La disciplina è considerata alternativa alla terapia farmacologica per curare la sindrome metabolica. Efficace anche in chiave preventiva
La difficoltà non sta tanto nel far allenare i cultori dell’aspetto fisico, quanto nel rendere consapevoli i sedentari che un po’ di moto può salvare la vita. Il divario tra i due estremi non è mai stato così ampio e per ridurlo è stato messo a punto il fitness metabolico, disciplina nata come risposta priva di farmaci alla sindrome metabolica. Si tratta di una condizione diagnosticabile dopo aver verificato la contemporanea presenza dei quattro principali disordini della società del terzo millennio: dislipidemia, ipertensione, resistenza all’insulina, stato infiammatorio e obesità addominale.
Come rieducare il corpo all’attività fisica
«L’attività fisica moderata, abbinata a un regime dietetico corretto, è il miglior antidoto contro ogni disfunzione del metabolismo ed è più efficace della terapia farmacologica», afferma Giovanni Ronzani, direttore dell’unità di dietetica e nutrizione clinica all’ospedale di Montecchio Maggiore. L’educazione alla pratica sportiva gioca un ruolo fondamentale. Di recente è stata l’Organizzazione mondiale della sanità a definire i “minimi” necessari: 150-180 minuti di ginnastica alla settimana frenano il progredire della malattia.
Analfabetismo motorio
«I pazienti sono analfabeti motori con cui è necessario relazionarsi anzitutto sul piano psicologico», spiega Alessandro Lanzani, ortopedico e medico dello sport, autore di diverse libri sull’argomento. «Il sedentarismo oggi risulta lo stile di vita più diffuso. Chi è affetto da sindrome metabolica vede l’attività fisica come uno stato di alterazione della quiete, al punto da considerare il sudore un motivo di disagio e l’aumentata frequenza cardiaca una dispnea».
I fix metabolici
In Italia si contano poco più di cinque milioni di pazienti affetti dalla sindrome metabolica, mentre un bambino su dieci è obeso. Il fitness metabolico nasce con una finalità preventiva, anche se con il tempo si è riusciti a eliminare i farmaci dalla vita quotidiana di qualche paziente.
Al momento, lungo la Penisola, sono quasi cento i centri specializzati in cui poter praticarlo. Ma una volta impostato il lavoro, gli esercizi si possono svolgere anche a casa o all’aperto. Il protocollo comincia con un’attenta anamnesi delle condizioni del paziente.
Dopo aver svolto i test sportivi – nel caso definiti “fix metabolici”: misurano la condizione fisica a frequenza cardiaca costante – considerando la forza, la resistenza, la mobilità e la coordinazione, la seduta di allenamento è strutturata in unità: da venti minuti l’una, così da far lavorare tutti i distretti muscolari sul piano delle quattro qualità motorie.
Quando il paziente indossa la tuta e inizia a sudare, scatta il “giorno 0”: quello della transizione da sedentario a soggetto motorio. Da questo momento in poi lavorerà principalmente a corpo libero, ma non sono esclusi l’allenamento in acqua o con carichi minimi. Si lavora uno-a-uno o uno-a-pochi, con un costo che varia dai 15 (massimo cinque persone) ai 50 euro l’ ora. Quanto basta per riprendere in mano la propria vita.
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