Wise Society : La rete ti libera. E ti controlla

La rete ti libera. E ti controlla

di di Monica Onore
30 Luglio 2010

Per molte persone essere connessi è una necessità. I lati positivi sono molti. Ma è una ricchezza che va gestita. Con grande consapevolezza sui rischi del navigare. E un pizzico di leggerezza

Mariella Berra, sociologa e docente di sociologia delle reti telematiche presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, da anni analizza la storia,  la prospettiva e le evoluzioni di internet.   La rete è in grado di favorire opportunità di sviluppo e condivisione, ma anche generare forme d’esclusione o di riduzione della propria libertà.
L'espace internet du musée de la Communication (Berlin), album di dalbera/flickr
Le nuove generazioni si creano un senso d’identità  fluttuante tra il reale e il virtuale?

E’ vero, ci sono ragazzi che iniziano ad affermare che se non sono su Facebook non esistono! E’ uno dei rischi della rete, ma non c’è fortunatamente solo questo aspetto.  Da sempre noi ci riconosciamo negli altri e oggi abbiamo un grandissimo strumento con cui comunicare chi siamo e cosa vogliamo. Credo che questo presenti delle ambivalenze ma soprattutto un numero maggiore di opportunità.
I ragazzi imparano a cooperare tra di loro e imparano e anche ad autodefinirsi disegnando un profilo di sé da presentare agli altri, che non è solo spettacolare ma anche riflessivo.
Ogni individuo, libero dai vincoli di tempo e spazio ha l’illusione di poter essere sempre ovunque e con chiunque.

Internet Splat Map, album di jurvetson/flickrLa rivoluzione tecnologica coinvolge tutti i paesi?

No, ci dobbiamo ricordare che se la maggior parte di noi, che viviamo nel nord del mondo, utilizza internet l’80% della popolazione mondiale  non ha le stesse opportunità; a loro è negato ogni tipo di accesso alla rete.
I paesi leader per quanto riguarda politiche nazionali e locali nei confronti del software libero e open source sono  Corea, India, Brasile, Venezuela e  Sudafrica.

 

La Corea del Sud, però, sembra avere anche altri problemi legati alle connessioni in rete?

La Corea del Sud è il paese più cablato del mondo. Il 62% della popolazione utilizza le nuove tecnologie dell’informazione e il 90% delle case sono connesse ad una banda larga economica e veloce.
Il governo qualche mese fa ha deciso che dopo mezzanotte i minori non potranno più giocare ai videogame. Il provvedimento, di difficile attuazione per problemi tecnici, vuole contrastare l’epidemia di dipendenza da videogiochi e internet.
I bambini coreani, infatti,  sono spesso colpiti da  Internet Addiction Disorder (I.A.D)  che rende i soggetti dipendenti con possibili danni o disturbi psichici e funzionali.  La sindrome colpisce,  secondo i dati del governo,  fino a 220 mila bambini all’anno,  e per una parte di essi è stato necessario il ricovero in cliniche specializzate. Questo significa che è in atto un processo di deresponsabilizzazione non dei nativi digitali, ma dei loro genitori chi affidano i figli a un mezzo elettronico.

Mariella Berra sociologaA parte i casi estremi cosa può rendere possibile la rete?

Internet è una grande opportunità che rende possibile un nuovo modello basato sulla condivisione delle conoscenze e delle tecnologie.

Con il Web 2.0, ad esempio, quando s’instaurano delle relazioni estremamente  interattive dai contenuti profondi si è constatato che gli utenti hanno poi una maggiore interazione nei rapporti reali con i propri amici.  
Come sempre il problema è di come si utilizzano queste tecnologie. Non si risolve nulla nel demonizzarle.

Cosa è cambiato in questi ultimi anni?

Tante cose, anche le più banali. Molti di noi non riescono neanche a  pensare di non guardare la posta elettronica o di non consultare l’orario ferroviario  o di non comprare un biglietto aereo su  internet… Nella nostra vita quotidiana è l’informazione più diretta e trasparente che ci sia.

Il rischio?

Ci sono due strade aperte: una è la grande libertà di internet, che non vuol dire anarchia ma  anche scrivere delle regole di comportamento. Questa è la strada della libertà, una libertà responsabile.
L’altra è il controllo della nostra vita e privacy da parte delle sorelline suadenti che sono la pubblicità, il commercio e l’industria che vengono a controllare i nostri profili, la nostra vita e quindi sono loro a creare le nostre identità.

 

 

 

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