Il segretario nazionale della Fondazione Italiana Accenture, racconta gli obiettivi di questa organizzazione no profit dedicata all'innovazione. Che, anche attraverso il social media ideaTRE60, offre soprattutto ai giovani l'opportunità di farsi largo nella società e nel mondo del lavoro
La Fondazione Italiana Accenture è un’organizzazione no profit di studi e iniziative, che nasce nel 2002 dalla volontà di Accenture (azienda di consulenza direzionale, servizi tecnologici e di outsourcing): lo scopo era ed è quello di avere a disposizione uno strumento agile ed efficace, in grado di realizzare progetti concreti per promuovere innovazione e sviluppo sociale e culturale. Su queste stesse premesse, a partire dal marzo 2010, la fondazione ha lanciato una piattaforma tecnologica partecipativa e di networking, ideaTRE60 (www.ideatre60.it) subito diventato un intereressante luogo di incontro e di scambio soprattutto fra giovani. Ne parliamo con Bruno Ambrosini, segretario generale della Fondazione.
Qual è la ragion d’essere della vostra Fondazione?
La nostra mission è quella di diffondere l’innovazione a favore della collettività. E questo lo facciamo in tre grandi aree: lo sviluppo responsabile, inteso come tutte quelle attività che concorrono alla sostenibilità anche dal punto di vista etico, l’educazione dei giovani, anche tramite la nuove tecnologie e il loro uso innovativo. Infine la cultura digitale sia per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale italiano sia per favorirne la diffusione.
È su questa scia che è nato il progetto ideaTRE60?
IdeaTRE60 è una piattaforma 2.0 partecipativa, che viene utilizzata proprio per diffondere l’innovazione sociale e realizzare progetti concreti ad essa legati. Lo fa nella sua area più importante, chiamata “Concorri”, attraverso concorsi per nuove idee che vengono lanciati con l’obiettivo proprio di aiutare a promuovere l’innovazione.
Concorsi diretti soprattutto ai giovani, vero motore di creatività e cambiamento…
Sì, l’obiettivo di ideaTRE60 è proprio quello di dare voce ai giovani, a quella parte più creativa di loro che può, attraverso il nostro social media sia discutere di innovazione sociale che partecipare appunto a iniziative concrete. Ad oggi ideaTRE60 ha già lanciato tre concorsi per idee importanti a cui hanno partecipato oltre 500 giovani talenti. In poco più di un anno di vita ha raccolto una community di talenti di oltre 3mila persone, che diventano 5mila se pensiamo alle “fast page” che abbiamo sui principali social network.
Ci racconta qualcosa in più su quelli già attuati?
Il primo era dedicato all’educazione alimentare. In particolare al fatto che in Italia esistano tutta una serie di prodotti che possono essere utilizzati stagionalmente per nutrirsi in modo più sano. Questo concorso era indirizzato ai giovani e alle loro famiglie e il progetto che ha vinto era diretto in particolare ai ragazzi della scuola media. Solitamente chi vince riceve un premio di 5mila euro, ma poiché la fondazione tiene a realizzare i progetti che lancia, sono stati poi messi a disposizione 100mila euro proprio perché l’idea potesse trovare applicazione nella realtà. L’altro progetto lanciato è “Idee al futuro”, dedicato agli studenti delle scuole superiori dell’Abruzzo affinché potessero fornire strumenti innovativi in grado di aiutare la rinascita delle zone colpite dal terremoto. Abbiamo, infine concluso poche settimane fa un concorso dedicato al disagio psichico, un tema molto importante che ancora oggi la nostra società tende spesso coprire con un velo nero. Quello che invece noi volevamo era proprio stimolare i concorrenti in una direzione nuova affinché proponessero idee capaci di favorire la reintegrazione delle persone che hanno avuto problemi psichici, sia nella società che nelle aziende. Perché la filosofia di base di IdeaTRE60 è quella di concorrere a sviluppare capitale umano, attraverso iniziative concrete come queste.
Progetti che fanno onore alle sempre più numerose aziende che come la vostra investono in ambito sociale, dimostrando che profitto ed etica non sono in antitesi. Lei cosa ne pensa?
Etica e profitto non sono assolutamente inconciliabili. Io sono il segretario generale della fondazione italiana, ma tutta Accenture è una società che ha pratiche molto importanti per quanto riguarda la “cittadinanza aziendale”, il senso di orgoglio e appartenenza, il coinvolgimento di top managment e personale, la sensibilità nei confronti del sociale. L’ultimo grande progetto che è stato lanciato a livello mondiale è quello che ha l’obiettivo di favorire nel giro di cinque anni l’inserimento in azienda di 250mila giovani in tutti i Paesi in cui Accenture è presente. Un progetto che cerca di contrastare la disoccupazione under trenta, problema non solo italiano ma globale, molto diffuso in tutti i Paesi industrializzati. È stato chiamato “Skill to succeed” ed è nato per sviluppare nei giovani competenze specifiche affinché possano trovare più facilmente uno sbocco occupazionale. Questo vale sia per chi è ancora studente e deve essere indirizzato verso settori che offrono più possibilità di inserimento, sia per gli adulti che sono stati in qualche modo sfavoriti nell’accesso al lavoro, come gli immigrati o le persone con disagi psichici. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: aiutarli a trovare un modo perché possano inserirsi nella società e nel mondo produttivo.
La responsabilità sociale d’impresa, secondo lei, è un impegno imprescindibile per un’azienda innovativa?
Certamente. Nella nostra fondazione più che di responsabilità sociale parliamo di innovazione sociale che definiamo, rifacendoci al modo in cui abbiamo denominato la piattaforma IdeaTRE60, il luogo dove le idee accadono. Questo verbo “accadere” secondo me è molto importante perché significa che non ci si limita a far venir fuori nuove idee e progetti ma li si realizza facendoli diventare davvero qualcosa di concreto che può cambiare la società.