Sono molti gli italiani a porsi questa domanda, d’altra parte stiamo parlando di una bevanda eccitante. Insomma, quanto caffè si può bere al giorno? C’è chi lo beve solo a colazione, chi anche dopo pranzo e chi sorbisce una tazzina per prendersi una pausa dalle incombenze quotidiane, siano esse lavoro o faccende casalinghe. Ma cosa dice la scienza in merito?
Quanti caffè sono consigliati ogni giorno?
Chi è in buona salute, può stare tranquillo. Bevendo fino a 5 tazzine al giorno di caffè, i benefici per la salute possono essere superiori ai rischi: in realtà molto limitati, se l’abitudine è quella di consumare espresso (prima scelta tra le diverse tipologie di bevanda per gli italiani).
È rassicurante il responso di una revisione della letteratura scientifica completata da tre ricercatori delle scuole di salute pubblica delle università di Singapore e di Harvard e pubblicata sul «New England Journal of Medicine» . Rispettando il limite indicato, il caffè può infatti proteggerci dall’insorgenza di diverse malattie croniche: tra cui anche alcuni tumori. Molti più benefici che rischi, dunque: se si considerano come eccezioni i periodi della gravidanza e dell’allattamento.
Gli effetti della caffeina sul cervello
Passando in rassegna le evidenze disponibili, i ricercatori si sono concentrati in primis sugli effetti del caffè (e della caffeina, in particolare) sul cervello. Se assunta in dosi moderate (40-300 milligrammi), la caffeina può:
- ridurre l’affaticamento
- aumentare la vigilanza
- accorciare i tempi di reazione
Effetti di questo tipo – si legge nel lavoro – sono stati più volte osservati sia in chi non consuma abitualmente caffè sia tra coloro reduci da un breve periodo di rinuncia. Non per questo però si deve pensare che la stanchezza, se in eccesso, possa essere annullata da una o due tazzine di caffè in più al giorno. Fin qui i benefici, che a fronte di alcuni eccessi possono però essere controbilanciati dai rischi.
È il caso, per esempio, di chi supera il limite di cinque tazzine di caffè al giorno o di chi ricorre alla bevanda anche in serata e fa poi fatica ad addormentarsi. A livello del sistema nervoso centrale, inoltre, la caffeina ha anche una funzione analgesica, di cui tenere conto (come elemento di supporto) per esempio quando si assumono antidolorifici.
Un alleato del cuore
L’articolo offre diverse rassicurazioni anche a chi riteneva il «caffè» un nemico per il cuore. Anche in questo caso, fari puntati sulla caffeina. Nel breve termine, la sostanza psicoattiva può far aumentare i livelli della pressione sanguigna. Ma mantenendo i consumi regolari, l’organismo sviluppa una forma di tolleranza che pone i consumatori più assidui al riparo dal rischio di sviluppare l’ipertensione a causa del caffè. Ragion per cui non ci sono evidenze per caldeggiare il divieto di bere caffè a chi tende ad avere la pressione alta.
Caffè e colesterolo: c’è una connessione?
E i valori di colesterolo possono risentire del consumo di caffè? Sì, soprattutto se si opta per la bevanda non filtrata. Per questo motivo, il consiglio dei ricercatori è il seguente: meglio limitare il consumo di caffè non filtrato e rispettare le quantità indicate per le altre varianti. Così facendo, infatti, si possono tenere sotto controllo i livelli di colesterolo (totale e Ldl) nel sangue. Il consumo di caffè non sembra infine aumentare il rischio di ammalarsi di fibrillazione atriale, di sviluppare una malattia delle coronarie o un ictus cerebrale.
Caffè e tumori
Nell’articolo, che ha avuto ampia eco anche sulla stampa internazionale, sono sintetizzate anche le evidenze disponibili relativamente al rapporto tra il consumo di caffè e il rischio di ammalarsi di cancro. Prima di andare a fondo delle prove al momento disponibili, gli esperti hanno ricordato che è la qualità complessiva della dieta (piuttosto che il consumo di un singolo alimento) a influenzare il rischio oncologico.
Detto ciò, chi beve caffè quotidianamente, sembra essere in alcuni casi più protetto. Le evidenze più significative riguardano il rapporto con il tumore del fegato e del corpo dell’utero. Ma diversi studi hanno svelato che un consumo regolare di caffè è associato a una ridotta probabilità di sviluppare un tumore della pelle, al seno o alla prostata. Il fegato, in ogni caso, sembra essere l’organo che maggiormente beneficia del mix di sostanze contenute in una tazzina di caffè.
Caffè in gravidanza e in allattamento: ci vuole cautela
In linea generale, al di là che lo si assuma per piacere o anche puntando sulle sue proprietà nutraceutiche, non vi è motivo di vietare (o limitare drasticamente) il consumo di caffè se si è in buona salute. Ci sono però due fasi della vita della donna in cui occorre essere più cauti e dimezzare il numero di tazzine ingollate ogni giorno. Si tratta della gravidanza e del periodo subito successivo alla nascita di un figlio, se si allatta al seno. Questo perché la caffeina è metabolizzata con più fatica dal feto (prima) e dal neonato (poi). Ragion per cui gli esperti invitano a non superare i 200 milligrammi al giorno: l’equivalente dell’apporto garantito da due tazzine al giorno.
Twitter @fabioditodaro