L'ortomania dilaga anche a Milano dove c'è una lunga lista di aspiranti coltivatori interessati a un orto comunale. Ma occuparsi di un piccolo pezzo di terra è anche una vera e propria terapia benefica, utile a persone con handicap, bambini ospedalizzati e persino a chi frequenta la Chiesa
Anche a Milano, come in tutte le grandi metropoli occidentali, il ritorno agli orti urbani è una tendenza in continua crescita. Nel capoluogo lombardo ci sono circa 600 orti comunali, ma le richieste sarebbero molte di più. Hanno una dimensione di circa 45 metri quadrati, l’affitto annuale non raggiunge i 100 euro e vengono assegnati tramite bando di concorso. I requisiti per poterseli aggiudicare sono aver superato i sessant’anni ed un basso reddito, ma il 20 percento degli orti è riservato ai diversamente abili, di qualsiasi età. Luciano Rizzardi, presidente del Comitato Ortisti di via Canelli spiega quanto sia importante per chi ha terminato la propria attività lavorativa occuparsi della terra. «I pensionati che frequentano i nostri orti hanno la possibilità di occupare un po’ di tempo libero e di risparmiare su frutta e verdura coltivandola in proprio. E poi niente di meglio di qualche ora all’aria aperta abbinata ad un po’ di attività fisica per non invecchiare precocemente. L’unico neo è che il comune ci sostiene economicamente troppo poco e spesso ci tocca spendere di tasca nostra per risolvere piccoli problemi ordinari», conclude Rizzardi.
Da piazza Portello agli orti urbani di via Chiodi
«L’ortomania è un fenomeno che sta contagiando gran parte del mondo» dice Valerio Dal Bianco, marketing manager del centro commerciale milanese “Piazza Portello”: «tanti vip del mondo e persino il Papa nei giardini Vaticani, hanno un orto personale. Ma ormai il fenomeno è sempre più diffuso anche tra le persone comuni. Da questa considerazione è nato l’orto sotto la “grande vela” di Piazza Portello, con il patrocinio di Orticola: 90 mq di terreno coltivato con alberi da frutto e verdure stagionali, secondo la tradizione italiana. L’iniziativa è un contributo alla realizzazione di orti urbani sostenibili ed alla formazione di nuove generazioni sensibili al tema del verde in città, oltre che un esempio di riqualificazione di spazi urbani spesso inutilizzati».
Claudio Cristofani, architetto milanese, ha pensato di realizzare giardini familiari da affittare ai cittadini: gli orti urbani di via Chiodi. «Avevo un terreno non edificabile e il desiderio di limitare la cementificazione della città», spiega, «il progetto pilota è partito nel 2000 con una decina di appezzamenti, e nel 2011 mi ritrovo ad essere “sindaco” di ben 180 orti. Sono spazi aperti dove gente di ogni età socializza scambiando semenze o consigli, si rilassa dallo stress quotidiano stando a contatto con la terra, ci va a leggere il giornale o ci porta i bambini a giocare: lo scopo, quindi, non è tanto risparmiare sui prodotti agricoli, ma migliorare la propria qualità della vita a contatto con la natura». Ogni orto è di circa 75 mq e costa 360 euro all’anno. È disponibile anche un parcheggio, ogni “inquilino” ha diritto all’acqua di falda e un magazzino dove tenere attrezzi». Chi volesse mettersi in lista d’attesa può scrivere a questo indirizzo: info@cristofani.it
Missione Sogni Onlus: ortoterapia per grandi e piccoli
Missione Sogni onlus, un’associazione no profit fondata da Antonella Camerana, che si occupa di realizzare i sogni dei bambini, in collaborazione con il comune di Milano ha realizzato un orto all’interno dell’Ospedale Sacco, proprio con l’ aiuto degli ortisti di via Canelli, coordinati da Alfredo Astori. «Offriamo ai bambini uno svago “didattico” con la speranza di avvicinarli di più a frutta e verdura, solitamente carenti nei loro pasti», spiega Anna Marino, educatrice del Comune presso l’ospedale. L’iniziativa prende spunto dal tema dell’EXPO 2015, Nutrire il Pianeta, Energia per la vita, e vuole educare ed avvicinare i cittadini all’ambiente. «L’Ortoterapia agisce sia sul singolo individuo che sul contesto. I benefici che se ne possono trarre sono di tipo emotivo, sociale, affettivo e fisico. Per un bambino ospedalizzato il fatto di poter frequentare un contesto tattile e olfattivamente diverso dal proprio ambiente di cura diventa uno stimolo importante di guarigione» spiegano i medici.
La stessa cosa succede nel parco dell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, dove da cinque anni, l’Associazione Il giardino degli aromi (www.olinda.org) ha dato vita al progetto Libero Orto, un orto biologico aperto alle persone con problemi di handicap fisico o psichico e di inserimento e reinserimento sociale di giovani e meno giovani, che abitano nei quartieri limitrofi. Ma dove vengono anche organizzati incontri, visite, giri in bicicletta e attività orticole aperte a tutti.
Nel cortile di Cascina Rosa, in via Vanzetti 5, l’Istituto dei Tumori e Salute Donna, ha creato il primo orto sinergico: «Un orto dove la terra non viene arata ma lasciata al suo originario stato selvatico contando sull’’attività di microrganismi, lombrichi, insetti e piccoli animali che la lavorano spontaneamente» spiega Alessio Mancin, docente Libera Scuola di Agricoltura Sinergica Emilia Hazelip (www.agricolturasinergica.it). «È un orto dove non viene utilizzato alcun tipo di concime, le erbacce non vengono strappate, ma solo “controllate” e nel quale non viene utilizzato alcun prodotto chimico, perché la natura stessa è in grado di mettere in atto un equilibrio perfetto».
Infine nel capoluogo milanese stanno nascendo anche particolari orti di ispirazione religiosa. In via Marco De Marchi, davanti alla Chiesa cristiana protestante, su progetto dell’architetto Andreas Kipar è stato da poco inaugurato L’Orto della Fede. «Abbiamo cercato di trasformare l’immagine funebre che solitamente si ha di questi luoghi, in un’immagine di luce e colore», ha dichiarato Kipar. Infatti il vecchio giardino è stato trasformato in un rigoglioso spazio verde dove gli stessi fedeli zappano, seminano e raccolgono frutti e verdura. «Un orto è un luogo d’incontro, un posto di relax, ma anche di salvaguardia del creato, con forte valenza sociale, quindi si spera possa diventare anche un luogo di confronto tra le varie generazioni» sostiene il pastore luterano Ulrich Eckert. Insomma un luogo di culto dove non si coltivano solo le anime.