Nonostante un lieve miglioramento un bambino italiano su tre soffre di eccesso ponderale soprattutto al Sud. Sotto accusa le cattive abitudini alimentari e la scarsa attività fisica
Sbaglia chi pensa di poter cantare vittoria. I bambini italiani in sovrappeso o obesi conteggiati nel 2016 sono stati di meno rispetto al passato. Ma il calo non è sufficiente a considerare il problema alle spalle. L’Italia, nella speciale graduatoria, rimane fanalino di coda in Europa nell’obesità infantile. Alcune aree del Paese, soprattutto nel Paese, vedono più di un bambino su tre vivere in condizioni che gli esperti definiscono di eccesso ponderale. Più semplicemente: hanno un giro vita troppo largo, che a seconda dell’eccesso li fa ricadere nel range del sovrappeso (indice di massa corporea compreso tra 25 e 30) o dell’obesità (superiore a 30).
Contro sovrappeso e obesità infantile serve più consapevolezza
È questa l’istantanea che emerge dall’ultimo dato rilevato dal sistema di sorveglianza «Okkio alla Salute», promosso dal Ministero della Salute e gestito dall’Istituto Superiore di Sanità. In meno di dieci anni, ovvero da quando la rete è attiva (2007), il numero di bambini italiani in sovrappeso è calato del 13 per cento. I dati sono stati raccolti su un campione di 48.946 bambini di 8-9 anni e 48.464 genitori, rappresentativo di tutte le regioni italiane.
I bambini sono stati misurati – peso e statura – all’interno delle scuole da operatori formati con una metodologia standardizzata. Il risultato conferma la lenta e costante diminuzione del fenomeno, ma non fa avanzare l’Italia nella classifica dei peggiori Paesi europei per obesità infantile. D
a qui le parole intrise di preoccupazione di Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «Siamo di fronte a uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in Italia. La diminuzione del tasso di obesità nei bambini è un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati. Tuttavia resta molto da fare, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. I genitori devono fare la loro parte: gli ultimi dati ci dicono che circa il quaranta per cento delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma».
Sud del Paese: i dati sono preoccupanti
In particolare, l’indagine coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità mostra che la percentuale di bambini obesi di età compresa tra i 6 e i 10 anni è scesa dal 12 (2008-09) al 9,3 per cento (2016). Quella dei bambini in sovrappeso è invece passata dal 23,2 al 21, 3 per cento: nello stesso arco temporale.
Nonostante il miglioramento registrato dagli ultimi dati, restano forti differenze geografiche tra Nord e Sud a discapito di quest’ultimo. La rilevazione del 2016, confermando i dati precedenti, ha messo in luce la grande diffusione tra i bambini di cattive abitudini alimentari. I consumi di frutta e verdura, nonostante un lieve miglioramento, rimangono inferiori a quelli raccomandati (cinque porzioni al giorno). Idem dicasi, in direzione opposta, per le bevande zuccherate e gasate. «In Italia quasi un bambino su dieci salta la prima colazione e uno su tre ne fa una comunque inadeguata – spiega Angela Spinelli, epidemiologa del centro nazionale prevenzione delle malattie e promozione della salute -. Un comportamento che si ripercuote sui pasti successivi: molti ricorrono a merende troppo abbondanti e poi non hanno fame a pranzo. Nonostante ci sia grande attenzione all’alimentazione e alle tante mode alimentari in giro, la realtà ci dice che siamo ancora lontani da un corretto bilanciamento dei nutrienti nell’alimentazione dei nostri bambini».
SOS obesità infantile: i bambini italiani sono troppo sedentari
Una tendenza negativa che si riflette anche sulle attitudini sportive e sulla sedentarietà dei bimbi italiani. Il 23,5 per cento dei bambini svolge giochi di movimento non più di un giorno a settimana, il 33,8 per cento dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di una volta a settimana e il diciotto per cento non aveva fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine.
Attitudini che si radicano ancora di più grazie all’uso scorretto della tecnologia: il 44 per cento ha la tv in camera, il 41 per cento la guarda o usa videogiochi, cellulari e tablet per più di due ore al giorno (che è il massimo del tempo consentito dagli esperti).
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