Wise Society : Cerchi idee per una startup di successo? Punta su innovazione e condivisione

Cerchi idee per una startup di successo? Punta su innovazione e condivisione

di Lia del Fabro
8 Novembre 2012

Tre storie esemplari di giovani creativi, uscite dall'ultima edizione dello "Young International Forum" a Roma. Dove la molla vincente è stata la capacità di trasformare una passione o un talento in progetti concreti. Da lanciare nel Web

Giovani talenti alla riscossa. Se hai un’idea, una passione, un’intuizione, e riesci a metterla a frutto, puoi avere in mano il tuo futuro.

Potrebbe essere questo lo slogan che descrive l’esperienza, nei campi più svariati, di una trentina di giovani dai 20 ai 35 anni che sono stati presentati nell’ultima edizione dello Young International Forum di Roma. Quello che li unisce, oltre all’età, è la voglia di provare a restare in Italia, magari anche dopo aver fatto un’esperienza all’estero, e soprattutto la capacità di aver trasformato una passione o un’inclinazione in un lavoro vero. Ecco tre storie esemplari.

La comunità del software open sourse

 

Alessandro Ranellucci, romano, 27 anni, sta per laurearsi in architettura. Sfruttando le sue esperienze come progettista software ha realizzato un sistema del tutto nuovo per la stampa a tre dimensioni, estremamente veloce e di alta qualità. L’ha chiamato Slic3r ed è un software open source, vale a dire aperto ai contributi di altri programmatori.

In pochi mesi (è stato lanciato nel 2011) ha avuto così tanto successo che Alessandro ha iniziato a ricevere compensi del tutto volontari (da 10 a 100 e più dollari) da utenti che utilizzano il suo Slic3r gratuitamente e che evidentemente apprezzano molto il prodotto.

L’idea gli è venuta perché voleva realizzare dei prototipi di plastici in 3D per il suo corso di architettura. «Ho comprato un kit per costruire da me una stampante 3D e mi sono messo in contatto on line con ingegneri e programmatori», racconta. La sua stampante, per mezzo di un braccio meccanico stampa strati su strati di fogli di plastica colorata per arrivare alla fine a costruire oggetti in 3D.

«Ho già ricevuto sponsorizzazioni per sviluppare ulteriormente la mia ricerca in varie direzioni, dal supporto di nuovi materiali alla combinazione di più colori. C’è anche molto lavoro da fare per integrare queste stampanti con gli scanner 3D e arrivare alla duplicazione istantanea di un oggetto.

Sul fronte opposto bisogna creare strumenti facili per consentire a chiunque di disegnare i propri oggetti da stampare», aggiunge. E i punti critici? «Il progetto è nato come un esperimento personale, senza reali ambizioni, e strada facendo ha raccolto successo e una grande comunità di utenti.

La vera difficoltà è trovare qualcuno interessato a lavorarci a tempo pieno o parziale, cosa che gli sponsor mi renderebbero possibile farlo già ora. Eppure, trovare programmatori bravi ed appassionati è veramente difficile».

Entusiamo e creatività in primo piano

 

Alessandro ha le idee chiare anche su cosa servirebbe per far emergere giovani talenti in Italia: «Credo serva tanta cultura della fantasia e della ricerca di capacità personali e spazi nuovi. È un atteggiamento: entusiasmarsi per qualcosa, investirci del tempo, guadagnare credibilità per trovare interlocutori interessanti. Tutto il resto, dai capitali agli adempimenti burocratici, sono senz’altro problemi fondamentali ma a mio avviso devono arrivare in un secondo momento», aggiunge.

E un’esperienza all’estero? «La mia generazione vive senza confini geografici. Spostarsi in una capitale europea è talmente facile che nessuno ormai se ne preclude la possibilità. Non lo considero di per sé un valore. Mi attirano delle esperienze estere nella misura in cui mi mettano a contatto con ambienti e persone veramente interessanti.

Che siano italiane o straniere, dico la verità, mi cambia poco. Ho ricevuto in questi anni almeno cinque proposte di lavoro all’estero, anche molto allettanti. Per ora sono molto preso da tanti progetti ma chissà, un giorno potrei anche accettarle e salire su un aereo».

Ricerca nel mondo dei nuovi media

 

Arianna Bassoli viene da Siena dove è nata nel 1977, è un’esperta di startup nel campo della ricerca & innovazione tecnologica. Diciamo subito che fa anche parte del team, composto tutto da giovani esperti, istituito di recente dal Ministro dell’istruzione Francesco Profumo.

A questo invidiabile risultato è arrivata dopo una lunga esperienza maturata nel settore dei nuovi media e del web. Si è laureata in Scienze della Comunicazione a Siena e subito dopo è andata all’estero per studiare e lavorare. Prima tappa Dublino, al centro di ricerca di MediaLab Europe, dove ha iniziato ad occuparsi sempre più di quella che è la sua specializzazione: progettazione di interfacce grafiche per i dispositivi mobili (smartphone,tablet, ecc.) applicate al settore musicale.

Poi a Londra, dove ha preso un dottorato alla London School of Economics, e a Los Angeles. Un ex cervello in fuga perché, dopo dieci anni di esperienza all’estero, è tornata in Italia.

Di lei si è parlato molto anche in occasione del lancio della sua startup Frestyl servizio innovativo web e di applicazione per iPhone che consente a appassionati di musica e operatori del settore (come band, organizzatori di concerti e locali ) di consultare, condividere e promuovere eventi musicali dal vivo in base al luogo in cui ci si trova.

Insomma Arianna Bassoli si è inventata un servizio caratterizzato dalla condivisione della musica dal vivo secondo un sistema di geo-localizzazione. Frestyl è stato lanciato a Roma, ma il proposito è di svilupparlo un po’ dovunque.

«Ora si sta diffondendo in tutta Italia e abbiamo eventi giornalieri dal nord al sud, e l’obiettivo è di portarlo anche all’estero. Stiamo cercando di far diventare il servizio sempre di più il luogo dove discutere della musica dal vivo e condividere video, foto ed esperienze dei concerti».

Al momento Arianna è impegnata a mettere a frutto la sua specializzazione all’interno del Ministero, dove è approdata rispondendo al bando pubblicizzato da Ninja marketing. «Mi sto occupando, insieme agli altri giovai, di diversi progetti», spiega, «stiamo seguendo da vicino i lavori dell’agenda digitale, in particolare io sono coinvolta nei tavoli su smart city e ricerca e innovazione. Seguo anche iniziative e progetti che hanno a che fare col tema startup, che è il mio expertise e interesse principale: sto cercando di contribuire come posso alla crescita di un ecosistema sostenibile startup anche in Italia».

E come sta andando quest’esperienza? «È molto interessante e intensa. Non avevo mai lavorato nel pubblico in Italia e sicuramente sto imparando molto su come funziona questo ambiente. Il nostro gruppo è molto stimolante, così come lo sono i progetti di cui ci occupiamo. A volte la burocrazia e i meccanismi ministeriali rendono il lavoro un po’ difficile da gestire, ma penso che questo sia abbastanza normale», continua.

«Io ho sempre lavorato in team piccoli e sono abituata al modo di lavorare anglosassone, un po’ più efficiente, diciamo. Però il fatto che abbiano assunto persone come noi, con esperienze internazionali e senza legami col mondo politico, penso costituisca un segnale di cambiamento e modernizzazione, anche se non possiamo aspettarci che si rivoluzioni tutto in poco tempo», conclude.

Un “social network” per incentivare l’occupazione

 

Matteo Achilli è giovanissimo, ha solo vent’anni: è di Roma, ma da circa un anno vive a Milano dove sta frequentando l’Università Bocconi. La sua idea, del tutto nuova, si chiama Egomnia, una sorta di social network per trovare e offrire occupazione, destinato ai suoi coetanei, studenti o già laureati, alla ricerca di stage formativi o di un lavoro vero e proprio.

Partecipare è facile: basta iscriversi, gratuitamente, e compilare il proprio profilo di studi e/o professionale a cui sarà associato un punteggio. Le aziende, a loro volta iscritte al sito, consultando il data-base, possono agevolmente trovare la figura professionale più adatta alle proprie esigenze.

L’innovazione sta tutta nel sistema caratterizzato da un uso estremamente agevole, una specie di facebook che incrocia domande e offerte. Non a caso, Matteo Achilli è stato già definito lo Zuckerberg italiano. L’idea sembra semplice ma non è stato proprio così, se pensiamo che lui ci ha lavorato almeno un anno per la realizzarla.

L’intuizione è arrivata quando ancora era uno studente del liceo scientifico a Roma: «Stavo cercando di capire quale fosse l’Università migliore da frequentare consultando i vari siti e ho pensato che potevo costruire un sistema che arrivasse ad applicare un ranking, ossia un peso specifico, anche al curriculum degli studenti, partendo dallo stesso algoritmo che c’è dietro un motore di ricerca come Google», racconta.

«All’inizio è stata dura, a riprova che è molto difficile trovare un interlocutore che ti stia a sentire se sei così giovane. Ma l’idea piaceva molto agli studenti come lui e questo lo ha convinto a proseguire. Ora la situazione si è ribaltata e sono le aziende che lo cercano.

Partito a marzo 2012 Egomnia è già una start up di successo grazie al semplice passaparola: quasi 50 mila gli iscritti e 300 le società presenti sul sito. Nei mesi scorsi Achilli ha ricevuto anche il suo primo riconoscimento ufficiale dalla provincia di Milano, nel corso della manifestazione La notte dei talenti, promossa dal Forum della Meritocrazia. Che cosa suggerisce Matteo ai suoi coetanei che vogliono provare a lanciare un’idea?

«Il consiglio che posso dare è quello di non arrendersi davanti alle difficoltà iniziali e di continuare a inseguire i propri sogni perché l’impegno viene premiato in qualche modo. Il successo non è assicurato, anzi, bisogna seminare molto prima di raccogliere qualcosa di importante. Di sicuro però, c’è sempre, la crescita personale».

 

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