Wise Society : La moda a un punto di svolta: ecco come sarà quella del futuro
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La moda a un punto di svolta: ecco come sarà quella del futuro

di Vincenzo Petraglia
24 Gennaio 2021

Come la pandemia sta cambiando il mondo del fashion e quali sono i trend più interessanti in atto? Ne abbiamo parlato con l'esperta Giusy Bettoni, ospite dell'evento digitale organizzato da Wise Society in collaborazione col Master “Brand extension: from design to business” del Politecnico di Milano

Come sarà la moda del futuro? Quali i trend più interessanti in atto? Come la pandemia sta cambiando il mondo del fashion? Ne abbiamo parlato con Giusy Bettoni, fra gli ospiti dell’evento digitale organizzato da Wise Society in collaborazione col Master “Brand extension: from design to business” del Politecnico di Milano, fondatrice e ceo di C.L.A.S.S. (Creativity Lifestyle and Sustainable Synergy), l’ecohub internazionale punto di riferimento per brand, designer, produttori alla ricerca di materiali innovativi e sostenibili e di una moda in grado di cogliere in modo più etico e responsabile le sfide del futuro.

Giusy Bettoni - CLASS

Giusy Bettoni, ceo e founder di C.L.A.S.S. – Creativity Lifestyle and Sustainable Synergy.

Quanto la pandemia sta cambiando il mondo della moda?

Il Covid è una grande opportunità. Ci ha fatto capire in maniera tragica che non si può più prescindere dalla sostenibilità, o – come piace dire a me, perché negli ultimi anni si è un po’ abusato della parola sostenibilità, svuotandone il significato – dalla responsabilità nei confronti del pianeta, dell’impatto che ogni nostra azione ha sul mondo che ci circonda. C’è questa idea consolidata che la sostenibilità è più costosa e meno performante rispetto a ciò che non lo è, o, peggio ancora, che i prodotti di moda sostenibili sono tristi e poco attraenti, eppure non è affatto vero. Ecco, bisogna ripartire da qui, agendo proprio anche a livello culturale e di educazione delle persone, a tutti i livelli, per far capire che essere sostenibili, responsabili, conviene a tutti. Per fortuna il vento sta cambiando, anche grazie alla maggiore sensibilità delle nuove generazioni rispetto a certi temi, ma c’è ancora molto da fare.

I giovani occupano un posto importante nella vostra ragion d’essere. Che cos’è C.L.A.S.S. Icon Award?

È un premio annuale attribuito ai designer visionari e responsabili che portano la sostenibilità al grande pubblico. Il primo vincitore del premio è stato Gilberto Calzolari, designer italiano emergente che ha creato una collezione incentrata sull’economia circolare in cui moda e design dialogano perfettamente con innovazione e comunicazione responsabile. Un premio che fa il paio con l’Imagining Sustainable Fashion Award, una competizione globale organizzata in collaborazione con Connecting Cultures – a febbraio sveleremo il vincitore di quest’anno – che invita artisti, designer e tutti i creativi a proporre idee fuori dagli schemi per raccontare la sostenibilità nella moda. 

CLASS collezione

Le creazioni del designer emergente Gilberto Calzolari, vincitore del C.L.A.S.S. Icon Award 2020.

Che cos’è, invece, la Smart Academy?

È una macro area formativa che comprende eventi, talk, masterclass fisici e webinar con una missione responsabile: educare, sensibilizzare, ispirare e responsabilizzare i professionisti per rendere la moda sostenibile per sempre. Su questa scia anche il programma virtuale #SmartVoices, con colloqui aperti con leader globali e innovatori che condividono idee, conoscenze, storie e innovazioni in grado di “scuotere” il sistema moda con un atteggiamento responsabile, e The Smart Shop, la banca dei materiali di ispirazione e l’e-commerce di campioni per studenti, designer e marchi desiderosi di esplorare e testare tessuti sostenibili.

La nuova generazione di stilisti con un mindset sostenibile fa spesso fatica a trovare tessuti sostenibili, e, quando li trova, esteticamente non sono il massimo e spesso costano molto. Noi cerchiamo di fare da tramite con realtà innovative, sostenibili e attente a qualità ed estetica. 

Una delle nuove frontiere del fashion è proprio il digitale. Che impatto sta avendo tutto ciò e come si immagina la moda del futuro?

Anche qui, il Covid ha dato una bella sferzata alla moda, un cambiamento che tutti aspettavamo, in particolare la necessità di offrire al consumatore la completa tracciabilità  dei capi, per dargli la possibilità di capire di cosa sono fatti e da dove arriva ogni singolo componente. Di avere chiaro, insomma, grazie ad etichette intelligenti, tramite una sorta di carta di identità digitale, il viaggio che ha fatto il capo prima di arrivare a noi. Il consumatore sempre più andrà alla ricerca di capi salubri, per sé e per il pianeta. D’altronde, i retailer, che sono quelli che più hanno il contatto diretto con gli acquirenti, stanno spingendo sempre di più verso un approccio sostenibile del fashion, perché continuano a registrare una domanda sempre più forte in negozio di capi sostenibili, che rispettino gli animali, che recuperino e riciclino il più possibile e che siano attenti all’impatto sociale ed ambientale.

La trasparenza diventerà, dunque, un valore sempre più vincente e ogni brand non potrà esimersi dal comunicare adeguatamente. Oggi ci sono ancora molti produttori che fanno delle cose bellissime, ma non sanno comunicarle, perdendosi fette importanti del loro business. Non basta dire “Sono green”, bisogna spiegare perché si è tali. E in questo modo si contribuirà anche a creare un nuovo lessico, quello della trasformazione sostenibile della moda.

Un consiglio che si sente di dare alle persone che vogliono nel loro piccolo sostenere una moda più etica?

Quello di essere clienti un po’ rompiscatole. Quando entriamo in un negozio chiediamo sempre “Di cosa è fatto? Da dove viene?”. E se la commessa o il commesso non sanno rispondere, diciamo “Ok, allora si informi e io torno quando avrà queste risposte per me”. Se tutti impariamo a fare così, avvieremo un processo virtuoso che spingerà le case di moda a produrre capi sempre più etici.

I pilastri su cui secondo lei una moda più saggia, quindi wise, dovrebbe poggiare.

Etica, rispetto dei lavoratori e delle persone, dell’ambiente e delle risorse. E poi rispetto del saper fare dell’uomo, cioè della sua capacità di creare cose bellissime, siano esse nuove oppure il frutto di uno scarto o di un capo o di un tessuto riciclati. Dobbiamo impegnarci a superare quel retaggio tipico degli anni Ottanta secondo cui più compriamo qualcosa di nuovo, meglio stiamo. La vera bellezza della moda di nuova generazione si sposa con l’eticità. Non compriamo cose che non ci servono solo perché costano poco, ma compriamo meno e meglio. L’esatto contrario della filosofia del fast fashion che alla durevolezza dei capi preferisce la logica dell’usa e getta. D’altronde le cose belle durano per sempre…

Vincenzo Petraglia

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