Ayurvedica, tibetana, cinese. Ci sono molti modi di curare la malattia e molti modi di prevenirla. Ci sono altrettanti modi di conoscere il proprio corpo e mente e di percepirne la complessità. Conoscerli aiuta a capire meglio questa complessità
Noi in occidente iniziamo a curare il corpo quando abbiamo un forte sintomo fisico. Concepiamo i sintomi separati dalle percezioni sottili di emozioni e gesti quotidiani. Attendiamo l’evento “rivelatore” per curarci e separiamo la mente dal corpo.
Per altre medicine invece, il corpo e la mente sono una cosa sola, e la malattia può essere prevenuta, in un approccio più olistico. Luciano Zambotti, medico chirurgo e psicoterapeuta, ha una visione più articolata delle cure. Gli abbiamo chiesto di spiegarci quali sono le medicine non convenzionali e in che modo funzionano.
Parleremo, quindi, di medicina tibetana e di Ayurveda, scoprendo quali sono le differenze con la medicina occidentale che noi tutti conosciamo.
Come nasce la medicina tibetana?
La medicina tibetana si è diffusa con l’avvento del buddhismo in Tibet che portò con sé la medicina ayurvedica. La medicina tibetana è una sintesi della medicina cinese e ayurvedica che si è fusa con la medicina Born del luogo. Durante il regno del re Trisong Deutsen (730-786 d.C.), con l’aiuto del medico tibetano Yuthog Yonten Gonpo, il sovrano riuniì alla sua corte un gran numero di medici provenienti da differenti Paesi (India, Cina, Nepal, Persia, Grecia e altri ancora). Da quel simposio, durato mesi, è nata la medicina tibetana, che ha preso il meglio da ognuna.
E quella ayurvedica?
L‘ayurveda è la medicina tradizionale utilizzata in India fin dal IV millennio a.C., inizia ora a diffondersi anche in occidente.
Quali elementi differenziano la medicina occidentale da quella tibetana e ayurvedica?
Soprattutto per la visione che hanno dell’essere umano, delle cause della malattia, la diagnosi e per l’uso dei rimedi. Mentre noi in occidente andiamo dal medico quando siamo malati, curiamo i sintomi e ci riteniamo guariti una volta che è scomparso, nella medicina tibetana e ayurvedica, si mira soprattutto a prevenire la malattia e a scoprire e debellare la causa profonda del sintomo.
Lei è un medico di base, ma visita anche con il sistema tibetano e ayurvedico?
Sì, nell’ayurvedica e nella tibetana attraverso l’ascolto del polso possiamo già fare una diagnosi precisa dei disturbi del paziente, curando lo squilibrio energetico che può a lungo andare portare a un disturbo fisico. Loro per la diagnosi non usano esami del sangue, radiografie o altro, basta l’esame del polso da dove si sentono le tre energie fondamentali che regolano tutte le funzioni del nostro organismo. La palpazione del polso è senza dubbio il più importante dei metodi di diagnosi e c’è una differenza sostanziale tra le due medicine. Il medico mettendo tre dita nell’incavo del polso del paziente e facendo una lieve e in seguito profonda pressione sente se le tre energie sono in armonia. In presenza di un’alterazione si cerca di capire dove e perché c’è un disequilibrio e si mira a ristabilirlo. Queste medicine orientali tendono a prevenire la malattia, oltre che a curarla. Prevenzione significa riportare in equilibrio le tre energie, che nella medicina ayurvedica sono chiamate Vata, Pitta, Kapha mentre in quella tibetana Lung, Bad-kan e Krihpa.
Noi riusciamo a comprendere certe energie?
Anch’io, all’inizio, ho avuto delle difficoltà ad entrare nella logica della medicina tibetana e ayurvedica. Poi quando s’inizia a comprendere, è davvero sorprendente.
L’essere umano viene percepito nella sua complessità, mentre noi diamo importanza ai sintomi fisici e teniamo da parte quelli psicologici, prendendoli in considerazione solo in un secondo momento. Il medico ayurvedico e tibetano, invece, guarda all’insieme, mettendo sullo stesso piano salute fisica e mentale. Si occupa del corpo umano dal punto di vista fisico, psicologico e anche spirituale.
Cos’è la malattia per loro e per noi?
Per loro la malattia è causata da un errato comportamento fisico o mentale, per cui avviene un’alterazione delle energie cosmo-fisiche presenti dentro di noi e ritengono l’equilibrio lo stato d’armonia tra il corpo, l’energia e la mente. Quando questo naturale equilibrio viene a mancare, tutto il corpo ne risente mente compresa e può insorgere la malattia. Spesso la causa è solo un errato stile di vita. Per questo il medico mira anche a correggerlo. Ogni qualvolta si verifica uno stato di malattia, il medico tibetano prescrive dei rimedi a base di sostanze vegetali che hanno lo scopo di ricostituire nell’organismo I’equilibrio perduto. Per far questo è necessaria una profonda conoscenza delle piante oltre che, ovviamente, dei loro effetti sull’organismo. Oltre ai rimedi ci si occupa principalmente dello stile di vita e del regime dietetico. Grande importanza assume, infatti, l’alimentazione.
Noi, invece, se un paziente soffre di ulcera curiamo il sintomo da eliminare senza risalire alla causa. In genere, infatti, non si chiede al paziente perché ha mal di stomaco, cosa crede si nasconda dietro, quali i suoi atteggiamenti mentali, che stile di vita e di alimentazione segue…
È possibile unire i diversi saperi?
Per molti sintomi ho potuto verificare di persona, e anche studi scientifici in occidente lo confermano, che sono state trovate cure per disturbi che noi non riusciamo ancora a guarire. Dietro a questi “saperi” ci sono una logica e un’intelligenza millenaria che non possiamo classificare come una semplice superstizione o pensiero infantile, come spesso ho sentito dire da noi. La natura dell’uomo è complessa come la medicina del resto, e se da occidentali si è capaci e curiosi di guardare oltre, si può prendere il meglio anche dalle altre medicine. Per guarire non solo i sintomi ma anche le persone.