Wise Society : Aspiranti agricoltori crescono, per coltivare terreni pubblici in città

Aspiranti agricoltori crescono, per coltivare terreni pubblici in città

di Redazione Wise Society
19 Aprile 2013

La cooperativa romana "Coraggio" lavora per recuperare e valorizzare aree verdi in disuso della Capitale. Con progetti di sviluppo per fattorie didattiche, agrinidi e orti sociali. L'obiettivo? Tornare alla terra offrendo ai cittadini servizi innovativi. E innescando un cambiamento virtuoso a difesa dell'ambiente

Il furto di suolo legato all’espansione e speculazione edilizia, il dissesto idrogeologico dei territori e la sempre più scarsa disponibilità di terreni nel nostro Paese è una realtà denunciata a più riprese da autorevoli associazioni ambientaliste (Wwf , FAI e Legambiente in testa) e confermata anche, per alcuni aspetti, dai recenti dati Istat del nuovo rapporto Bes. A questa situazione è legato anche l’accesso dei giovani al mondo dell’agricoltura. «Oggi in Italia c’è un agricoltore sotto i 40 anni ogni 14 conduttori agricoli over 65 e condividiamo con il Portogallo il negativo primato del più alto tasso di invecchiamento in Europa nel settore agricolo», spiega Piero Malenotti, sociologo romano, esperto di politiche agricole e ambientali, in prima fila nella battaglia per la tutela delle aree pubbliche.

Ma in controtendenza qualcosa si muove e anche nella Capitale già dal 2011 gruppi di aspiranti giovani agricoltori, cooperative agricole storiche, associazioni di categoria e ambientaliste si sono riuniti in un percorso comune, scendendo in campo con diverse iniziative al fine di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni locali nella difesa delle terre di proprietà di Roma Capitale (un ingente patrimonio di 700 ettari, frutto di compensazioni urbanistiche), tutt’ora il comune agricolo più esteso d’Europa.

Attività agricole multifunzionali

Proprio da qui è partita anche la decisione di un gruppo di aspiranti agricoltori under trenta di chiedere all’amministrazione comunale e agli altri enti locali la concessione di aree urbane verdi da recuperare e valorizzare (sottraendole alla speculazione edilizia) con attività agricole multifunzionali che offrano cibo e servizi a tutti i cittadini.

«La nostra idea di voler utilizzare e gestire queste aree, in gran parte inattive o abbandonate, parte più o meno due anni fa, ma solo lo scorso anno ci siamo costituiti in società agricola» spiega il presidente della giovane cooperativa “CO.R.AG.GIO.” Giacomo Lepri 27 anni, nato nella periferia nord di Roma, da famiglia operaia e oggi laureato in antropologia con una tesi proprio sull’agricoltura urbana.

«Ho cominciato a lavorare nei campi dal 2008, seguendo la passione per la natura e il desiderio di un mestiere “essenziale”, all’aria aperta», spiega, «l’agricoltura è un lavoro semplice nel senso che produci delle cose che poi mangi ed è un lavoro che accumula meno passaggi tra se stessi e la propria vita: dal momento che il lavoro è un tramite per ottenere cibo, se tu lavori per il cibo hai già saltato un passaggio».

Oggi la “CO.R.AG.GIO” (Cooperativa romana Agricoltura Giovani, simbolo un asino con le ali e slogan fuori dal seminato) è composta da giovani soci tutti sotto i 30 anni, che si autofinanziano facendo anche altri lavori e che vogliono provare a cambiare le cose intorno a loro in modo concreto e propositivo. E dopo una primavera ricca di eventi e iniziative organizzati per far conoscere a tutti valore e servizi dell’agricoltura in città guardano avanti. Anche con la recente mobilitazione (insieme al Coordinamento romano per l’accesso alla terra) sul progetto di agricoltura pubblica a Borghetto San Carlo: 22 ettari di pregiato territorio agricolo e un casale dei primi del novecento acquisiti in proprietà dal Comune di Roma nel marzo del 2010 e da allora in stato di abbandono. Un “bene comune” che potrebbe essere recuperato destinandolo a coltivazioni bio, fattoria didattica, spazi di verde pubblico e molto altro.

Riavvicinare la gente alla produzione del cibo

«L’idea dell’agricoltura urbana, dell’essere vicino a quello che mangi è molto legata alla gente e ai suoi bisogni. Ma spesso rimane solo un’idea, perché soprattutto nelle grandi città non ci sono prospettive concrete per poter sviluppare questo tipo di attività. Fuori dalle città l’agricoltura è in crisi e dentro le città non esiste, ma quando riesce a esserci ha sicuramente buone possibilità di sviluppo», continua Lepri.

Coltivare e basta oggi rende troppo poco ma è una cosa di cui prima o poi ci dovremo tornare a occupare in modo serio perché è impensabile continuare a consumare cibi che arrivano da altri Paesi, pagando prezzi assurdi e quindi è urgente ricominciare a produrre quello che ci serve per vivere nei nostri territori. Ed è proprio chi abita nelle città a volerlo di più».

Una necessità confermata anche dal grande successo dei mercati contadini a Roma e Milano, della spesa a km 0, dalla richiesta sempre più forte di prodotti dalla “terra al consumatore” e di un cibo (meglio se bio) sano e sicuro.

«La nostra proposta è quella di mettere in piedi progetti di sviluppo per un’agricoltura urbana multifunzionale, che oltre a offrire prodotti sani e di qualità da coltivazioni organiche, possa dar vita a servizi innovativi di sostegno alla scuola e alle famiglie, come fattorie didattiche, agrinidi, orti sociali, ristorazione, tutte attività che gravitano intorno all’agricoltura e di cui c’è una forte richiesta», continua Lepri, «ma anche creare parchi agricoli, fruibili da parte dei cittadini anche per riprendere il contatto con la terra e quello che produce: i bambini pensano che il tonno sia una scatoletta e gli adulti vedono la verdura e la frutta solo dentro gli scaffali dei supermercati. Per quanto possiamo andare avanti cosi?»

L’idea è chiara: un modello di agricoltura che ritorna al cittadino sotto forma di servizi e intende recuperare territori urbani come spazio fruibile, vissuto e produttivo. Che offrirebbe un guadagno al comune di Roma non solo in termini economici ma anche “sociali”.

Difesa del territorio e nuovi posti di lavoro

«Con la nostra battaglia che mette insieme tutela del territorio e occupazione», conferma Lepri, «vogliamo anche far sapere ai cittadini che queste terre esistono, appartengono a tutti e c’è un modo migliore di utilizzarle a vantaggio della comunità anzichè svenderle a prezzi stracciati per fare cassa, come molti propongono».

«L’altra cosa importante per facilitare l’accesso di nuovi agricoltori come noi, che non potrebbero mai permettersi di acquistare un pezzo di terreno è che queste terre vengano assegnate in concessione attraverso un bando pubblico che selezioni i migliori progetti e ne garantisca la trasparenza».

Il percorso dei giovani della Coraggio è ancora tutto in salita, non sono mancati momenti di sconforto e battute d’arresto. «La disillusione ti prende facilmente», dice ancora Lepri, «ti senti di fronte a cose che sembrano troppo grandi, pensi “chi me lo fa fare?” quindi ognuno si richiude a riccio e pensa di risolvere i propri problemi più immediati tipo come arrivare a fine mese».

Ma lo slogan della cooperativa: “fuori dal seminato” la dice lunga sulle loro intenzioni (riprendiamoci in mano quello che vogliamo fare) e sulla determinazione di questi giovani romani, che può essere anche un esempio e uno stimolo per altri aspiranti giovani agricoltori di tutta Italia.

«Sì, la nostra esperienza può anche essere un messaggio a tanti coetanei magari disoccupati, precari e confusi sul loro futuro. Una generazione, la nostra, che a me sembra sempre divisa a metà: tra quelli “appiattiti” e sfiduciati e quelli che invece vogliono affrontare la realtà senza farsi spaventare dall’idea di problemi e situazioni troppo “grandi” o ingestibili».

«Io credo che le cose sembrano così, insormontabili, quando non ci rende conto che molto sta nel cominciare ad agire, magari partendo proprio da quello che ti sta di fronte: se ti poni un obiettivo concreto, superato quello ne affronti un altro», conclude il giovane presidente. «Una politica dei piccoli passi, ma concreti. Se pianti un albero sotto casa e magari il tuo vicino ti sorride cominci a cambiare una cosa, e se migliori la vita tua e del tuo vicino magari, piano piano arrivi anche da qualche altra parte».

 

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