Come ogni anno, il World Economic Forum interpella centinaia di esperti per stilare una lista dei principali rischi globali con un orizzonte immediato, a due anni e a dieci anni. Ecco quali sono
Ci sono degli studi che, a loro modo, diventano dei classici. Fa parte di questa categoria il Global risks report pubblicato ogni anno in occasione dell’apertura del World Economic Forum, il summit dei leader politici ed economici globali che si tiene a Davos, in Svizzera. È un rapporto che, sulla base delle interviste a oltre novecento esperti, fa una classifica dei principali rischi globali riscontrati nell’immediato, nel breve periodo (cioè nell’arco di due anni) e nel lungo periodo (cioè con un orizzonte a dieci anni). L’edizione 2025 fotografa un mondo diviso, in cui l’incertezza è tangibile ed è difficile guardare al futuro con ottimismo.
I conflitti sono i rischi che preoccupano di più nell’immediato
Nel presente che stiamo vivendo, il primo e più grande rischio percepito è quello dei conflitti armati tra Stati. Lo cita il 23% degli intervistati. Conflitti che destabilizzano anche perché giungono inaspettati. Guardando la classifica del 2023 dei rischi percepiti con un orizzonte a due anni, si nota che all’epoca i conflitti non comparivano nemmeno nelle prime dieci posizioni. Al contrario, si temeva innanzitutto la crisi del costo della vita legata alla guerra in Ucraina, seguita da disastri naturali ed eventi meteo estremi. Questi ultimi si confermano ora al secondo posto nella classifica dei rischi percepiti nell’immediato, con il 14% delle preferenze.
La disinformazione è la prima minaccia percepita nel prossimo biennio
Eventi meteo estremi che sono al secondo posto anche tra i fattori di rischio nel prossimo futuro, seguiti dalle guerre. La minaccia principale per il prossimo biennio – a detta degli esperti interpellati dal World Economic Forum – è però la disinformazione. Un fenomeno che racchiude sia le cosiddette bufale che le persone mettono in circolo anche in buona fede (misinformation), sia la fake news deliberatamente orchestrate (disinformation).
D’altra parte, sugli otto miliardi di abitanti del Pianeta, più di cinque fanno uso dei social media. Piattaforme in cui diventa facilissimo scambiarsi contenuti artefatti ma indistinguibili dal vero, grazie ai software di intelligenza artificiale ormai alla portata di tutti. Le fake news a loro volta contribuiscono alla crescente polarizzazione della società, che figura al quarto posto nella classifica, seguita dallo spionaggio e dagli attacchi digitali.
I maggiori rischi nel lungo termine sono climatici e ambientali
Guardando invece a un orizzonte più ampio, dato dai prossimi dieci anni, ai primi posti della classifica ci sono esclusivamente rischi legati alla salute del nostro Pianeta. Vale a dire eventi meteo estremi, perdita di biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici al sistema terrestre, carenza di risorse naturali.
Rappresentano esattamente la metà della top 10 se si considera anche l’inquinamento, che compare al decimo posto (ma sale al terzo se si isolano le risposte degli under 30) e può essere considerato come il motore che alimenta tutti gli altri rischi ambientali. D’altra parte, il 2024 è stato l’anno in cui ci siamo avvicinati al superamento del settimo limite planetario su un totale di nove: sono, in sostanza, i confini entro i quali la Terra è uno spazio sicuro in cui l’umanità può vivere e prosperare. Questa insostenibile pressione sul Pianeta deriva dalle attività antropiche, destinate a diventare sempre più pressanti nell’arco del prossimo decennio. A meno di un drastico cambiamento di rotta che ad oggi, conclude il report, appare ancora piuttosto lontano.
Valentina Neri