Wise Society : Caffè sospeso, un’antica “buona pratica” da Napoli al mondo

Caffè sospeso, un’antica “buona pratica” da Napoli al mondo

di Laura Campo
10 Maggio 2013

L'usanza nata al Sud, di pagare per chi ha bisogno, è esplosa sul Web, diventando di tendenza in molti Paesi stranieri, dalla Francia alla Bulgaria. Ecco i siti dove trovare i locali che aderiscono all'iniziativa

Si chiama caffè sospeso e con quello che oggi è un termine molto di moda si potrebbe definire una “buona pratica” di solidarietà. Vai al bar, ordini un caffè ma ne paghi due. L’altro rimane a disposizione di qualcuno che non se lo potrebbe permettere, ma in questo modo potrà usufruirne lo stesso.

Una nobile usanza nata e diffusa nei secoli passati al sud Italia (in particolare Napoli e Palermo) proseguita in molti piccoli e grandi centri soprattutto di Campania e Sicilia e rilanciata di recente dal sindaco della città partenopea Luigi de Magistris che a questo gesto gentile ha voluto dedicare la “Giornata del caffè sospeso” da festeggiare ogni anno il 10 dicembre.

La novità, però, è che da poco questa abitudine, fino a poco tempo fa poco conosciuta e poco praticata nel resto d’Italia (anche se in rete c’è un sito dedicato con indirizzi in diversi centri ) è letteralmente esplosa all’estero. Grazie all’web ovviamente. E di caffè sospeso oggi si parla dal Canada alla Bulgaria, dal Belgio alla Germania dove i locali che aderiscono all’iniziativa iscrivendosi al sito coffesharing sono sempre di più.

Sull’onda della nuova moda molti proprietari di bar e caffetterie stranieri hanno già pensato di estendere l’idea del “sospeso” ad altri generi (panini, porzioni di cibo, bibite) ma in questo caso forse più per incrementare le vendite che la generosità del clienti.

L’idea però come sempre non piace a tutti e c’è chi vede in questo gesto di pagare per un altro una forma di “carità” distante e impersonale, persino un po’ compiaciuta, che con poco sforzo evita il vero contatto con poveri ed emarginati e mette a posto il proprio bisogno di altruismo e autostima.

Potrebbe anche essere così, ma l’importante sarebbe non snaturare un gesto spontaneo e in fondo efficace con polemiche inutili e la semplicistica equazione che se “costa” poco vale poco. Offrire un sospeso a qualcuno in tempi difficili come questi può invece essere un piccolo modo per dimostrare e moltiplicare empatia e vicinanza ai meno fortunati, per farci riflettere su temi certo più grandi ma sempre più urgenti come l’aumento delle disuguaglianze e la ridistribuzione delle ricchezze: un piccolissimo passo, un esempio verso un grande cambiamento. Lunga vita al “sospeso”, allora, con le migliori intenzioni.

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