Wise Society : Danila De Stefano: «Combatto contro lo stigma che circonda il tema della salute mentale »
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Danila De Stefano: «Combatto contro lo stigma che circonda il tema della salute mentale »

di Elisabetta Pina
21 Dicembre 2022

La Ceo e founder di Unobravo ci racconta di come la salute mentale sia oggi ancora molto stigmatizzata: la sua mission è quella di "normalizzare" la terapia psicologica.

Giovanissima, determinata e creativa, Danila De Stefano, classe 1992, nel 2019 ha fondato Unobravo, piattaforma di servizi psicologici accessibile a tutti: dopo un questionario si viene subito indirizzati verso lo specialista più indicato, e la prima visita è gratuita. La De Stefano è stata lungimirante perché ha saputo creare un servizio che mancava in un momento storico molto difficile per tutti. Ma, soprattutto, è riuscita a sdoganando il concetto che non c’è niente di male ad avere bisogno di un supporto psicologico.

Danila De Stefano, CEO di UnoBravo

Danila De Stefano

Dottoressa, quanto è importante per lei riuscire a dare “le armi” giuste per riuscire a vivere bene e a realizzare i propri sogni?

Pensare di poter diffondere messaggi di forza e fungere da cassa di risonanza per tantissime persone, mi rende estremamente orgogliosa. Da giovane donna e da startupper mi sento ovviamente molto vicina a tutte coloro che hanno un sogno nel cassetto e lottano per realizzarlo: a loro ricordo sempre l’importanza di sentirsi consapevoli e capaci di poter ambire a qualunque obiettivo o sogno. Accettarsi davvero significa anche smettere di sminuirsi, di sottovalutarsi e di essere giudicanti verso noi stessi, cosa che riscontro ancora troppo spesso.

“Fatti vedere anche tu da Unobravo”, è uno slogan pressoché geniale. A mio avviso capace di attirare l’attenzione di più generazioni… come è nato il marchio?

Il nome del brand è nato in maniera spontanea e casuale: mentre creavo il sito e ne curavo il design, continuavo a fare giochi di parole, prendevo appunti e chiedevo pareri ad alcuni amici su ciò che stavo tirando fuori. Un pomeriggio ero con il mio compagno e spontaneamente ho esclamato “Unobravo”! Ho sempre pensato fosse il naming perfetto: fa sorridere e abbatte le barriere sui temi che riguardano la salute mentale. Inizialmente, perché avevo timore che sarebbe stato interpretato in modo sbagliato dai colleghi psicologi, che magari avrebbero preferito un nome “standard” e più istituzionale. Alla fine è risultato un successo in quanto numerosissimi pazienti raccontano di averci scelto proprio per il nome.

Crede di essere riuscita a partecipare allo sdoganamento che “andare dallo psicologo” sia una cosa normale?

Credo che attraverso il duro lavoro e la passione che mettiamo in ogni attività, Unobravo stia davvero “normalizzando” la terapia psicologica. Attraverso le attività che ogni giorno svolgiamo sul digitale o le iniziative realizzate in presenza, ad oggi soltanto a Milano, desideriamo portare il tema della salute mentale nella vita delle persone affinché possano avere una maggiore consapevolezza, celebrando l’importanza del benessere psicologico e la sua centralità nella vita di ogni giorno.

Illustrazione di UnoBravo

Immagine Unobravo

Su Netflix c’è una serie italiana tratta dal romanzo “Tutto chiede salvezza”, che affronta con una fiction il tema della malattia mentale, cosa ne pensa?

Le esperienze che tutti noi abbiamo vissuto negli ultimi due anni ci hanno profondamente influenzato e a risentirne maggiormente è decisamente il benessere psicologico. Anche solo fino a cinque o dieci anni fa, quello della salute mentale era un tema su cui non era possibile parlare liberamente, anche nella narrativa o nelle fiction, per esempio. Dietro ciò ci sono, purtroppo, diversi aspetti da analizzare che rimandano tutti a un retaggio culturale: per molte persone andare da un terapeuta è stato associato, e spesso lo è ancora, alla cura di un disturbo mentale grave. Seguire un percorso di questo tipo significa, invece, darsi la possibilità di iniziare un viaggio evolutivo, conoscitivo e terapeutico all’interno di sé per stare meglio e per affrontare la quotidianità e la vita con strumenti a cui non avevamo mai pensato, ma che sono sempre stati lì, a nostra disposizione.

Cosa serve oggi secondo lei per vivere bene, in armonia con gli altri e con noi stessi?

Credo che il primo passo sia imparare ad ascoltarsi, a percepire cosa va o non va dentro di noi, fisicamente e mentalmente. Si tratta dell’azione più importante che può permettere a ognuno di noi di capire se ci sono dinamiche che persistono nonostante si cerchi di far andare le cose diversamente. Significa che potenzialmente non riusciamo a superarle da soli e rappresenta un chiaro segnale di aver bisogno di un professionista.

Che difficoltà ha incontrato nel suo mondo ad affermare la sua idea? Chi ha creduto in lei più di tutti?

Essere una giovane donna e avviare una startup in Italia non è stato semplicissimo, soprattutto all’inizio. Se consideriamo che Unobravo è un servizio di psicologia online, argomento non propriamente semplice da “affrontare” in pubblico in Italia, le difficoltà possono solo che aumentare. Durante il mio percorso di crescita imprenditoriale mi sono trovata ad affrontare una serie di episodi nei quali avremmo potuto fare scelte sbagliate, magari anche molto gravi. Nell’ecosistema startup, e nel mondo dell’imprenditoria in generale, non esistono libretti di istruzioni; allo stesso tempo sono tante le “persone con più esperienza” che daranno consulenza o porteranno esempi che non sempre mettono il tuo progetto al centro. All’inizio è stato difficile percorrere la mia strada fidandomi dell’istinto e del mio team, invece di andare per la più facile strada “si è sempre fatto così”. Non sai mai quando stai sbagliando, e quando, invece, è proprio la tua visione quella vincente. Sono però stata sempre più caparbia e solo in questo modo ho avuto conferma di come alcuni suggerimenti non potevano essere applicati alla nostra startup e, al contrario, le mie intuizioni fossero più appropriate.
Grazie al supporto di Gregorio Maria Diodovich, Corena Pezzella e Valeria Fiorenza Perris – oggi rispettivamente COO, HR Manager, Supervisore Clinico di Unobravo -, che sono stati al mio fianco dal giorno uno del progetto, all’inizio abbiamo riunito un’equipe di soli nove psicologi, diventati oggi più di 2300, e raggiunto oltre 120 tra dipendenti e collaboratori, tutti accomunati dalla stessa vision aziendale.

Salute mentale: un'illustrazione

Immagine Shutterstock

Dal 2019 a oggi sono solo tre anni, ma che anni… pandemia, guerra, recessione. Insomma, un triennio intenso per tutti. Dall’idea iniziale a oggi, quante volte ha cambiato idea? Ha mai pensato “ma chi me l’ha fatto fare”?

La storia di Unobravo, dal 2019 a oggi, è sicuramente stata segnata da situazioni non prevedibili e impattanti, dal punto di vista sociale e soprattutto da quello mentale. Si tratta di eventi che hanno riguardato la popolazione mondiale e che hanno messo a dura prova tutti, sollevando un tema, quello della salute mentale, che per secoli e secoli è stato trattato come un “tabù”. Imprenditorialmente parlando non è stato sicuramente semplice creare e far crescere una startup come Unobravo; in ogni momento ho avuto timore di prendere le decisioni sbagliate e di compromette l’intero progetto. Non ho però mai avuto un momento di ripensamento rispetto alla mission e all’ambizioso obiettivo che mi muove ogni giorno, ovvero quello di normalizzare l’accesso a un supporto psicologico per tutti, da intendersi sia in chiave terapeutica, sia come mezzo per coltivare quotidianamente il proprio benessere psicologico.

Da imprenditrice visionaria, come si immagina il prossimo triennio e cosa ha in mente per il futuro di Unobravo?

Da qui a tre anni spero di far crescere sempre più Unobravo, rendendola un’azienda in grado di dare un concreto contributo nella lotta contro lo stigma che ancora persiste attorno al tema della salute mentale. Sul fronte corporate, obiettivi primari sono sicuramente la crescita e il consolidamento della posizione di leadership nel campo della psicologia online in Italia, in parallelo con il potenziamento dei servizi per promuovere il benessere mentale all’interno del mondo imprenditoriale. Fondamentale è inoltre l’internazionalizzazione dell’azienda con lo sviluppo del proprio modello vincente oltre i confini italiani, a cominciare dalla Spagna dove siamo presenti con il servizio Buencoco.

Elisabetta Pina

 

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