Minaccia nucleare, crisi climatica, rischio biologico e tecnologie: questi i quattro fattori che spingono l’umanità sull’orlo del baratro
89 secondi. Immaginiamo un orologio e immaginiamo che, allo scattare della mezzanotte, la storia dell’umanità si spenga, per motivi che dipendono interamente dall’umanità stessa. È la potente metafora del Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse che il Bulletin of the Atomic Scientist ha ideato e aggiornato anno dopo anno. Nel 2025 la lancetta fa un piccolissimo scatto in avanti: da 90 a 89 secondi. La catastrofe non è mai stata così vicina.
Perché mancano metaforicamente 89 secondi all’apocalisse
“Spostando l’orologio un secondo più vicino alla mezzanotte, mandiamo un duro segnale. Visto che il mondo è già pericolosamente vicino al precipizio, un movimento anche di un singolo secondo dovrebbe essere vissuto come un’indicazione di estremo pericolo e un avvertimento inequivocabile di quanto ogni secondo di ritardo nel cambiare rotta incrementi le probabilità di un disastro globale”, scrive la commissione responsabile del Doomsday Clock nel comunicato diramato il 28 gennaio 2025.
Nello specifico, le aree esaminate per giungere a questa valutazione sono quattro. La prima, quella che ha dato origine all’idea stessa dell’orologio dell’apocalisse, è la minaccia nucleare. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente inaspriscono le tensioni geopolitiche internazionali, gli Stati in possesso di armi nucleari continuano ad accrescere i propri arsenali e gli sforzi per la non proliferazione appaiono stagnanti.
Nel frattempo, i cambiamenti climatici si manifestano con un’intensità sempre maggiore ma – a giudicare dall’esito delle ultime tornate elettorali – non sono percepiti come un’autentica priorità dalla politica. Guardando invece al rischio biologico, preoccupano le epidemie stagionali di influenza aviaria, il rischio di contaminazioni dai laboratori e di un’avanzata del bioterrorismo facilitata dall’intelligenza artificiale. Proprio le tecnologie rappresentano l’ultima area di valutazione, con un grande punto di domanda rappresentato dall’impiego dell’intelligenza artificiale nel comparto bellico.
A fare da sfondo è il dilagare di teorie del complotto e notizie false e fuorvianti che circolano in modo pressoché incontrollabile. E che è sempre più difficile distinguere dal vero, visto che spesso sono confezionate ad arte grazie a sistemi di intelligenza artificiale estremamente sofisticati. Nel momento in cui ci sono attori che sfruttano deliberatamente la disinformazione, a uscirne compromesso è il dibattito pubblico da cui dipende qualsiasi sana democrazia.
L’appello a Stati Uniti, Cina e Russia
“Continuare ciecamente su questa strada è una forma di follia”, concludono gli autori. “Stati Uniti, Cina e Russia, insieme, hanno il potere di distruggere la civiltà. Questi tre Paesi hanno la primaria responsabilità di allontanare il mondo dal baratro, e possono farlo se i loro leader intraprendono una discussione seria e sincera sulle minacce globali qui descritte. Nonostante i loro profondi motivi di disaccordo, dovrebbero fare questo primo passo senza indugio. Il mondo dipende da un’azione immediata. Mancano 89 secondi alla mezzanotte”.
Cos’è il Doomsday Clock
Nel mese di giugno del 1947 era appena iniziata la guerra fredda, quel periodo – che sarebbe durato oltre quattro decenni – di rapporti fortemente tesi tra il blocco occidentale e quello orientale, capeggiati rispettivamente da Stati Uniti e Unione sovietica. Due superpotenze che, senza mai arrivare allo scontro diretto, si impegnarono comunque in una corsa senza precedenti alle armi nucleari.
All’epoca, l’artista Martyl Langsdorf disegnò per il Bulletin of the Atomic Scientist una copertina che sarebbe rimasta nella storia: un orologio che segnava sette minuti prima della mezzanotte. Una mezzanotte che rappresentava metaforicamente un’apocalisse che sarebbe arrivata per mano dell’umanità stessa. Era il primo Doomsday Clock che, da allora, sarebbe stato aggiornato a intervalli regolari – dapprima dal direttore Eugene Rabinowitch, poi dal comitato editoriale, poi da un comitato indipendente – per far capire, sulla base di ciò che accade nel mondo, quanto sia prossima una minaccia di proporzioni irreparabili.
Quando si sono spostate le lancette in passato
In questi quasi ottant’anni, il momento in cui le lancette sono state più lontane dalla mezzanotte risale al 1991. Quando Stati Uniti e Unione sovietica, terminata la guerra fredda, firmarono il Trattato di riduzione delle armi strategiche, impegnandosi così a limitare il proprio potenziale offensivo nucleare. Come conseguenza di questo accordo storico, le lancette sono state spostate a 17 minuti dalla mezzanotte. Da allora però si sono riavvicinate gradualmente: prima per l’11 settembre, poi per i test nucleari condotti dalla Corea del Nord.
Alla minaccia nucleare si è aggiunta, con un peso sempre crescente, quella del riscaldamento globale: un altro fenomeno che, come conferma ormai oltre il 99% della comunità scientifica, è responsabilità diretta dell’uomo. Dopo essere rimasta ferma per tre anni a 100 secondi dalla mezzanotte, nel 2023 la lancetta è stata spostata avanti di altri dieci secondi, prevalentemente a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Nel 2025 l’umanità ha simbolicamente perso un altro secondo.
Valentina Neri