Diverse ricerche affermano che aiutano a smettere chi già fuma. Ma allo stesso modo aumentano i non fumatori che le utilizzano
Il prodotto ha trovato una sua collocazione sul mercato italiano: sono 1,3 milioni le persone che utilizzano quotidianamente le sigarette elettroniche. Ma quanto ai possibili benefici per la salute, il dibattito è ancora aperto. Se la riduzione del danno rispetto alle sigarette tradizionali appare altamente probabile, al momento non ci sono dati sufficienti per affermare che passando dalle boccate alle «svapate» sia più facile abbandonare del tutto il cattivo vizio.
E c’è un’insidia, da tenere a bada: quella che rischia di avvicinare un numero maggiore di giovani al fumo, sfruttando l’attrazione delle sigarette elettroniche e la loro presunta innocuità.
Le sigarette elettroniche aiutano a smettere di fumare?
Eppure nelle ultime ore ha avuto un’ampia eco una ricerca statunitense pubblicata sulla rivista «British Medical Journal». Secondo i ricercatori dell’Università della California e del Moores Cancer Center (La Jolla), per la prima volta negli Stati Uniti s’assiste a un significativo aumento dei tassi di disassuefazione dal fumo.
La ricerca ha rilevato che in realtà ad allontanarsi maggiormente dal fumo nel 2015, in misura peraltro maggiore rispetto a quelle rilevate a partire dal 2001, sono state soprattutto le persone che hanno usato le sigarette elettroniche. L’aumento corrispondente all’1,1% si traduce in valore assoluto in circa 350mila fumatori.
Secondo gli autori dello studio, due sono i fattori che hanno contribuito a questo calo: il divieto di pubblicità ai prodotti del tabacco in vigore oltreoceano soltanto dal 2012 e la crescente popolarità delle sigarette elettroniche, rilevata negli ultimi tre anni. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di rispondere a dei questionari per rilevare l’utilizzo di sigarette tradizionali ed elettroniche. I risultati, in linea con quanto svelato dalla prima revisione di studi pubblicata nel 2015 sulla «Cochrane Library», hanno mostrato che quasi il 65% di coloro che avevano utilizzato le «e-cig» è poi riuscito ad abbandonare il vizio. Mentre il 70% di chi ha spento l’ultima «bionda», s’è rifugiato nelle sigarette elettroniche. Una scelta che, sebbene per una questione temporale manchi il conforto degli studi randomizzati, lascia presupporre un danno ridotto alla salute.
Sigarette elettroniche: fanno bene o male?
Ciò osservato, non ci sono comunque gli elementi per definire le sigarette elettroniche prodotti privi di conseguenze: in primis perché ne sappiamo ancora poco, inoltre perché la loro diffusione crescente fra i giovanissimi ne fa un mezzo per avvicinare al tabagismo persone che non fumano (negli Stati Uniti il business vale già 2,5 miliardi di dollari).
«Occorre più prudenza quando si parla delle sigarette elettroniche, tra cui rientra anche la IQOS: un prodotto che, a differenza degli altri sul mercato, è a base di tabacco, il quale però viene riscaldato e non bruciato – afferma Massimo Verga, pneumologo del centro antifumo dell’ospedale San Paolo di Milano -. Gli effetti sulla salute sono ancora in fase di valutazione e il rischio è quello di far passare un messaggio troppo rassicurante. Così i giovani rischiano di avvicinarsi al fumo per il tramite delle sigarette elettroniche, con il rischio peraltro già documentato di diventare nel tempo dei consumatori anche di quelle tradizionali».
Risale inoltre a poche settimane fa la pubblicazione di una ricerca sulla rivista «Scientific Reports» da parte di un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna, che hanno misurato l’effetto dei vapori generati dalle sigarette elettroniche su modello animale. Secondo Moreno Paolini, ordinario di farmacologia all’Università di Bologna e autore della pubblicazione, «a livello polmonare, i vapori delle sigarette elettroniche producono un effetto stimolante sugli enzimi bioattivanti, mentre inibiscono quelli detossificanti. Perturbazioni che, se confermate sull’uomo, potrebbe portare alla trasformazione di sostanze pre-cancerogene in cancerogeni finali».
La gestualità può aiutare chi ha già smesso
Considerati i punti ancora in sospeso, le sigarette elettroniche, a differenza della terapia con sostitutivi della nicotina (chewing gum, cerotti o confetti), degli altri farmaci utilizzati nei percorsi di disassuefazione e del counseling specialistico, non è ancora uno strumento valido per smettere di fumare. Mimare la gestualità associata al fumo di sigaretta può però essere d‘aiuto per gli ex fumatori: per non farli ricadere in tentazione.
Ecco probabilmente perché, come riportato in uno studio apparso sulle colonne di «Tobacco Control», chi ha già smesso di fumare propende talvolta per le «e-cig». «Lo studio ha confermato che la sigaretta elettronica può essere un’alternativa per gli ex fumatori per non tornare a fumare sigarette, ma la sua efficacia per smettere di fumare è minima», chiosa Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. In Italia il numero dei fumatori non è diminuito negli ultimi cinque anni (coincisi con la diffusione delle sigarette elettroniche sul mercato): sono poco meno di undici milioni, pari al 21 per cento della popolazione.
Twitter @fabioditodaro