Wise Society : Le donne sono il futuro dell’Africa. Dobbiamo aiutarle

Le donne sono il futuro dell’Africa. Dobbiamo aiutarle

di Vincenzo Petraglia
19 Marzo 2012
SPECIALE : La guida per conoscere l’acqua

L'attrice sarda Caterina Murino, è testimonial nel mondo per la campagna di Amref "Stand up for African Mothers" che si propone di ridurre l'ancora altissima mortalità materna nel continente, dovuta alla scarsa assistenza medica

Caterina Murino è in assoluto una delle attrici italiane più belle e apprezzate all’estero che presto indosserà i panni di Ingrid Betancourt, per anni ostaggio delle Forze armate rivoluzionare della Colombia, nel film hollywoodiano In search of Ingrid, della regista venezuelana Betty Kaplan. Ma l’affascinante attrice sarda, che vive ormai da anni in Francia, dov’è peraltro molto amata, tanto da essersi meritata l’appellativo di “Nouvelle Cardinali”, oltre che sui set di mezzo mondo è anche costantemente impegnata nel sostegno di cause umanitarie. Ha prestato, infatti, finora il suo volto a diverse campagne di sensibilizzazione nei confronti di chi ha bisogno e ad organizzazioni che operano in ambito umanitario. Fra queste Amref, il principale organismo sanitario non profit dell’Africa, di cui è testimonial nel mondo per la campagna “Stand up for African mothers”. «Per me è un vero onore poter fare, nel mio piccolo, qualcosa per le donne africane», racconta l’attrice.

L’impegno nella difesa della salute femminile

«Sono persone davvero straordinarie e hanno un ruolo chiave in Africa. Sono loro che si occupano dell’educazione dei figli ed è a loro che viene fatto microcredito per le piccole attività imprenditoriali», continua Murino. «Ancora loro camminano per chilometri e chilometri ogni giorno per andare a cercare l’acqua e sono le prime ad andare nei dispensari per sottoporsi ai test per le malattie». E che le donne d’Africa ricoprano un ruolo fondamentale negli equilibri dell’intero Continente lo dimostra d’altronde il fatto che siano in molti a voler da tempo candidarle al Nobel per la pace. «Il futuro del Continente africano è nelle loro mani e quindi non è possibile accettare ancora oggi che una donna su 16 rischi di morire di parto, mentre in Europa il rischio riguarda solo una donna su 30mila, per la mancanza di semplice assistenza medica», aggiunge. Ogni anno muoiono in Africa ben 280mila madri che lasciano orfani un milione e mezzo di bambini. Il parto dà la vita e non deve più coincidere per tutte queste donne con la morte. «L’obiettivo, quindi, di questa campagna è formare 30mila ostetriche da qui al 2015 con l’intento di ridurre la mortalità materna del 25 per cento perché una sola ostetrica può assistere ogni anno ben mille donne». Il legame con l’Africa dell’attrice sarda, salita alla ribalta del cinema internazionale nel 2006 con il ruolo di Bond girl in 007 – Casinò Royale, si è consolidato negli anni e ormai è diventato parte integrante della sua vita. Ciò la porta a recarsi personalmente, quando gli impegni di lavoro glielo consentono, nei villaggi in cui Amref porta avanti i propri progetti. Azioni concrete che ruotano essenzialmente intorno a medicina e formazione legata alla salute, infanzia (quindi istruzione, integrazione ed educazione sanitaria dei bambini) e acqua (con la costruzione di pozzi, cisterne e acquedotti che possano garantire l’accesso all’acqua potabile). «Durante il mio primo viaggio in Africa», racconta la Murino, «l’impatto fu davvero duro di fronte a persone che non hanno veramente niente eppure custodiscono nei loro sorrisi tanta speranza, cosa che purtroppo noi occidentali coltiviamo ben poco, nevrastenici e tendenti alla depressione quali siamo pur nella nostra opulenza», continua. «Per me è stato un pugno allo stomaco vedere quei piccoli che ti corrono incontro a braccia aperte e tu che devi trattenere le lacrime perché non puoi piangere davanti a loro. A maggior ragione se si pensa che di fronte alla miseria estrema di queste persone, che non sanno neppure se potranno arrivare al giorno dopo, l’Occidente si dimostra sempre più indifferente con la scusa della crisi economica globale, niente di più che un alibi per molti a non agire per una società più equa e giusta di quella attuale».

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