Cosa fare se si scopre di essere positivi al Covid-19? Ecco un prontuario per gestire al meglio la patologia a casa, con tutti i numeri utili da chiamare qualora la situazione dovesse peggiorare
La mortalità del Covid-19 si attesta attorno all’1 per cento. Ciò vuol dire che, a fronte dei casi più gravi, la quasi totalità dei contagi può essere gestita a domicilio. Attualmente, 95 degli attuali positivi su 100 sono a casa: senza sintomi o con manifestazioni comunque curabili senza dover fare ricorso alle cure ospedaliere. Già, ma come? Finora è mancato un vademecum per le terapie domiciliari.
Il vulnus, in questi mesi, ha creato in alcuni casi differenze di approccio alla malattia e «fai-da-te». Un rischio da scongiurare, perché la conseguenza può essere un aggravamento della malattia: con l’eventualità di dover poi fare ricorso comunque all’assistenza ospedaliera, che in questo momento deve essere invece riservata ai casi più gravi. Da qui l’iniziativa della Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia, che ha redatto un vademecum per curare il Covid-19 (quando possibile) a casa.
A supporto anche Massimo Galli, il responsabile dell’unità di malattie infettive 3 dell’ospedale Sacco di Milano: in prima linea fin dall’avvento della pandemia in Italia.
Cosa fare se si è positivi al Covid?
Cosa succede quando si scopre di essere positivi al Covid ma non è necessario il ricovero in ospedale? È una domanda che si fanno i tanti italiani che ancora non hanno effettuato un tampone e non hanno quindi avuto un’esperienza diretta del percorso che segue. A essere interessate sono tre categorie di persone:
- I contatti stretti dei positivi che si sottopongono al tampone,
- Le persone con sintomi che vengono indirizzate dal proprio medico di famiglia all’esecuzione di uno dei tanti test per il Covid-19
- Coloro che effettuano un tampone rapido come screening (procedura da tempo attiva in diversi aeroporti).
A fronte di una positività, il protocollo da seguire può essere differente. Vediamo i dettagli.
Cosa devono fare gli asintomatici?
Indipendentemente dal motivo per cui si sono sottoposti allo screening, gli asintomatici possono trascorrere l’isolamento a domicilio senza assumere farmaci. Detto ciò, avendo il virus all’interno del proprio organismo, devono monitorare le condizioni di salute. E tenere regolarmente informato il medico di base, che dovrà guidare tutte le scelte: dalla definizione di un eventuale piano terapeutico all’indicazione a contattare il 112 (o il 118) per richiedere il ricovero in ospedale.
Tra i sintomi del Covid da controllare, ci sono la tosse, la febbre, il mal di gola e, più in generale, da un malessere diffuso a tutto il corpo. Può essere utile, se si dispone di un saturimetro (o di un pulsiossimetro), valutare anche la saturazione dell’ossigeno (2-3 volte al giorno). Un valore normale è considerato uguale o superiore a 97, mentre la guardia deve alzarsi se, a riposo e anche in assenza di sintomi, il dispositivo indica 92 (o meno).
Particolare attenzione deve essere posta al decorso della malattia soprattutto da chi vive da solo. Detto del saturimetro e del termometro, a seconda di dove si risiede, è opportuno conoscere il numero regionale da chiamare in caso di necessità. Oltre, naturalmente, a quello della guardia medica più vicina (per l’assistenza notturna). Essere visitati a domicilio, in questa fase, è pressoché impossibile. Ma sapendo di avere a disposizione più numeri utili, c’è maggiore probabilità di trovare il giusto interlocutore in caso di bisogno.
Qui di seguito i numeri regionali, suddivisi per regione:
- Abruzzo 800 595 459
- Basilicata 800 99 66 88
- Calabria 800 76 76 76
- Campania 800 90 96 99
- Emilia-Romagna 800 033 033
- Friuli Venezia Giulia 800 500 300
- Lazio 800 118 800
- Liguria: per informazioni sul coronavirus scrivi a sonoinliguria@regione.liguria.it
- Lombardia 800 894 545
- Marche: /
- Molise Per informazioni sul coronavirus scrivi a: coronavirus@asrem.org
- Piemonte 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24; 800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
- Provincia autonoma di Trento: per quesiti sui rientri dall’estero: 800 390 270 attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 17 con orario continuato e il sabato mattina dalle ore 8 alle 14.
- Puglia 800 713 931; dall’estero +39 080 3373398
- Sardegna 800 311 377 (per info sanitarie) oppure 800 894 530 (protezione civile); per i viaggiatori che fanno ingresso in Sardegna: urp.emergenza@regione.sardegna.it o numero verde 800 180 977
- Sicilia 800 45 87 87
- Toscana 055 4385850, attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 13
- Umbria 800 63 63 63
- Val d’Aosta 800 122 121
- Veneto 800 462 340
In alternativa, è possibile chiamare il numero di pubblica utilità 1500. Il Ministero della Salute raccomanda ai cittadini di contattare il 112 o il118 solo se strettamente necessario.
Cosa fare se compaiono (pochi) sintomi
Se invece la persona infetta manifesta i sintomi indicati, può essere avviata una terapia domiciliare. La premessa però è che a prescriverla sia il medico di base e che non rappresenti invece l’approdo di una valutazione individuale.
A casa, nell’ordine, si può fare ricorso:
- al paracetamolo (per la febbre),
- agli antinfiammatori (cortisonici),
- agli antibiotici,
- agli anticoagulanti
- all’ossigeno
Per la febbre, normalmente, può bastare l’antipiretico. I medici lombardi raccomandano anche di prestare particolare attenzione all’idratazione e alla dieta, per evitare che la malattia dia il la a uno stato di malnutrizione.
I cortisonici, in grado di deprimere la risposta infiammatoria (una delle complicanze di Covid-19), vanno invece utilizzati soltanto in caso di saturazione inferiore a 94, febbre persistente (5-7 giorni) e polmonite (diagnosticata dal medico dopo una visita o con un’ecografia). L’indicazione potrebbe però non essere valida per alcuni pazienti: chi soffre di colite ulcerosa, diverticolite, insufficienza renale, osteoporosi, glaucoma e ipertensione.
Le punture di enoxaparina (anticoagulante) sono raccomandate per prevenire la comparsa di fenomeni di trombosi, ma soltanto agli over 65, a chi è obeso, ai malati oncologici in trattamento, a chi è reduce da poco da un intervento chirurgico, alle donne incinte o che assumono contraccettivi orali o la terapia ormonale sostitutiva.
Quanto agli antibiotici, non sono sempre necessari. C’è l’indicazione a prescriverli soltanto a fronte di un fondato sospetto di sovrainfezione batterica: ovvero della contemporanea presenza del coronavirus e di un batterio in grado di popolare l’albero respiratorio. In questi casi, visto il rischio legato all’effetto sinergico dei due patogeni, la terapia può essere integrata con l’azitromicina. Escluso invece il ricorso all’antibiotico a scopo preventivo, ovvero a partire dal momento in cui si scopre la positività a Sars-CoV-2.
Covid-19: quando chiamare i soccorsi?
Nel documento redatto dalla Federazione degli Ordini dei Medici della Lombardia si fa riferimento anche all’ossigenoterapia, che può essere anche effettuata a domicilio (sempre su indicazione del medico di medicina generale) quando la saturazione risulta inferiore a 94 o se lo suggeriscono le condizioni del paziente.
Questo è però l’ultimo step della terapia domiciliare, che come tale richiede un monitoraggio ancora più stringente da parte del medico di riferimento. Quand’anche questa non dovesse bastare – situazione che spesso si accompagna a una febbre prolungata e a un’astenia progressiva: situazioni che spesso determinano la comparsa della malnutrizione – si pone l’esigenza di valutare il ricovero in ospedale.
Per quanto riguarda la durata dell’isolamento e della quarantena, si rimanda sempre e comunque al sito del Ministero della Salute, dove sono riportate informazioni sempre aggiornate sulle tempistiche di rientro in comunità dopo il contagio da SARS-CoV-2
Twitter @fabioditodaro