Wise Society : “One Life”: un inno alla vita e alla sostenibilità ambientale del Pianeta

“One Life”: un inno alla vita e alla sostenibilità ambientale del Pianeta

di Laura Campo
14 Novembre 2012

Il kolossal naturalistico della BBC dal 19 novembre al cinema è uno spettacolo della natura allo stato puro. Che lancia un messaggio chiaro: stesso Pianeta, stesso futuro. La specie umana è avvertita

Una femmina di elefante che fa di tutto per salvare il proprio cucciolo dal pericolo, una foca che in un mare di ghiaccio “scalda” e nutre i piccoli, una minuscola rana che scala altissimi alberi per portare cibo ai propri girini e una scimmia cappuccina che insegna ai piccoli come rompere le noci di palma per sopravvivere.

One Life, il kolossal naturalistico prodotto dalla BBC Earth, in arrivo sugli schermi italiani (distribuito da DNC Entertainment con QMI) il 19 e 21 novembre in molte sale di tutta Italia dimostra in modo inequivocabile che la vita è unica per tutti gli abitanti della Terra e la sopravvivenza è più forte di tutto, in qualsiasi habitat e di fronte a qualunque ostacolo.

Le sfide che uniscono tutti gli esseri viventi

 

Molto più cinema che documentario e decisamente diverso da altri film di questo genere, One Life è un viaggio di 84 minuti, spettacolare e coinvolgente nel mondo degli animali, anche i più impensabili e poco conosciuti (come i draghi di Komodo o i coleotteri di Darwin), immortalati attraverso i loro comportamenti: dalla nascita all’età adulta, dalla caccia per il cibo al corteggiamento fino alla riproduzione per assicurare continuità alla vita.

Il racconto, cui dà voce con grande efficacia, nella versione italiana, il crooner Mario Biondi è frutto di un intreccio di storie e immagini straordinarie, frutto di 4 anni di riprese molte aeree e subaque, girate con tecniche raffinatissime in 23 diverse location dei cinque Continenti: dall’Antartide al Giappone, dal Costarica al Madagascar, passando per il Venezuela, l’Etiopia e l’Argentina, l’Indonesia e il Brasile.

Proprio grazie a queste tecnologie d’avanguardia e a un approccio drammatico ma intimo ci si avvicina in modo sorprendente a quello che si vede, riuscendo a coglierne dettagli e sfumature che permettono di entrare “dentro” le vicende dei vari esemplari: una lotta di accoppiamento tra le megattere, le invenzioni dei delfini per catturare il cibo, una “squadra” di leopardi che attacca uno struzzo femmina, un piccolo di camoscio che riesce a sfuggire alla volpe rossa.

Tecnologia HD e fotografia ad alta velocità

 

«Volevamo volare, correre, nuotare, cacciare e lottare accanto agli animali, per essere lì davvero e partecipare al dramma delle loro gesta quotidiane» hanno detto fin dall’inizio del progetto i registi del film, Michael Gunton e Martha Holmes entrambi veterani della BBC. «Volevamo le macchine da presa dentro il mondo animale, non solo per far vedere con gli occhi e sentire con l’udito ma per trasmettere nel modo più efficace l’esperienza di quello che era davanti a noi e oggi pensiamo di esserci riusciti», ha aggiunto Gunton (che è anche un esperto biologo) alla recente presentazione del film a Roma.

«Lo scopo del progetto è di avvicinarci alle altre specie e mostrare la profonda connessione tra  uomini e gli animali», ha proseguito il regista, «dimostrando che il mondo naturale è anche buffo e divertente come a volte lo siamo noi». Gli animali ci assomigliano, insomma: come noi hanno un carattere e un’identità ben definiti: sono pigri o coraggiosi, intraprendenti o timidi, cauti o spericolati.

«L’idea era di divertire e intrattenere il pubblico, ma anche educarlo al rispetto della natura e degli altri esseri viventi, facendo emergere le difficoltà che ci uniscono e mostrando che gli animali, proprio come noi, sono in grado di risolvere i problemi della vita con intelligenza e duttilità», ha continuato Gunton.

I danni prodotti dall’uomo

 

Nell’intento di documentare il bello e il buono della natura, i registi si sono però inevitabilmente scontrati con tutto quello che nel film non si vede ma c’è ed è causato proprio dagli uomini: distruzione degli habitat, cambiamento climatico, espansione urbanistica selvaggia.

«La situazione mi è sembrata drammatica soprattutto in Africa di cui mi occupo da più di vent’anni» da detto ancora Michael Gunton, «tornando in molti luoghi ho dovuto constatare quanto siano cambiati in peggio: il paesaggio è ormai profondamente alterato anche nelle zone più remote e lontane dai centri abitati e non ho potuto fare a meno di pensare, con tristezza, che tipo di mondo ci troveremo a filmare tra qualche anno».

E allora, per cercare di difendere la ricchezza e varietà della natura che è rimasta e che film come One Life ci mettono sotto gli occhi non c’è che una strada: riavvicinarci al mondo naturale, riaccendere la nostra passione per il Pianeta e chi lo abita insieme a noi: piante e animali. Perché se non sapremo difenderlo la prossima specie a rischio sarà la nostra.

La campagna Wwf per il Bacino del Congo

 

«Proprio per questo l’edizione italiana del kolossal della BBC sostiene la campagna Wwf “Green Heart of Africa” (anche per maggiori info e contributi al progetto ndr) e sarà un importante alleato per salvare il bacino del Congo, eccezionale patrimonio di biodiversità e secondo polmone verde del mondo dopo l’Amazzonia» ha detto Isabella Pratesi, direttore delle Politiche di Conservazione Internazionali del wwf Italia.

Un territorio di enorme importanza, fondamentale alleato nella lotta al cambiamento climatico perchè con i suoi 180 milioni di ettari di foresta pluviale, può assorbire fino a 160 milioni di tonnellate di carbonio. Ma questa preziosa “Amazzonia africana” viene deforestata al ritmo di 700 mila ettari l’anno tra tagli illegali, costruzione di infrastrutture minerarie (per l’estrazione di cobalto e coltan) caccia alle specie selvatiche e bracconaggio per il commercio fuori legge.

Salvare il bacino del Congo significa anche difendere la vita dell’80 per cento dei primati africani (gorilla, scimpanzè e bonobo), il 50 per cento degli elefanti del Continente nero e 75 milioni di persone che dipendono dalla foresta per vivere. Un impegno che riguarda tutti noi.

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