La campagna della LAV "Toxic Fur" è riuscita a rivelare la presenza di sostanze pericolose in alcuni capi con pelliccia. Cosa aspettiamo a farle sparire definitivamente?
Vi ricordate i pigiami per bambini alla formaldeide? Anche se sono passati più di cinque anni non è il caso di abbassare la guardia perché questa sostanza tossica è presente in capi trattati e colorati senza rispettare le norme di sicurezza per poter tagliare i costi e vendere a prezzi competitivi. La formaldeide è idrosolubile quindi viene scaricata a ogni lavaggio e può interagire con la pelle, soprattutto quando si suda.
Se dei pigiami e di altri capi di uso quotidiano non si può fare a meno, delle pellicce invece sì. E proprio questo capo da sempre così discusso è al centro dell’ultima polemica sulla moda tossica. La Lega Anti Vivisezione ha lanciato una nuova campagna anti-pellicce, “Toxic Fur” (www.nonlosapevo.com), basata sulle sostanze tossiche trovate in alcune pellicce per bambini sottoposte ad analisi di laboratorio. I risultati dell’indagine – commissionata dall’associazione animalista su sei capi d’abbigliamento di cinque note marche in vendita in Italia (a Milano, Monza, Roma e via web) – svelavano la presenza, nei capi analizzati, di alcune sostanze con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea, la normativa che regola le sostanze chimiche pericolose negli articoli in pelle e pelliccia e nei più diffusi standard industriali privati.
A breve distanza dal lancio di questa campagna, una delle cinque aziende coinvolte, Il Gufo, ha emesso un comunicato stampa con cui annuncia l’immediato ritiro dal mercato del prodotto contaminato: si tratta del Giaccone piuma con inserto in pelliccia di Murmasky (cane-procione) per bambino di 18 mesi. Un campione di questa pelliccia era stato fatto analizzare dalla LAV dal laboratorio di analisi chimiche dell’Istituto Buzzi di Prato, che aveva rilevato la presenza di formaldeide in quantità fino a dieci volte superiore a quanto previsto dai più rigorosi standard industriali di sicurezza. C’erano inoltre altre sostanze classificate come tossiche o possibili cancerogeni tra cui pentaclorofenolo, nonilfenolo etossilato, cromo, piombo, alluminio, idrocarburi policiclici aromatici (fenantrene e naftalene).
La LAV plaude la decisione ma coglie l’occasione per ricordare come rinunciare definitivamente all’uso nella moda di pelliccia animale sarebbe non solo una scelta etica e sostenibile ma anche l’unico modo di prevenire il rischio tossico: la filiera produttiva della pellicceria prevede, infatti, l’impiego di sostanze classificate anche come CMR – cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione – e che, inevitabilmente, lasciano tracce anche significative nel prodotto finito, con possibili conseguenze per la salute di chi lo indossa.