Wise Society : Ferrarelle: meglio spendere in solidarietà che in pubblicità
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Ferrarelle: meglio spendere in solidarietà che in pubblicità

di Laura Campo
20 Febbraio 2013

Michele Pontecorvo, CSR manager di Ferrarelle, racconta le strategie e i progetti del colosso italiano dell'"effervescente naturale". Azienda di famiglia, impegnata anche nella tutela del territorio e nella sostenibilità ambientale, con un partner d'eccezione: il FAI

Michele PontecorvoFerrarelle SpA è un’azienda italiana che opera nell’imbottigliamento e distribuzione di acque minerali a livello nazionale ed internazionale. Attualmente quarto gruppo del settore, la società è tornata ad essere di proprietà italiana nel gennaio 2005.

Lo scorso anno ha acquistato anche il marchio Vitasnella, per la categoria acqua e bevande, di cui era già licenziataria sempre dal 2005.

L’azienda, che oggi conta circa 370 dipendenti e tre punti strategici (Milano, Riardo in provincia di Caserta e Darfo Boario Terme, vicino a Brescia) nel 2012 ha generato un fatturato di 127 milioni di euro e ha venduto circa 900 milioni di litri di acque minerali.

Particolarmente attenta alla sostenibilità ambientale e al controllo delle fonti, nel 2009 è stata la prima azienda italiana del settore delle acque minerali ad aver installato a Riardo un impianto fotovoltaico da 1 megawatt, composto da circa 5.000 moduli fotovoltaici per un investimento pari a 5 milioni di euro.

Tra le nuove sfide la nascita dell’Azienda agricola “Masseria delle Sorgenti” e la produzione di prodotti bio (olio, grano, miele) che rientra in un più vasto progetto di tutela del territorio e recupero della tradizione agricola locale.

Per approfondire le strategie dell’azienda e i futuri progetti WiseSociety ha incontrato Michele Pontecorvo, responsabile della Comunicazione Corporate e CRS manager, entrato a far parte da qualche anno del gruppo di famiglia.

La collaborazione con il Fondo Ambiente Italiano

Qual è il punto di forza di Ferrarelle in un mercato agguerrito come quello delle minerali?

Il fatto di essere un brand storicamente presente nella tradizione del consumo domestico italiano, che ha saputo rinnovarsi andando incontro alle sempre diverse esigenze dei consumatori, senza mai perdere di vista la sua matrice di acqua da tavola della famiglia italiana.

La scelta del nome Ferrarelle SpA non è casuale, perché identifica il gruppo con il suo omonimo marchio storico, l’acqua effervescente naturale più bevuta dagli italiani fin dal 1893.

Qual è a suo parere il progetto di Ferrarelle, relativo alla CSR più innovativo e perché?

Sicuramente la partnership con il FAI – Fondo Ambiente Italiano è quella che ci rende maggiormente orgogliosi, perché è la prima volta che una realtà non-profit collabora in maniera così strutturata con una realtà profit.
Stabilimento RiardoIl FAI, di norma, riceve in donazione i beni, architettonici o ambientali, sui quali interviene nella rivalorizzazione e nella gestione. Nel caso dell’Oasi Ferrarelle di Riardo, invece, la proprietà resta all’azienda che continua a vivere su questo territorio con la sua normale attività di gestione delle fonti ed imbottigliamento; il FAI, in maniera assolutamente integrata e complementare, gestirà l’ospitalità nell’Oasi secondo le sue linee guida tradizionali.

E per quanto riguarda sicurezza, prevenzione e formazione dei dipendenti?

Negli stabilimenti di Boario e Riardo nel corso del 2012 sono state messe a punto importanti iniziative: in particolare a Boario investimenti significativi per ottimizzare la movimentazione manuale dei carichi, potenziare i sistemi di aspirazione nonché migliorare il microclima nel periodo estivo.

A Riardo, invece, la realizzazione di passerelle per gli spostamenti in linea, il miglioramento dei sistemi di aspirazione, la ristrutturazione dei locali mensa, e il riadeguamento dell’illuminazione nelle aree di carico.

Per quanto riguarda la formazione ogni anno la nostra azienda progetta sulla base delle esigenze individuate un piano di formazione complessivo per i suoi dipendenti.

Nel 2012 sono stati attivate oltre 50 iniziative formative, individuali o di gruppo, che hanno coinvolto circa 340 dipendenti (operai, impiegati, quadri e dirigenti) di tutte le unità produttive. L’investimento relativo a tale piano è valutabile in circa 130 mila euro.

Il progetto più importante è stato un percorso di formazione strategico-specialistica rivolto al management aziendale per il potenziamento della comunicazione interna, il miglioramento dell’integrazione tra le Direzioni e la diffusione di modalità gestionali omogenee dei collaboratori.

Plastica e vetro: a che punto siamo

Plastica e vetroQuasi l’80 per cento dell’acqua imbottigliata è in plastica e le bottiglie vengono trasportate “su gomma” con relativo inquinamento. Cosa fa la vostra azienda su questi specifici fronti?

Ferrarelle è uno dei pochi marchi d’acqua minerale ad imbottigliare anche molto vetro, circa il 40 percento della nostra produzione; il responsabile d’acquisto sceglie poi cosa portare a casa.

Fatta questa premessa, c’è da specificare che il PET è l’unico polimero plastico che offra al consumatore tutte le garanzie di protezione e conservazione del prodotto liquido richieste dalle autorità sanitarie.

È anche perfettamente riciclabile, al 100 percento, dando vita a nuovi contenitori (in base alle nuove norme della CE sul così detto progetto del bottle-to-bottle) o ad altre materie quali il pile per l’abbigliamento da sci.

Ferrarelle SpA, come tutte le aziende di imbottigliamento, paga un contributo economico molto significativo al Conai (nel 2011 il nostro è stato di circa 4 milioni di euro), che a sua volta svolge un ottimo lavoro di riciclaggio degli imballaggi e dei contenitori, considerato che l’Italia è il primo paese in Europa per la raccolta differenziata del PET.

Il consumatore, poi, deve fare la sua parte: sta a lui smaltire correttamente i contenitori di quello che acquista.

Per quanto concerne poi il trasporto su gomma, questa è una realtà di fronte alla quale una singola azienda può davvero poco: non esistono in Italia alternative sostenibili economicamente, soprattutto per la categoria merceologica dell’acqua minerale, i cui stabilimenti di imbottigliamento, trovandosi per legge lì dove sono le sorgenti, sono in aree particolarmente remote del Paese.

L’interesse per il biologico

Le vostre attività si estendono anche nel settore dell’agricoltura biologica attraverso la “Masseria delle Sorgenti”. Ci racconta di cosa si tratta? E perché avete scelto questo nuovo mercato?

Perché è uno dei pochi segmenti del largo consumo dove si prospettino ancora possibilità di crescita interessante;

perché coltivare biologico nel Parco Sorgenti Ferrarelle ci consente di proteggere lo stesso parco da eventuali iniziative speculative che mettano a serio repentaglio l’ecosistema (da qualche mese abbiamo scampato la costruzione di un’acciaieria a 2km dalle nostre fonti);

perché un marchio italiano alimentare storico come Ferrarelle ha il dovere ma anche il grande desiderio di innovarsi, e riesce a farlo bene se lo fa in settori dove può effettivamente spendere la sua cultura e la sua esperienza.

Masseria delle Sorgenti

Il business delle minerali

ImbottigliamentoGli italiani sono tra i maggiori consumatori al mondo di acqua in bottiglia, però il business delle minerali è molto contestato anche nel nostro Paese. È un aspetto che tenete in considerazione?

Lo teniamo in considerazione ma dandogli il giusto peso. È più che altro una polemica montata da chi ha interesse a fare la guerra alle aziende di imbottigliamento, nonostante queste rappresentino un indotto economico di diversi miliardi di euro e molte decine di migliaia di posti di lavoro.

L’acqua minerale ha alcune caratteristiche: è imbottigliata così come sgorga alla sorgente ed in bottiglia deve esserci assolutamente la stessa composizione organolettica riportata in etichetta.

Per verificare questo ogni azienda effettua ogni giorno centinaia di controlli su tutta la filiera di imbottigliamento, molti di questi controlli sono effettuati dai NAS, una risorsa presente con quotidianità nei nostri stabilimenti. Se una di queste caratteristiche manca o si modifica scatta immediatamente una sospensione di commercializzazione del prodotto.

L’acqua potabile, o del rubinetto, invece proviene spesso da fonti di superficie (a Torino ad esempio è quella del Po, a Firenze quella dell’Arno), viene trattata con agenti chimici per essere potabilizzata, poi percorre molti km nei tubi (spesso non in ottime condizioni) fino ad arrivare al rubinetto, dove la sua composizione organolettica è decisamente cambiata rispetto all’origine.

Anche qui entra in gioco il consumatore: è sovrano nella scelta, ma va correttamente informato. Mettere le due acque a confronto è scorretto, perché si tratta di prodotti diversi.

I vantaggi della CSR

Fardello TelethonPer il bene dell’azienda se lei avesse un budget extra da destinare, lo utilizzerebbe in attività di comunicazione o di solidarietà?

A mio modesto parere, in base all’esperienza di questi ultimi anni, penso che la CSR oggi rappresenti una fantastica maniera di comunicare. La pubblicità è certamente l’anima del commercio, soprattutto nel largo consumo, ma i consumatori oggi richiedono con sempre maggiore fermezza che il commercio abbia anche un cuore.

La cosa importante è rispettare alcuni criteri: approcciare la CSR con intelligenza, affidandosi sempre a realta non profit di comprovata serietà ed eccellenza (ad oggi noi lavoriamo con FAI e con Telethon);

lasciando che siano loro a costruire un progetto in base alle esigenze del marchio e dell’azienda; evitando di spendere per comunicare il progetto di CSR più di quanto si spenda per la CSR stessa, utilizzando i nuovi canali telematici ed anche il proprio prodotto per comunicare al consumatore.

Questo porta un beneficio notevole, spesso meglio della pubblicità stessa. Se avessi un’extra budget oggi, non avrei alcun dubbio su dove destinarlo.

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