I medici dell'University College Hospital di Londra hanno sperimentato una tecnica capace di ridurre il rischio di impotenza e incontinenza
Una nuova tecnica che consenta di trattare il tumore alla prostata riducendo il rischio di effetti collaterali rispetto alle attuali terapie. Da molto tempo la scienza ci sta lavorando. Questa tecnica oggi esiste: è stata messa a punto all’University College Hospital di Londra: è basata sull’uso di fasci diretti di ultrasuoni ed è adatta solo ai casi in cui il tumore è allo stadio iniziale e localizzato. Uno studio pubblicato sulla rivista “Lancet oncology” ne spiega i dettagli.
Le attuali terapie per i tumori a basso rischio prevedono infatti sia l’opzione chirurgica sia la radioterapia, ma possono danneggiare il tessuto circostante, con una serie di effetti collaterali, tra cui l’incontinenza urinaria e l’impotenza. I medici dello University College Hospital di Londra hanno invece condotto una sperimentazione pilota su 41 pazienti, usando ultrasuoni focalizzati ad alta intensita’ (hifu) mirati a piccole aree delle cellule tumorali. Servendosi di una sonda, posta vicino alla prostata, sono state emesse onde sonore che hanno riscaldato le cellule bersaglio a 80°C, causando minimi danni ai nervi e muscoli circostanti. «Dopo 12 mesi di trattamento – spiega Hashim Ahmed, coordinatore dello studio – i risultati sono molto incoraggianti. Con una terapia focalizzata si possono evitare danni collaterali. Abbiamo visto infatti che 9 uomini su 10 non hanno sofferto di impotenza e nessuno ha avuto problemi di incontinenza urinaria».
Secondo Giario Conti, presidente dell’Associazione urologi italiani, la tecnica, se confermata da altri studi, potrebbe diventare il futuro trattamento per i tumori della prostata piccoli e a basso rischio che costituiscono il 60% di tutte le neoplasie di questa ghiandola. Il metodo della terapia focale (HIFU) permette di trattare piccoli tumori in singole zone della prostata ed esiste da circa 10 anni. All’Ospedale Sant’Anna di Como sono stati già trattati circa 600 casi. Ora lo studio ha preso in esame singole lesioni, ma occorre avere la certezza che la neoplasia sia davvero l’unico focolaio.
Fonte: Ansa