Anche se non è del tutto riconosciuto clinicamente il disturbo da deficit di natura affligge oggi sempre di più adulti e bambini. Uno stato di malessere che deriva dall'avere scarse esperienze di immersione in natura e che può innescare problemi di salute psicologica e fisica
È una delle vere patologie endemiche dei nostri giorni. Il disturbo da deficit di natura o Nature deficit disorder, anche se non è del tutto riconosciuto clinicamente, affligge sempre di più adulti e bambini. Uno stato di malessere che deriva dalla disconnessione dalla natura, dall’allontanamento dalla naturale biofilia degli esseri umani e dalla scarsa empatia e frequentazione con l’ambiente.
Cos’è il Disturbo da deficit di Natura?
Il Disturbo da deficit di natura (Nature deficit disorder) è un concetto introdotto nel 2005 dal pedagogista e scrittore statunitense Richard Louv (fondatore, tra l’altro, del Children and Nature Network e consigliere del National Scientific Council) che usa il termine nel suo libro L’ultimo bambino nei boschi (Ed. Rizzoli) nell’ambito di un approfondimento più ampio rispetto le implicazioni sociali della disconnessione tra le persone e il mondo naturale.
Alla base del concetto formulato da Louv c’è il presupposto che oggi gli esseri umani, e i bambini in particolare, trascorrono meno tempo all’aperto e a contatto con la natura e la convinzione che questo si traduca in una vasta gamma di problemi comportamentali. La naturale biofilia umana, infatti, ha bisogno di essere “coltivata e potenziata” come sottolinea il professore Giuseppe Barbiero, parlando di ecologia affettiva.
Le cause del disturbo
Secondo Richard Louv le cause del disturbo da deficit di natura includono le paure dei genitori e l’accesso limitato alle aree naturali. Anche se, di fatto, il disturbo da deficit di natura non è riconosciuto dalla maggior parte delle istituzioni mediche, alcune ricerche mostrano che la mancanza di tempo all’aria aperta ha effetti negativi sul benessere mentale di grandi e bambini.
Una causa su tutte del deficit da natura è imputabile all’iper-protezione dei genitori che tengono i bambini in casa per tenerli al sicuro dai pericoli. Già Richard Louv riteneva che la crescente paura dei genitori del “pericolo”, possa essere la causa principale del disturbo da deficit di natura, poiché i genitori cercano di proteggere i bambini fini a interrompere la loro capacità di connettersi alla natura. In uno studio condotto dalla dottoressa Rhonda Clements del Manhattanville College – con interviste a più di 800 madri – risulta che le madri non lasciano i propri figli all’aria aperta spesso per la sicurezza, le lesioni e la paura del crimine.
Altra principale causa è la perdita dell’ambiente naturale nel quartiere e nella città di un bambino. Una carenza che determina minori possibilità di stare all’aria aperta e di “rifugiarsi” davanti a schermi televisivi e tablet che, ricordiamo, non sono il male assoluto ma vanno utilizzati seguendo regole per evitare la dipendenza dei bambini dai media.
Le conseguenze del Nature deficit disorder
Ad oggi non esiste una vera raccolta “clinica” di effetti derivanti dall’allontanamento dalla natura. Louv, però, ritiene che gli effetti del disturbo da deficit di natura abbiamo per i bambini “profonde implicazioni non solo per la salute delle generazioni future, ma per la salute della Terra stessa”.
Depressione e sedentarietà
Come inevitabile conseguenza, mentre i bambini sviluppano una scarsa capacità di muoversi con disinvoltura negli spazi aperti dove tendono a sentirsi spaesati e disorientati per i grandi la carenza di vita all’aperto comporta soprattutto malumore e depressione. Inoltre, gli effetti dello stile di vita sedentario e dell’inattività fisica dei bambini potrebbero portare la prima generazione a rischiare di avere una durata di vita più breve rispetto ai genitori e trascorrere meno tempo all’aperto potrebbe contribuire all’inattività e alla depressione. Non solo bambini: l’aumento di depressione, ansia, obesità, allergie, diabete, sostiene Louv, sono tutti collegati all’impatto della sedentarietà sulla salute e ovviamente al poco contatto con la natura.
Altri studi hanno dimostrato che i ragazzi che “sperimentano poca natura” sono più indisciplinati, più dipendenti, più aggressivi, più tristi, più isolati, più fragili fisicamente, meno capaci di prendere delle iniziative, concentrarsi, essere mentalmente stabili.
Meno creatività
Insomma se i bambini che trascorrono tutto il loro tempo in ambienti chiusi e protetti correrebbero meno pericoli di farsi male nell’immediato, appare chiaro che potrebbero però sviluppare più lentamente, o addirittura meno di altri, la mente, i riflessi, la creatività, visto che non ricevono stimoli sufficienti, non si trovano mai in situazioni nuove o impreviste, non vedono mai qualcosa di sorprendente.
Mancanza di empatia
Inoltre, il rischio è anche di tipo empatico. I bambini cresciuti senza alcun legame con natura e animali possono diventare adulti disinteressati al mondo che li circonda. La preoccupazione non è solo per i singoli, ma per l’intero pianeta, che in un futuro potrebbe pagare il prezzo di questo disinteresse crescente. Sebbene i sintomi si manifestino soprattutto nei bambini, è probabile che la sindrome da deficit di natura possa oggi affliggere tutto il mondo occidentale o gran parte di esso con una vera e propria malattia dell’anima prima ancora che del corpo: un’anima che ha perso la capacità di conoscere attraverso il corpo.
Il Disturbo da deficit di natura descrive quindi costi sociale e umani dell’alienazione dal mondo naturale. In sintesi:
- Problemi di salute legati alla sedentarietà
- Difficoltà a restare concentrati
- Stati ansiosi, apatici, depressivi
- Atteggiamenti aggressivi
- Scarsa consapevolezza ambientale
- Minor spinta alla creatività e alla fantasia
- Minore capacità di adattamento, coordinamento ed autocontrollo
- Deficit dell’apprendimento e tendenza all’iperattività
La posizione della comunità scientifica
Anche se, ad oggi, non è ancora stato approvato il riconoscimento scientifico del disturbo da deficit di natura, nel 2018, per la prima volta in Italia, è stato lanciato un corso di formazione a distanza – rivolto a medici pediatri e operatori sanitari – che pone l’attenzione sull’importanza della Natura nel garantire una buona salute. Il percorso formativo “Natura è Benessere (NèB): dalla parte dei bambini” sulla piattaforma dedicata alla Formazione a distanza (Fad) dell’Istituto superiore di sanità (Iss), descrive il disturbo da “deficit di natura”, riportando i risultati di molteplici ricerche scientifiche internazionali che evidenziano la correlazione tra il progressivo allontanamento delle persone dagli spazi verdi e l’aumento di pazienti affetti da disturbi fisici e psichici di vario genere.
La Natura come cura del deficit
La medicina, quindi, non può che essere di tipo naturale. Serve, come sostiene Louv, “del tempo, libero e non strutturato, per sperimentare la natura in modo profondo”. Se lo facciamo, dato che il mondo esteriore ed interiore sono connessi attraverso i sensi e la principale fonte di stimolazione sensoriale è l’ambiente naturale, scopriremo che siamo naturalmente portati a sperimentarci attraverso la Natura e che questo favorisce un sano sviluppo della nostra vita interiore. D’altra parte è risaputo che stando in natura il corpo si riempie di principi attivi buoni in grado, persino, di rafforzare il sistema immunitario come nel caso dei fitoncidi e dei terpeni – sostanze messaggere, che le piante rilasciano principalmente attraverso le foglie attivando la formazione di sostanze difensive e composti organici aromatici che vengono naturalmente prodotti da piante e alcuni animali. Ecco allora come una semplice passeggiata al parco, oppure esperienze come il forest bathing, o tour del foliage, sino a vacanze en-plein air e attività più mirate come bushcraft e geocaching possono davvero rappresentare una forma di cura contro il deficit di natura.
Maria Enza Giannetto