Wise Society : Chirurgia bariatrica, la soluzione all’obesità passa per la sala operatoria

Chirurgia bariatrica, la soluzione all’obesità passa per la sala operatoria

di Fabio Di Todaro
3 Luglio 2017

In Italia solo una piccola parte degli obesi finora si è affidata a questa soluzione utile non solo a ridurre il peso ma anche gli effetti di diverse malattie croniche

chirurgia bariatrica, obesita, bypass gastrico

L’intervento di chirurgia bariatrica per la riduzione del peso corporeo determina un miglioramento della frequenza cardiaca e delle performance atletiche dei ragazzi, Image by iStock

Quando nacque, a metà degli anni ’70, la chirurgia bariatrica creò scompiglio anche nella comunità scientifica: perplessa di fronte alla possibilità di risolvere l’obesità in sala operatoria. Ma l’efficacia del trattamento a lungo termine fu il grimaldello con cui gli specialisti che avevano appreso le prime metodiche negli Stati Uniti fecero breccia in Italia. Da quel momento in poi è cresciuto notevolmente il numero annuo di interventi, sebbene i poco più di quindicimila grandi obesi operati in Italia nel 2012 rappresentino soltanto l’1% di quelli che dovrebbero ricorrere alla pratica. «Attraversiamo un periodo in cui manca una figura politica a cui far presente i costi dell’obesità e delle patologie a essa correlate – spiega Marcello Lucchese, direttore dell’unità operativa di chirurgia bariatrica e metabolica del policlinico Careggi di Firenze -. La chirurgia è un mezzo utile non soltanto a favorire la perdita di peso, ma a ridurre gli effetti di diverse malattie croniche: a partire dal diabete di tipo 2. Gli interventi comportano delle variazioni metaboliche e ormonali che influenzano il controllo della glicemia. Oggi rappresentano un riferimento per i diabetologi che hanno in cura pazienti gravi».

IN ITALIA ALMENO UN MILIONE DI OBESI CANDIDATI ALLA CHIRURGIA BARIATRICA – In Italia ci sono sei milioni di obesi e almeno uno di essi, secondo gli esperti, richiederebbe un approccio chirurgico, per il quale è necessario affidarsi a un team multidisciplinare: composto anche da un dietologo, un endocrinologo e uno psichiatra. Quella che era considerata l’extrema ratio, è oggi una metodica divenuta assai diffusa a causa della sedentarietà e di cattive abitudini alimentari. Per poter curare l’obesità sul lettino operatorio, il paziente maggiorenne deve rispettare alcuni requisiti: innanzitutto possedere un indice di massa corporea uguale o superiore a 40 (anche inferiore, se associato ad altre malattie), poi dimostrare di non avere tratto benefici da approcci dietetici, avere un basso rischio operatorio e un’alta componente motivazionale. Ma oggi, in realtà, si inizia a parlare di approccio chirurgico anche per il trattamento dell’obesità negli adolescenti, sebbene finora nei loro confronti sia parso più ragionevole considerare un atteggiamento prudente, valutando l’opzione chirurgica soltanto nei casi estremi: con un indice di massa corporea superiore a 50 o a 40, purché già in presenza di una marcata alterazione dello stato di salute. In tutti gli altri casi si è stati portati – e lo si è ancora – a prediligere la scelta dietetica, supportata dal sostegno psicologico.

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In Italia ci sono sei milioni di obesi e almeno uno di essi, secondo gli esperti, richiederebbe un intervento di chirurgia bariatrica, Image by iStock

SÌ ALLA CHIRURGIA ANCHE NEGLI ADOLESCENTI, MA SOLTANTO PER I CASI PIÙ ESTREMI – Eppure uno studio pubblicato sulla rivista «Jama Pediatrics» ha evidenziato come, oltre ad accelerare la perdita di peso, l’intervento chirurgico per la riduzione del peso corporeo abbia determinato un miglioramento della frequenza cardiaca e delle performance atletiche dei ragazzi. I benefici, tanto sul piano della mobilità quanto della salute cardiovascolare, sono stati confermati fino a due anni dopo la procedura chirurgica: consistente nel bendaggio o nel bypass gastrico e nell’intervento di gastrectomia (asportazione di una parte dello stomaco). Lo studio, come ammesso dagli stessi autori, ha però un limite: la mancanza di confronto con un gruppo di adolescenti obesi non sottopostisi a un intervento di chirurgia bariatrica. Ancora oggi l’adolescente e l’anziano rappresentano delle indicazioni limite, «riferibili a casi singoli, che, come tali, vanno attentamente e specificamente valutati: in relazione a una quantificazione dei rischi prevedibili e dei benefici attesi il più possibile aderente alla realtà», fa sapere la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (Sicob), che raccomanda comunque di gestire questi pazienti in «centri a elevati volumi di attività, che possano garantire un effettivo approccio interdisciplinare in tutte le fasi del trattamento».

QUALI OPPORTUNITÀ? – L’obeso trattato chirurgicamente è destinato a seguire controlli per tutta la vita e alcune soluzioni reversibili richiedono una buona applicazione da parte del paziente. Le metodiche di intervento, effettuate quasi sempre in laparoscopia, sono quattro, se si esclude il pallone intragastrico: di silicone e forma sferica, è inserito per via endoscopica nello stomaco con lo scopo di preparare l’obeso all’intervento. « È  un primo approccio che si utilizza quando il rischio operatorio è elevato: viene rimosso dopo sei mesi, con l’obiettivo di procedere all’operazione a stretto giro», prosegue Lucchese. «La riuscita di questo intervento dipende soprattutto dai pazienti, a cui si chiede di seguire una dieta costituita principalmente da cibi solidi: carboidrati, proteine e soprattutto fibre ad alto potere saziante». Permanenti sono gli altri approcci restrittivi: il bypass gastrico (si crea una tasca che permette al bolo di “saltare” parte dello stomaco e il primo tratto dell’intestino tenue) è il più usato al mondo e dimostra una percentuale più alta di riduzione del peso in eccesso dopo cinque anni (62%). Anche l’impiego della gastroplastica verticale, con una riduzione di due terzi della superficie dello stomaco, è in crescita costante. Pur essendo più adatta per quei pazienti contrari alla dieta, più invasiva è la diversione biliopancreatica: una volta asportati una parte dello stomaco e l’intera colecisti, viene creato un secondo canale che ritarda l’incontro tra gli alimenti e le secrezioni digestive. La riduzione di assorbimento è accompagnata da un notevole calo ponderale: fino al 70% del peso in eccesso.

Twitter @fabioditodaro

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