Arriva anche in Italia una nuova formula, moderna e flessibile, di aiuto agli altri, inaugurata da MilanoAltruista. Un'associazione che mette in contatto online alcune realtà non-profit con volontari che possono dedicarsi a far del bene solo qualche giorno ogni tanto. Bastano pochi clic per scegliere il progetto preferito e dare il proprio contributo
La flessibilità arriva anche nel mondo del volontariato, con una nuova formula che viene sperimentata in Italia da MilanoAltruista, un’associazione che ha l’obiettivo di avvicinare al volontariato persone che ne sono state lontane non per disinteresse ma per mancanza di tempo o difficoltà a garantire continuità nel servizio. MilanoAltruista le mette in contatto con associazioni no profit che hanno bisogno di aiuto per un tempo breve o su specifici progetti: ad esempio la pulizia di un parco, la pittura dei locali di una scuola, o la presenza a banchetti di raccolta fondi. «Non tutte le associazioni hanno bisogno di volontari “a tempo pieno”, o comunque non ne hanno bisogno per coprire l’intera gamma dei servizi offerti – spiega Odile Robotti, fondatrice di MilanoAltruista – Noi le aiutiamo a trovare volontari per quelle che vengono considerate attività di base, progetti semplici per cui non è richiesta una particolare preparazione, ma che sono altrettanto importanti per le associazioni».
E’ una forma di volontariato più leggera, più moderna e affine ai ritmi di una società sempre più frammentata e in cui la voglia di aiutare gli altri a volte non basta per tradursi in azioni concrete. Non a caso è nata negli Usa con il network Hands On – di cui MilanoAltruista è membro – diventato oggi la più grossa organizzazione di volontariato per ore di servizio prestate: nato circa 20 anni fa, presente in 250 città, nel 2009 Hands On ha contribuito a realizzare 30mila progetti di volontariato al mese e effettuare 30 milioni di ore di volontariato all’anno. Sulla scia di questa esperienza e del suo successo, e riconoscendo nel mondo del no profit italiano le stesse esigenze e le stesse difficoltà a soddisfarle, Odile Robotti e altri tre cofondatori – Marina Del Bue, Paolo Colonna e Valeria Monti – hanno dato vita a MilanoAltruista pochi mesi fa. Basandosi anche sulla propria esperienza personale di professionisti e manager che non avevano mai potuto fare volontariato a causa degli impegni lavorativi. «Collaborare con noi è molto semplice – spiega Robotti – ci si iscrive sul nostro sito e poi si accede a un calendario dove sono elencate tutte le attività programmate dagli enti con cui collaboriamo: c’è una descrizione di ciò che si deve fare, le eventuali competenze richieste, le date utili. Chi è interessato e disponibile si iscrive e poi deve semplicemente farsi trovare presente il giorno stabilito. Per ora abbiamo trovato volontari soprattutto per lavori pratici nelle scuole, per fare animazione in case di riposo e per fare raccolta fondi. Ma con l’aumento degli enti partner, il campo delle attività si allargherà».
Le prime associazioni che hanno aderito a questa nuova forma di volontariato sono Legambiente, la Lega Italiana Lotta ai Tumori, Dynamo Camp, ma anche realtà come A77 che aiuta i malati di AIDS o Centesimus Annus che opera tra gli immigrati e gli emarginati. All’inizio la novità è stata accolta con molta cautela, forse anche con un po’ di scetticismo. MilanoAltruista ha dovuto farsi conoscere e cercare attivamente associazioni disponibili a sperimentare. Superata questa prima fase e visto il valore aggiunto che è stato portato, ora sono gli enti beneficiari a proporre collaborazioni. C’è un bacino potenzialmente molto ampio di persone che potrebbero avvicinarsi al volontariato, e questo è un modo per agganciarle. Tra gli iscritti a MilanoAltruista, oggi, sono soprattutto studenti e lavoratori a essere maggioranza. Non a caso le categorie con maggiore flessibilità di tempi e impegni professionali. Si stanno anche sviluppando collaborazioni con le aziende, per spingerle a mandare i propri dipendenti a fare attività di gruppo che possono avere anche un valore aggregante in funzione del lavoro.
Il volontariato tradizionale è fondato sulla passione, sul coinvolgimento emotivo, sull’attaccamento alle persone che hanno bisogno di aiuto, e tutto ciò ha bisogno di tempo e continuità per svilupparsi e rafforzarsi. Come può accadere qualcosa di simile se si presta il proprio tempo in modo molto più frammentato e discontinuo? È possibile appassionarsi e fare bene un progetto che si esaurisce nel giro di poche ore? Robotti spiega la differenza: «Noi vediamo un fenomeno opposto: i nostri volontari portano con sé l’entusiasmo della prima volta, si fanno coinvolgere velocemente perché hanno già un interesse di fondo che li spinge. Certo, è un modo diverso di fare volontariato, che però non vuole sostituirsi ma aggiungersi all’altro. Noi siamo uno scivolo di ingresso: la nostra speranza è che, dopo aver provato, i volontari vadano avanti da soli, magari entrando direttamente nelle associazioni a cui li abbiamo avvicinati».