURo, nato nel 2010 con l’intento di dar vita ad un museo a cielo aperto, integrato nel tessuto sociale, che percepisce e rispetta lo spirito dei luoghi dove si va a realizzare, sia dal punto di vista della storia che della conformazione del territorio. Il progetto, nato dapprima nei quartieri di Torpignattara e del Quadraro di Roma, si è progressivamente esteso a tutta la città, diventando anche una serie TV, prodotta da Sky Arte.
Big City Life
Un altro progetto di grande interesse è BIG CITY LIFE che nel 2015 ha trasformato il quartiere Tor Marancia, alle porte dell’Eur, in un distretto di arte pubblica contemporanea unico al mondo. È stata infatti coinvolta tutta la comunità locale: le oltre 500 famiglie delle case popolari dello storico lotto 1, hanno infatti incontrando i 18 artisti per raccontarsi. Il risultato è qualcosa di sorprendente: ognuno dei 22 murales è rappresentativo del condominio su cui è dipinto e racconta le storie degli 11 palazzi della via. Un vero e proprio museo condominiale, presentato anche alla 15° Biennale di Architettura a Venezia ‘Taking Care’.
Street art a Napoli
La street art a Napoli opera ormai da anni la riqualificazione dei quartieri più disagiati, difficili e complessi non solo della città ma forse d’Italia. Da qui passano gli street artist più importanti al mondo, per ispirarsi ai mille colori di Napoli e mischiarli ai loro. L’arte urbana partenopea fonde sacro e profano, impegno politico e sociale, rimanendo fortemente ancorata alle mille tradizioni e sfaccettature di questa città.
La Madonna con la pistola di Banksy
È a Napoli la prima opera italiana di Banksy! La “Madonna con la pistola” è custodita infatti nel ventre di Napoli, in pieno centro, dal 2010. La Vergine è rappresentata con una pistola nell’aureola, simbolo del forte legame della città tra la criminalità organizzata e la religione. “Custodita” nel vero senso del termine: dei privati, infatti, hanno provveduto a proteggerla con una teca di vetro. Una curiosità: esisteva un’altra opera dell’artista inglese, sempre a Napoli poco distante da questa, ma purtroppo è stata incautamente coperta da un altro murales. Nel 2019, infine, è apparsa a Venezia la terza, e per ora ultima, opera. Nel bel mezzo della laguna, rappresenta un bambino sopravvissuto ad uno sbarco: con addosso un giubbotto di salvataggio, in mano un razzo segnaletico e con i piedi nell’acqua.
La “Human Tribe” di Jorit
Tra gli oltre 200 murales, spiccano sicuramente quelli di Jorit, artista partenopeo famoso in tutto il mondo per i tagli tribali sul viso dei suoi ritratti e per i messaggi nascosti che inserisce nelle sue opere. Dal 2011 Jorit regala alla città i ritratti giganti della sua “Human Tribe”: personaggi importanti per la città o simboli di lotte. Da San Gennaro a Maradona, da Massimo Troisi a Eduardo De Filippo, ma anche Che Guevara, Martin Luther King, Ilaria Cucchi, Pier Paolo Pasolini, George Floyd e tanti altri.
Parco dei murales
Un progetto di riqualificazione urbana molto importante è quello del Parco Merola di Ponticelli: il quartiere Ponticelli, infatti, è quello con il tasso più alto di dispersione scolastica e disoccupazione. Il Parco dei Murales, come viene chiamato, è nato nel 2015 grazie a INWARD, l’Osservatorio sulla creatività urbana che ormai da diversi anni opera attraverso la street art. Sono tanti i murales dei palazzi e diversi gli artisti che hanno partecipato, tra cui Jorit, Rosk&Loste, CDO, Zed1. La particolarità è che i titoli delle opere sono in napoletano, e spesso riprendono modi di dire tipici della città, come per esempio: Tutt’egual song’ e criature, Chi è vuluto bene non s’o scorda, A’ pazziella n’man è criature.
Street art green: i murales mangia smog
La street art da sempre è veicolo di messaggi importati di denuncia sociale. Non mancano sui muri delle città di tutto il mondo murales che gridano con immagini e colori vivaci alla necessità di tutelare l’ambiente. Ma da qualche anno a questa parte molte opere sono passate dalle pennellate ai fatti. Non solo green nel concetto, dunque, ma anche nell’utilizzo di materiali. Uno su tutti la pittura Airlite, inglese con papà italiano: grazie al suo principio attivo brevettato funziona in un modo molto simile a quello della fotosintesi clorofilliana! Basti pensare che una superficie di 100mq dipinta con questa pittura antismog è in grado di ridurre l’inquinamento atmosferico quanto un’area di alberi ad alto fusto di 100mq.
Gli street artist hanno colto al balzo questa prodigiosa novità, ed i murales mangia smog sono diventati la rivoluzione green che sognavamo, perché, oltre a sensibilizzare su ambiente e sostenibilità attraverso i loro soggetti creativi e provocatori, permettono di rendere l’aria delle città più pulita, andando ad assorbire l’88,8% delle sostanze inquinanti contenute nei fumi di scarico (tra cui il monossido di carbonio, lo zolfo e l’ossido di azoto), ma anche funghi e batteri esistenti nello smog. Negli ultimi anni, sono fioriti molti murales mangia smog in tutto il mondo.
In Italia ce ne sono diversi, da nord a sud, anche grazie a diversi progetti di aziende come per esempio Ikea che nel 2016 ha coinvolto 21 artisti di strada in 19 città italiane, nella prima street art performance che aiuta l’ambiente: “Ikea Loves Earth”. Artisti del calibro di Neve, Zed1, Orticanoodles, Pao solo per citarne alcuni, a Milano, Pisa, Padova, Bologna, Bari Catania, ma anche Baronissi, Sesto Fiorentino, Afragola, Carugate… hanno interpretato il tema della natura e della sostenibilità con il proprio inconfondibile stile. Tutte le opere sono state realizzate con pittura Airlite.
Roma: “Hunting Pollution” – Iena Cruz
Uno dei progetti più significativi si trova a Roma: nel quartiere Ostiense, è possibile ammirare un murales di 1.000 mq che, grazie all’impiego della pittura Airlite, riesce ad assorbire la stessa quantità di smog di un bosco di circa 30 alberi. L’opera si intitola “Hunting Pollution”(“A caccia di inquinamento”) ed è il più grande murales green d’Europa, realizzato nel 2018 dall’artista milanese Iena Cruz, in collaborazione con Yourban2030: rappresenta un airone tricolore, specie a rischio d’estinzione, che pesca in un mare inquinato. Il progetto rientra all’interno di un contest voluto e ideato da Yourban2030.
Milano: “Anthropoceano”- Iena Cruz
Sempre grazie a Iena Cruz, abbiamo un altro murales mangia smog di grande impatto, questa volta a Milano. “Anthropoceano” – questo il nome dell’opera dipinta nel 2019 nel cuore di Lambrate – mette al centro una piattaforma petrolifera, la cui ciminiera ricalca il profilo di un contenitore di plastica che intrappola l’ecosistema marino, su cui giganteggia una balena.
Napoli: “Unlockthechange”- Zed1
Il murales antismog più grande del meridione, infine, si trova a Napoli e porta la firma di Zed1, anche qui con la collaborazione di Yourban2030. “Unlockthechange”, questo il nome del dipinto, occupa 370mq ed assorbe ogni giorno l’equivalente di 79 automobili. Rappresenta una bambina che apre un varco nel vecchio inquinato mondo, per un universo nuovo, dove i colori e le scelte sostenibili sostituiscono il grigiore e l’inquinamento. L’opera è stata realizzata a marzo 2022, a Fuorigrotta un quartiere a due passi da Bagnoli, che ha vissuto in prima linea il problema dell’inquinamento dell’ex sito industriale, dove le operazioni di bonifica negli anni hanno addirittura aggravato la situazione già disastrosa.
Paola Greco