Professore di Storia alla Cattolica di Milano, scrittore e autore di podcast di successo, Paolo Colombo ci conduce alle radici di noi stessi e della responsabilità che ognuno di noi ha verso ciò che gli accade intorno
Esiste il rischio di un nuovo Olocausto del XXI secolo? Tutto dipende da quanto l’uomo sarà capace di imparare dalla storia e di non commettere più gli stessi errori del passato. I dubbi al riguardo ci sono eccome, considerando l’atavica predisposizione dell’essere umano alla sopraffazione e alla distruzione e quanto accade tuttora nel mondo, con tante guerre lontane, ma anche a noi molto vicine.
Paolo Colombo è professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna anche Storia contemporanea, e da tempo si occupa del rapporto tra storia e narrazione e delle possibilità di impiegare di nuove fonti storiografiche (letteratura, fotografia, cinema, musica…) per rendere più “avvincente” la storia.
Una disciplina che troppo spesso è stata trasferita alle nuove generazioni seguendo il puro nozionismo, come una mera carrellata di date ed eventi da ricordare, priva di pathos e di storie che quella storia l’hanno fatta e continuano a farla ogni giorno. La storia non può e non deve essere questo, perché da essa, dalle nostre radici, dipende il nostro presente e il nostro futuro.
Colombo è autore anche di podcast di successo dedicati alla storia e alle storie del passato e collabora con Rai Storia e Rai3, oltre a scrivere libri per i ragazzi e ad aver di recente pubblicato il suo primo romanzo, Un sogno così (2024, Feltrinelli), dedicato all’Italia del boom economico.
L’assurdità della guerra e la responsabilità di non dimenticare
In questa videointervista Paolo Colombo, che abbiamo incontrato a margine dell’evento-spettacolo “Varsavia 1944. La distruzione di una città”, nell’ambito dei “Follow The Monday” del Teatro Carcano di Milano, spiega in modo molto interessante perché ciascuno di noi non si può chiamare fuori per tutto quanto avviene oggi, perché il tempo che viviamo è il frutto anche delle nostre azioni. Nessuno, come avvenuto spesso in passato – sottolinea Colombo – dovrebbe dire “Non sapevo”, “Non immaginavo”, “Nessuno me l’aveva detto”…
Oggi come in passato, il mantra “Non è colpa mia, è colpa della società” è ancora molto forte, alla base di tragedie immani, come l’Olocausto nazi-fascista, ma non solo. Non può e non deve essere più così, spiega Colombo, perché ciascuno di noi è responsabile della storia e l’unica speranza che abbiamo è proprio che la storia possa aiutarci a costruire un senso di responsabilità per ciò che accade. A partire dalle nuove generazioni, che non possono e non devono veder cadere nell’oblio ciò che li ha preceduti.
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Intervista e testi: Vincenzo Petraglia
Riprese: Fabio Restelli