I farmaci a basso dosaggio di citochine e senza effetti collaterali, utili per stimolare la risposta immunitaria potrebbero rappresentare il futuro delle cure pediatriche
Utilizzare i farmaci senza doversi preoccupare degli effetti collaterali, semplicemente perché non esistono. È questo il sogno di chiunque si ammali ed è anche l’obiettivo della cosiddetta “low dose medicine”, ovvero una classe di farmaci a bassa concentrazione di citochine, ormoni e neuropeptidi. La ricerca scientifica, prima, e i trial clinici, poi, hanno dimostrato che nonostante i bassi dosaggi gli effetti terapeutici dei farmaci sono gli stessi rispetto all’utilizzo di alte dosi.
Questo perché la visione di tipo organicistico del nostro corpo ha lasciato il passo a quella di network cellulare in cui cellule, organi e sistemi sono in continuo dialogo tra di loro sia in condizioni fisiologiche che patologiche. L’attenzione della “low dose medicine” si è quindi focalizzata sul ruolo delle molecole messaggere che possono agire come farmaci aiutando l’organismo ammalato a tornare alle sue originarie condizioni fisiologiche grazie alla somministrazione orale di dosi basse di molecole messaggere attivate.
In questo modo la “low dose medicine”, per esempio, potrebbe essere fondamentale nella cura dei piccoli pazienti: attraverso l’utilizzo di basse concentrazioni di citochine, che sono le proteine che regolano la funzione degli organi immunitari, si potrebbe far sì di ripristinare le normali funzioni fisiologiche degli organi atti a difendere l’organismo senza aggredirli come fanno i farmaci tradizionali, ma stimolandoli a una maggiore reattività.
A tirare le somme sulle ricerche è Guna, azienda impegnata nel settore della produzione e distribuzione di farmaci di origine biologico-naturale, ed intenta a dimostrare che la teoria scientifica della “low cost medicine” può rappresentare «la base per un nuovo paradigma medico e terapeutico», come spiega l’ad Alessandro Pizzoccaro.