Wise Society : Dolore cronico: così diffuso, così difficile da controllare

Dolore cronico: così diffuso, così difficile da controllare

di Fabio Di Todaro
31 Marzo 2016

Devastante l'impatto sulla vita dei circa tre milioni di italiani che cercano di orientarsi tra cure palliative e nuove tipologie di farmaci

Il dolore cronico colpisce un italiano su quattro e oltre la metà dei pazienti con tumore. Che sia di natura oncologica o benigno-degenerativa, quando aumenta di intensità risulta complesso da controllare e, spesso, è gravato dagli effetti collaterali legati agli analgesici assunti ad alte dosi.

«Il dolore cronico è fonte di un deterioramento globale della persona, a livello fisico e psichico e nei casi più gravi può arrivare anche a compromettere la riuscita delle terapie in corso», dichiara Vittorio Guardamagna, direttore dell’unità di terapia del dolore e cure palliative dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «Nei pazienti con tumore una condizione di sofferenza protratta e non controllata costringe a volte l’oncologo a interrompere la chemioterapia o il radioterapista a rinviare la seduta. è fondamentale, dunque, lenire il dolore, per motivi non soltanto etici, ma anche clinici. Il problema è che, ancora troppo spesso, si ricorre a terapie poco appropriate: nel caso dei pazienti oncologici, accade una volta su due».

LEGGE 38 ANCORA LONTANA DALL’APPLICAZIONE – La legge 38, deliberando l’accesso gratuito per tutti alle cure palliative, ha rappresentato un passo fondamentale nello sforzo di promuovere una maggiore attenzione al problema della sofferenza inutile e una migliore appropriatezza prescrittiva. Ma il suo corretto trattamento – il dolore cronico è un problema che riguarda tre milioni di italiani – è un traguardo ancora lontano dall’essere raggiunto. Una recente ricerca pubblicata sulla European Review for Medical and Pharmacological Sciences ha infatti evidenziato come soltanto la metà delle strutture italiane – con notevoli differenze su base regionale – abbia al suo interno attivo un servizio del dolore acuto postoperatorio. E appena una persona su dieci, emerge dal rapporto, è stata sottoposta a un trattamento rispondente alle linee guida della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico.«Nonostante i cambiamenti legislativi, non si risponde ancora in maniera adeguata ai reali bisogni dei malati con dolore – afferma Enrico Polati, direttore del dipartimento emergenza, terapie intensive e terapia del dolore dell’azienda ospedaliero-universitaria di Verona  e presidente dell’Associazione italiana per lo studio del dolore (Aisd) -. Permangono le vecchie barriere culturali che limitano l’accesso ai farmaci oppiacei, spesso a causa di timori ingiustificati. In realtà i nuovi oppioidi introdotti di recente in commercio hanno un profilo di efficacia e sicurezza superiore ai precedenti».

LE CONSEGUENZE DEL DOLORE CRONICO – Il dolore cronico ha un impatto devastante sulla vita delle persone. A soffrirne sono circa ottanta milioni di europei: ovvero un adulto su cinque. In oltre sei casi su dieci si tratta di dolore alla schiena. Segue il dolore reumatico. A soffrirne maggiormente sono le donne. Come spiega Rita Melotti, direttore della scuola di specializzazione in anestesia, rianimazione e terapia intensiva del dolore all’Università di Bologna, «in condizioni cliniche paragonabili, le donne lamentano un’intensità di dolore superiore al sesso maschile. Questa differenza è stata confermata anche da studi sperimentali in cui il sesso femminile oltre a riportare un dolore maggiore ha mostrato una minor soglia e una minor tolleranza al medesimo stimolo doloroso termico.  Le cause di queste differenze sono sia psicosociali sia biologiche. Tra queste ultime, importanti risultano le differenze anatomiche e ormonali».

Twitter @fabioditodaro

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