Secondo una ricerca condotta da Majid Ezzati docente all’Imperial College di Londra pubblicata sulla rivista The Lancet, gli obesi nel mondo sarebbero 641 milioni
«In quarant’anni, senza quasi accorgercene, siamo passati da un mondo abitato per lo più da persone magre a una realtà in cui gli obesi superano i soggetti sottopeso». Firmato: Majid Ezzati, docente di salute pubblica all’Imperial College e autore di una metanalisi appena pubblicata sulla celebre rivista inglese «The Lancet» sull’obesità nel mondo. Sarebbero 641 milioni le persone obese nel mondo. Un dato aumentato di sei volte rispetto a quarant’anni fa. Sono soprattutto gli uomini a risultare più grassi, mentre nello stesso tempo s’è ridotta di un terzo la quota di persone che vivono in una condizione di sottopeso.
I NUMERI DELLA RICERCA – Il messaggio che si deduce da questa fotografia è facilmente prevedibile: viviamo in un mondo in cui è più facile incrociare una persona in sovrappeso (o obesa) che una (troppo) magra. A ribadircelo, oggi, è la più completa ricerca condotta finora sul tema dell’obesità, basata su dati medici provenienti da più di 1.600 studi per un totale di quasi 19 milioni di persone, rappresentative di 186 paesi del mondo. Sulla base dei risultati dello studio, per estrapolazione, il numero stimato di adulti obesi nel 2014 è stato di 641 milioni di persone, vale a dire 375 milioni di donne e 266 milioni di uomini. Nel 1975, il numero delle persone obese era di 105 milioni. Questa «esplosione» è legata, secondo la ricerca, in particolare a una dieta troppo ricca di grassi. Ma anche la sedentarietà e la scarsa propensione a svolgere attività fisica hanno un ruolo tutt’altro che trascurabile.
BAMBINI E ADOLESCENTI FUORI DALL’INDAGINE – L’obesità aumenta il rischio di potersi ammalare di diabete, cancro o malattie cardiovascolari. Il Giappone, secondo questa ricerca, è il Paese con gli abitanti con il più basso indice di massa corporea (Bmi). Si tratta del parametro – dato dal rapporto tra peso e altezza al quadrato – più utilizzato per definire lo stato ponderale di un individuo. Nel campione non sono stati presi in considerazione bambini ed adolescenti, per due motivi: infanzia e adolescenza rappresentano due fasi importanti e delicate di rapida crescita e in secondo luogo perché gli indici di massa corporea per definire lo stato ponderale in questo target della popolazione sono ben diversi da quelli utilizzati per gli adulti. Oggi quasi un quinto (118 milioni di persone) degli adulti obesi del mondo vive in soli sei Paesi anglosassoni ad alto reddito: Australia, Canada, Irlanda, Nuova Zelanda, Gran Bretagna e Stati Uniti. In valore assoluto, la maggiore quota di obesi vive oltreoceano e in Cina, mentre da qui a dieci anni il Regno Unito (oggi terzo, in testa c’è la Moldavia) potrebbe vantare il triste primato del Paese europeo con la più alta quota di donne obese: 38 per cento, ovvero quasi una su due (lo stesso dicasi per uomini e donne statunitensi).
LA FAME NEI PAESI POVERI RAPPRESENTA L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA – La prospettiva non è incoraggiante. Se non si cambierà registro, infatti, nel 2025 un adulto su cinque sarà obeso e l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di porre un freno all’epidemia dei chili in eccesso assumerà le sembianze dell’utopia. Ma c’è un modo per arrestare questa progressione? Secondo Ezzati, «la sfida all’eccesso ponderale non può essere giocata dal singolo individuo, ma merita un approccio congiunto che coinvolga i singoli Stati. I governi devono coalizzarsi, varare politiche che incentivino il consumo di cibi sani, come la frutta fresca e la verdura e aumentare il costo dei prodotti alimentari trasformati». L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalle persone con gravi carenze alimentari e un peso molto inferiore alla “soglia” consentita per ciascun individuo, tale cioè da non compromettere le sue condizioni di salute. E le persone gravemente sottopeso si trovano soprattutto in Africa centrale e nei paesi africani orientali.
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