L'attività fisica costante rende più forte la parte collegata alla memoria a lungo termine, e in generale migliora in maniera netta il rendimento intellettuale
Il collegamento tra attività fisica e rendimento intellettuale è stato dimostrato in modo inequivocabile da una serie di studi pubblicati negli ultimi mesi. Nel primo, Nancy Pedersen dell‘Università della California ha analizzato la condizione fisica e intellettiva di oltre un milione di ragazzi (nati tra il 1950 e il 1976) arruolati per la leva ottenendo importanti risultati. Prima di tutto ha scoperto che i punteggi più alti di quoziente intellettivo sono sempre attribuiti a coloro che fanno regolarmente sport, e che questi ultimi hanno anche mediamente più successo nella vita futura.
Gli altri due studi, usciti qualche mese dopo, sono stati condotti su bambini di 9-10 anni. Nel primo gli autori hanno invitato i ragazzini a sottoporsi a specifiche sessioni di ginnastica aerobica, mentre nel secondo hanno solo verificato le loro abitudini. In entrambi i casi gli autori, ricercatori dell’Università dell’Illinois, hanno dimostrato che a un maggior livello di attività fisica corrisponde sempre un miglior rendimento, e che tale associazione ha un riscontro strumentale, perché esami quali la risonanza magnetica funzionale mostrano, nei più sportivi, un ingrossamento di zone del cervello collegate all’apprendimento come l’ippocampo e i gangli della base.
In altre parole, lo sport favorisce lo sviluppo di un cervello in crescita, forse perché apporta ossigeno e migliora il metablismo: in nessuno di questi studi, infatti, è emersa un’associazione tra massa muscolare e intelligenza. Ma l’attività fisica non aiuta solo i bambini: Kirk Erikson dell’Università di Pittsburgh, su Neurology illustra i benefici dell’esercizio fisico sul cervello: chi cammina almeno dieci chilometri a settimana ha una materia grigia più sviluppata, e un rischio dimezzato di avere problemi di memoria nella terza età. Fanno eco i ricercatori del Center for Brain Science dell’Università di Harvard, che hanno studiato l’effetto del movimento regolare sui topi: dopo un mese di attività fisica continuativa, gli animali mostravano una regressione dei danni alle giunzioni neuromuscolari, cioè le sinapsi che assicurano il collegamento tra i muscoli e il cervello.
Gli altri due studi, usciti qualche mese dopo, sono stati condotti su bambini di 9-10 anni. Nel primo gli autori hanno invitato i ragazzini a sottoporsi a specifiche sessioni di ginnastica aerobica, mentre nel secondo hanno solo verificato le loro abitudini. In entrambi i casi gli autori, ricercatori dell’Università dell’Illinois, hanno dimostrato che a un maggior livello di attività fisica corrisponde sempre un miglior rendimento, e che tale associazione ha un riscontro strumentale, perché esami quali la risonanza magnetica funzionale mostrano, nei più sportivi, un ingrossamento di zone del cervello collegate all’apprendimento come l’ippocampo e i gangli della base.
In altre parole, lo sport favorisce lo sviluppo di un cervello in crescita, forse perché apporta ossigeno e migliora il metablismo: in nessuno di questi studi, infatti, è emersa un’associazione tra massa muscolare e intelligenza. Ma l’attività fisica non aiuta solo i bambini: Kirk Erikson dell’Università di Pittsburgh, su Neurology illustra i benefici dell’esercizio fisico sul cervello: chi cammina almeno dieci chilometri a settimana ha una materia grigia più sviluppata, e un rischio dimezzato di avere problemi di memoria nella terza età. Fanno eco i ricercatori del Center for Brain Science dell’Università di Harvard, che hanno studiato l’effetto del movimento regolare sui topi: dopo un mese di attività fisica continuativa, gli animali mostravano una regressione dei danni alle giunzioni neuromuscolari, cioè le sinapsi che assicurano il collegamento tra i muscoli e il cervello.
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