Il ricercatore Andrea Panatta ha messo a punto un metodo di pratiche per gestire la propria linea di vita ed essere sempre in contatto con il proprio spirito
«Non adottare nessuna strategia di fronte ai “problemi”, è un approccio yin al vivere. La sola cosa da fare è essere presenti al proprio dolore, al proprio malessere come alla propria felicità. Gli stati interni sono energia, e nell’osservarli sospendendo il giudizio e la storia personale, togliendo potere alla mente di superficie che cerca di spiegare, analizzare e razionalizzare, compiamo l’unico vero atto terapeutico che esista».
Andrea Panatta, romano, classe 1973, da più di vent’anni si occupa di ricerca spirituale, sviluppo del potenziale psichico, discipline energetiche e Qigong. Dopo aver studiato e praticato il Pranic Healing di Master Choa Kok Sui, il Quantum Touch di Richard Gordon, il Sistema Corpo Specchio di Martin Brofman e diverse altre metodologie energetiche e di guarigione psichica, dal 2008 è counselor e formatore del corso di Igor Sibaldi I Maestri Invisibili. Inoltre, dal 2012 insegna stili di Qigong.
«Qigong – spiega Panatta – è un insieme di esercizi basati sulla meditazione e il controllo del corpo e della respirazione che mirano a migliorare la circolazione dell’energia vitale nel corpo. Io mi sono concentrato principalmente su una serie di esercizi per attivare la percezione dell’energia sottile e per riconnettersi con il proprio spirito».
Alla base della ricerca di Panatta c’è sempre stata l’Energia, che nell’Uomo è sempre presente ma che purtroppo non sempre sa gestire. «Il flusso di energia – spiega Panatta – è continuo, ma spesso non sappiamo controllarla. Bisogna quindi imparare a farlo, a riconoscerla e a lasciarla fluire nel modo giusto. Il mio percorso verso questa consapevolezza è cominciato quando, ancora ragazzo, già avvertivo la necessità di studiare, capire e andare oltre. Il vero cambiamento l’ho affrontato verso i 28 anni, dopo un periodo difficile che considero la mia notte oscura dell’anima. In quel periodo ho vissuto la prima vera esperienza di connessione con il sé e oggi credo di poter affermare che si sia trattato dell’apertura prematura del Terz’Occhio, un sorta di iniziazione a una nuova vita».
Anni di studio e concentrazione, portano Panatta ad appassionarsi sempre di più a vari metodi terapeutici, fino a che, per caso, non arriva anche il counselling, che apre nuove strade e fa avvicinare il terapeuta ad un nuovo modo di concepire la cura e la salute.
«Ho modificato – spiega – ancora il mio approccio e ho capito che il lavoro sull’energia era solo una parte dell’esistenza. Ho sviluppato una serie di modelli personali che riguardano più in generale l’esistenza perché ho capito che dovevo salire di livello e dedicarmi al discorso sulla pura coscienza e sul sé. Oggi, piuttosto che aiutare le persone ad affrontare un problema e superarlo, cerco di fornire consigli e supporto per far trovare in se stessi la chiave di svolta della propria esistenza, il vero significato dello Spirito. Sono convinto che tutto dipenda da come si indirizza la vita verso una direzione: è quello che chiamo percorso diretto e che ha a che fare con le domande più ampie su se stessi e sul significato dello stare al mondo».
Per questo Panatta ha sviluppato anche un suo corso specifico chiamato “Istruzioni per maghi erranti” (che è anche il titolo di un libro e del suo blog) per spiegare principi e pratiche per entrare nel proprio flusso e gestire la propria linea di vita con l’obiettivo di essere sempre in contatto con il proprio spirito.
«Questo non significa che io sia un asceta o un eremita, anzi. Negli anni mi sono sempre allontanato dalle pratiche estreme che implicano rinunce eccessive perché non credo che spiritualità e materia vadano separate. La spiritualità serve a riconnettersi con la parte di sé più alta, quella che aiuta a concentrarsi davvero su cosa si desidera dalla vita per poterlo realizzare».