Questo è quello che emerge dal rapporto Osservasalute 2015, un'approfondita analisi dello stato di salute della popolazione: tra le cause i tagli alla spesa sanitaria
Si intravede qualche timido miglioramento negli stili di vita degli italiani: si fuma meno e si riduce la sedentarietà. Ma nel complesso risultiamo ancora poco attenti alla nostra salute e non adottiamo strategie preventive e stili di vita adeguati a proteggerci dalle malattie evitabili. È questa l’istantanea che emerge dal rapporto Osservasalute 2015, un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane a opera dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma.
DIFFERENZE PROFONDE SU BASE REGIONALE – Italiani rimandati in salute, dunque. Ma non per colpe esclusivamente loro. La sintesi del documento (590 pagine, frutto del lavoro di 180 ricercatori) è questa e non prescinde né dalle responsabilità individuali né dalla ridotta attenzione riservata dall’Italia alla salute dei suoi cittadini. Sugli stili di vita (fumo, alcol, sedentarietà, vaccinazioni), le colpe sono tutte nostre. Ma se per la prima volta le prospettive di vita risultano inferiori rispetto all’anno precedente, sia per gli uomini (80,1) sia per le donne (84,7 anni), la colpa è anche di un Paese che Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane e presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, non ha esitato a definire «l’ultimo in termini di investimenti in chiave preventiva, a partire dalle vaccinazioni». Senza trascurare gli screening oncologici mai partiti (in alcuni casi) o presenti a macchia di leopardo lungo la Penisola, ritenuti una delle cause del brusco stop alla prospettiva di vita con cui oggi gli italiani si trovano a fare i conti. Tutte conseguenze della scelta di tagliare la spesa sanitaria, da cinque anni a parte. Si è infatti passati dai 112,5 miliardi di euro del 2010 ai 110,5 del 2014, con appena il 4,1 per cento del totale destinato alla prevenzione. Profonde le differenze su base regionale, in quelle aree del Paese (al Centro e al Sud) in cui le Regioni sono chiamate a riportare in pareggio i propri bilanci. Di questo passo il mito di Paese tra i più longevi d’Europa rischia di scomparire.
I VIZI DEGLI ITALIANI – Tra gli elementi positivi si registra per il 2014 un calo dei fumatori di sigarette rispetto all’anno precedente, della prevalenza di consumatori di alcolici e dei bambini (8-9 anni) in eccesso ponderale. Aumentano anche gli sportivi (dal 19,1 al 23 per cento tra il 2013 e il 2014). Ma tali aspetti, come si deduce dalla lettura del rapporto, «non devono far abbassare la guardia sulla diffusione di interventi mirati alla prevenzione di comportamenti a rischio». Dalla disamina emerge infatti un decremento della quota di italiani che, come raccomandano tutti gli esperti, consuma ogni giorno almeno cinque porzioni di frutta e verdura. Inoltre, se i bambini sembrano più magri, gli adulti stanno percorrendo la via in senso contrario: sono aumentate infatti le quote di persone in sovrappeso e obese. Scarsa anche l’attenzione riposta nei confronti delle vaccinazioni.