Paolo Rumiz viaggia molto. Per lavoro, ma anche per diletto. Molti dei suoi reportage narrano di viaggi fatti per lo più con mezzi pubblici, automobili di piccola cilindrata perchè ritiene che il vero viaggio sia un modo di arrendersi all’inaspettato, a quello che accadrà e soprattutto all’incontro dell’altro. La televisione e i giornali ci danno una visione schematica della realtà. Ci dicono che l’immigrato delinque, che l’Africa è irrimediabilmente perduta. Ci dicono che siamo circondati dal pericolo e che dobbiamo vivere blindati. Poi uno si muove, entra nella realtà al di fuori degli studi televisivi e scopre che c’è un mondo pieno di belle persone, per questo viaggiare è fortemente consigliato
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