L'epidemia da Covid-19 pone un problema molto serio: quello dei malati oncologici. Quali precauzioni è meglio prendere? I consigli degli esperti.
Prima è stata la volta di Marta Di Palma, attraverso Facebook: «Io voglio vivere. Quello che mi spaventa è che, a differenza del tumore, per cui devo confidare nella medicina e nella mia forza, ora per sopravvivere devo sperare che milioni di persone non siano egoiste e superficiali». Poi di Claudia Naingollan, la moglie del centrocampista del Cagliari Radjia: «Il momento è difficile per noi pazienti oncologici e non solo. A oggi non si trovano farmaci importanti per le mie cure e, come me, chissà quante persone sono nella stessa situazione. Ma noi non possiamo permettere di ammalarci, perché le nostre difese immunitarie sono pari a zero».
Malati di cancro: indicazioni ai tempi del Coronavirus
Gli sfoghi di due donne alle prese con un tumore, più o meno famose, descrivono l’attualità dei pazienti oncologici ai tempi del Coronavirus. I riflessi dell’epidemia riguardano anche loro, soprattutto sul piano della sicurezza negli ambienti ospedalieri. Per questo l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha deciso di prendere pubblicamente posizione sul tema. In caso di pazienti già in trattamento, gli esperti raccomandano il rinvio di visite di follow-up e l’attivazione di percorsi di «monitoraggio» a distanza. Quanto ai trattamenti, invece, «è opportuno che venga valutato e discusso caso per caso l’eventuale rinvio, in base al rapporto tra i rischi legati all’accesso in ospedale e i benefici attesi dal trattamento stesso», afferma Giordano Beretta, responsabile dell’unità operativa di oncologia medica dell’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo e presidente Aiom. Di fronte all’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, dunque, l’eventualità di posticipare i trattamenti anticancro programmati può essere assunta, se la malattia lo permette. La scelta deve naturalmente essere valutata su ogni singolo caso.
Tumori e Covid-19: restare a casa o andare a curarsi in ospedale?
«Siamo in tempi di grande e imprevista emergenza e tutta la nazione è chiamata ad una prova impegnativa», fa eco Saverio Cinieri, direttore dell’oncologia medica e della breast unit dell’ospedale Perrino di Brindisi. «Il momento è difficile per le quotidiane pratiche di noi oncologi e dei nostri pazienti, già impegnati in un complesso percorso di malattia. L’invito che rivolgo a colleghi e pazienti è quello di rispettare scrupolosamente le direttive del Ministero della Salute e delle altre autorità competenti, al fine di tutelare la salute di tutti noi ed aiutare a limitare il più possibile i contagi». Il tema del rinvio interessa soprattutto quei pazienti che tendono a spostarsi per chiedere una «seconda opinione» negli ospedali delle regioni del Nord Italia più colpite dall’epidemia. In questi casi, considerando l’inevitabile maggiore fragilità dei pazienti oncologici, è preferibile evitare di spostarsi e rimanere a curarsi in loco. In ogni caso, se si torna in un reparto di oncologia (ma non solo) dopo un viaggio, è bene sempre farlo presente a medici e infermieri. In questo modo potranno essere adottate tutte le misure per la riduzione del rischio di contagio: sia del personale sanitario sia degli altri pazienti.
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