Wise Society : La nuova frontiera della neurochirurgia: operazioni su pazienti svegli

La nuova frontiera della neurochirurgia: operazioni su pazienti svegli

di Fabio Di Todaro
27 Febbraio 2020

Si chiama awake surgery e prevede, che il paziente, dopo un preoperatorio in anestesia generale, sia sveglio durante la rimozione del tumore prima di essere di nuovo addormentato

Pazienti operati al cervello mentre suonano un violino o il pianoforte. Negli ultimi mesi, le cronache hanno riportato diversi episodi di questo tipo: da Taranto fino a Padova. Storie che hanno quasi dell’incredibile, ma che in realtà già da qualche anno rappresentano il presente della neurochirurgia oncologica (asportazione di un tumore al cervello). Nel gergo, si parla di «awake surgery». Una tecnica difficile, ma d’importanza cruciale in alcuni casi. L’intervento prevede solitamente tre step. Il primo, preoperatorio, con il paziente in anestesia generale. A seguire la rimozione del tumore con il paziente sveglio, durante la quale i medici chiedono di eseguire alcuni movimenti e di pronunciare qualche parola. Infine la fase conclusiva, con il malato nuovamente addormentato.

Operare il cervello con il paziente sveglio

Al paziente viene richiesta collaborazione e la procedura comporta un certo grado di stress. Ma in sala operatoria c’è un’equipe altamente preparata, di cui, oltre ai neurochirurghi, fanno parte anche neuropsicologi, neurofisiopatologi e infermieri addestrati. I vantaggi di essere operati da svegli sono scientificamente provati. Poiché nessun test diagnostico può stabilire con precisione la funzione delle zone cerebrali su cui s’interviene, avere il malato vigile contribuisce a «guidare» la mano del chirurgo (vengono eseguiti specifici test neuro psicologici per il linguaggio, chiedendo i nomi di alcune cose o di riconoscere oggetti mostrati su disegni) aiutandolo a eliminare il tumore senza toccare quell’area del nostro cervello predisposta a governare il linguaggio.

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Neurochirurgia su pazienti svegli: in sala operatoria c’è un’equipe altamente preparata di neurochirurghi, neuropsicologi, neurofisiopatologi e infermieri addestrati, Foto: iStock

Le 3 diverse alternative neurochirurgiche

Esistono tre metodiche differenti, sempre eseguite in anestesia locale. La «asleep-awake-asleep» (dormi-veglia-dormi) prevede l’addormentamento del malato nella prima parte dell’operazione (in cui si apre il cranio) e il risveglio quando si è arrivati al momento dell’intervento sul cervello (fase in cui è necessario che risponda alle domande), per poi sedarlo nuovamente. La «awake-asleep» non comporta invece l’assopimento del paziente in fase di chiusura del cranio. Mentre la terza soluzione («awake anestesia») prevede di tenere la persona sempre sveglia. In ogni caso, rischi aggiuntivi rispetto alla chirurgia tradizionale non ce ne sono. Anzi, in questo modo, visto che il cervello non sente dolore, si fa solo un’anestesia locale, che consente anche un recupero più veloce e meno rischi di complicanze rispetto alla neurochirurgia standard.

Neurochirurgia su pazienti svegli: non per tutti e non ovunque

Procedure di questo tipo non sono però adatte a tutti i pazienti. La prima cosa da valutare è la disgnosi. La malattia dev’essere localizzata in un unico punto per poter optare per una di queste soluzioni. Occorre inoltre testare le capacità di controllo dell’ansia e la paura del dolore della persona candidata ad accomodarsi sul lettino operatorio. Questa tecnica dovrebbe essere applicata solo in centri altamente specializzati, con chirurghi di grande esperienza e un team multidisciplinare (infermieri, anestesisti, neuropsicologi e neurofisiologi) altrettanto preparato.

Twitter @fabioditodaro

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