Grazie alla telemedicina, l'offerta di servizi sanitari attraverso una tecnologia sempre più alla portata di tutti, le spese per l'assistenza si potrebbero tagliare del 70%
La tecnologia può fare qualcosa per ridurre i costi dell’assistenza sanitaria? Secondo quanto è emerso ieri al simposio internazionale organizzato a Bruxelles dallo University of Pittsburgh Medical Center (Upmc), la risposta è sì. E i tagli possibili sono nell’ordine del 70% a paziente. Non è poco ed è una prospettiva da valutare nella pratica. La spesa sanitaria cresce perché si vive di più ma, invecchiando si è anche più soggetti a malattie e disturbi vari. E oggi più che mai, tra crisi e spending review, si cercano modi per ottimizzare il costo dei servizi.
La telemedicina, che consiste nell’offerta di servizi sanitari e nella cura a distanza dei pazienti tramite l’utilizzo della tecnologia informatica, non nasce oggi ma è alla portata di sempre più persone grazie anche agli smartphone. La possibilità di effettuare una diagnosi clinica senza essere fisicamente nello stesso luogo del paziente ha permesso di offrire servizi sanitari nelle zone più remote o prive dei servizi sanitari specialistici. «Ormai la tecnologia è sempre più low cost e alla portata di tutti, anche grazie allo smartphone e a tutte le sue applicazioni – ha spiegato Laura Raimondo, amministratore delegato di Upmc Italia – La telemedicina è la chiave per ridurre i costi della sanità e dare accesso all’assistenza a una popolazione che sta invecchiando sempre di più».
Secondo uno studio del centromedico dell’Università del Kansas, con l’applicazione della telemedicina in oncologia dal 1995 al 2005 si è passati da 103 visite al costo di 812 dollari l’una a 235 visite per 251 dollari l’una, circa il 70% in meno. I dati a disposizione su esperienze di telemedicina nel lungo periodo sono ancora pochi, ma sembrano confermare quanto è emerso oggi al simposio.
Fonte: Ansa