Con Chiara Caprio, di Essere Animali, cerchiamo di capire un po' meglio ciò che troppo spesso ignoriamo sul cibo che portiamo in tavola
In Italia ogni anno vengono macellati oltre un milione e mezzo di agnelli, soprattutto nel periodo pasquale, molti dei quali provenienti da Paesi esteri (siamo, infatti, tra i principali importatori di agnelli vivi in Europa), spesso trasportati in condizioni inumane dopo essere stati strappati dalle proprie madri in moltissimi casi anche prima di essere stati svezzati. Una crudeltà che si aggiunge, dunque, ad altra crudeltà, prima che, dopo essere stati macellati, arrivino sulle nostre belle tavole imbandite pasquali.
Forse non sempre siamo coscienti di cosa avviene agli animali prima di arrivare nei nostri piatti. E gli agnelli sono solo un esempio di ciò che rientra nel crudele ingranaggio dell’industria della carne con polli, maiali, vitelli e quant’altro. Un’industria che, anche attraverso la manipolazione genetica, cerca di rendere sempre più produttivi i propri allevamenti intensivi, che tanto danno provocano sia alla nostra salute che a quella del pianeta.
Perché l’industria della carne vive della quantità e della velocità di produzione che, tanto per fare un esempio, ha reso possibile, tramite l’intervento sulla genetica, di far crescere i polli molto più velocemente, facendogli impiegare il 60% di tempo in meno rispetto agli anni ’50 per arrivare al peso giusto per la macellazione (quando hanno solo 30-40 giorni massimo, in pratica quando sono ancora pulcini!), e facendoli crescere in peso ben il 400% in più sempre rispetto agli anni ’50: oggi mediamente un pollo quando arriva al macello pesa 4 kg, negli anni ’50 meno di un chilo.

Il trasporto inumano degli animali destinati al macello aggiunge ulteriore crudeltà a una situazione di per sé già eticamente deprecabile.
Un modello che nuoce agli animali, ma anche a noi: cosa possiamo fare
Un modello produttivo, quello dell’industria, che consente, rimanendo nel settore del pollame, una resa in termini di carne molto più elevata (soprattutto petto e cosce, mentre il resto del corpo, organi interni compresi crescono poco e male con ovvie conseguenze sulla vita dell’animale). Come dire, minimo sforzo, massima resa.
Peccato che per far ciò gli animali vengano imbottiti di antibiotici e trattati come meri rifiuti (anche qui, un esempio: ogni anno in Italia vengono mandati in discarica, ergo soppressi, dall’industria delle uova oltre 30 milioni di pulcini maschi, perché ritenuti inutili rispetto ai pulcini femmina, che invece potranno produrre uova) con un danno enorme, al di là delle inevitabili questioni etiche che tutto ciò pone, anche per la nostra salute.
Di fronte a questo modello economico e di consumo ognuno di noi dovrebbe quanto meno essere più consapevole, per agire di conseguenza e per tutelare di più, se non gli animali e l’ambiente, almeno la propria salute.
A tal proposito, per condividere sempre maggiore consapevolezza sul tema, Wise Society ha incontrato Chiara Caprio, responsabile media e relazioni istituzionali di Essere Animali, l’associazione che da oltre 15 anni si occupa di salvaguardare i diritti degli animali, soprattutto quelli allevati a scopo alimentare e per la produzione di pellicce, sensibilizzando politica, mondo aziendale e largo pubblico al fine di ottenere norme che tutelino di più gli animali e per promuovere stili alimentari più sostenibili, come per esempio quelli a base vegetale.
L’Associazione ha anche in essere diverse campagne e petizioni, che ciascuno di noi può sostenere: fra queste, anche una proprio per gli agnelli, per contrastare le disumane condizioni in cui vengono trasportati da un Paese all’altro per centinaia di chilometri e infine arrivare sulle nostre tavole.
>>> TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE >>> Perché gli allevamenti intensivi inquinano (e non solo)?
Intervista e testi: Vincenzo Petraglia
Riprese: Fabio Restelli