Wise Society : Quando la fatica è “piacevole” ci costa meno sforzi

Quando la fatica è “piacevole” ci costa meno sforzi

di Vincenzo Petraglia
15 Marzo 2012

Ecco il parere di Fabio Magrini, professore del Policinico di Milano sui rischi che corrono atleti come Girard. Quando si esagera i primi a soffrirne sono cuore e menischi

Durante le sue incredibili traversate Serge Girard, che ormai corre per mestiere grazie al sostegno degli sponsor e ai proventi derivanti da libri e conferenze, è seguito da un’apposita equipe, che vede, oltre alla moglie chiropratica, anche esperti in podologia e logistica. Ogni giorno Girard corre per circa dieci, dodici ore alla media di nove, dieci chilometri all’ora con un consumo calorico giornaliero di circa ottomila calorie. Che reintegra con un pasto serale e tramite brevissime soste durante la corsa. Circa dieci sono, invece, i litri d’acqua di cui necessita giornalmente per reidratarsi. Ma com’è possibile per il corpo sostenere la fatica derivante da mesi ininterrotti, se non durante la notte, quando Serge riposa, di corsa?

«Ognuno di noi – spiega il professor Fabio Magrini, direttore dell’Unità operativa di medicina cardiovascolare dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – ha una diversa percezione della fatica e l’elemento psichico può giocare sicuramente un ruolo fondamentale nell’affrontarla». Di casi di persone che riescono a modificare o controllare con la forza del pensiero alcuni meccanismi fisiologici del corpo ce ne sono tanti (si pensi, solo per fare un esempio, ai fachiri). «È, quindi, evidente – sottolinea il professor Magrini – che un ruolo fondamentale rispetto alle sfide che si decide di affrontare lo giochi il modo in cui ci relazioniamo alle diverse situazioni, se cioè le viviamo in maniera stressante oppure come un piacere. In questo secondo caso sicuramente il corpo riceverà un grande aiuto nell’affrontare lo sforzo».

Eppure, nonostante correre apporti tutta una serie di risaputi benefici per il corpo, i rischi non mancano se lo si fa in modo molto intenso e continuativo. «A rischiare di più – spiega il professore – sono soprattutto il cuore (non bisognerebbe mai superare l’80 per cento della frequenza massimale) e i menischi che, se sollecitati troppo, rischiamo di logorarsi. Per questo fondamentale è essere seguiti e monitorati da un’equipe di esperti in grado di garantire anche la giusta alimentazione e idratazione».

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