Con Sandro Botticelli, marketing manager di Turismo Thailandese, abbiamo scoperto che per il 19 per cento è una destinazione protetta, ricca di parchi naturali e dove vivere vacanze esperienziali e sostenibili
Tra villaggi rurali, fattorie organiche e spiagge da sogno, la Thailandia è una meta piena di sorprese. È un paese grande il doppio dell’Italia e dalla forma di una testa di elefante con a nord foreste e giungle lussureggianti e incontaminate, e a sud isole tropicali e spiagge da sogno. Ma soprattutto è un regno tutto verde: in Thailandia ci sono 102 parchi nazionali, di cui 18 marini, 122 riserve naturali, 57 orti botanici e 1220 riserve forestali. Ha una rigogliosa foresta pluviale che si estende per il 28,3 per cento della superficie territoriale e ospita una ricchissima biodiversità, anche se negli ultimi anni la deforestazione ha provocato la scomparsa di molti habitat naturali, con il conseguente rischio di estinzione per numerose specie. Nel 2007 il 19 per cento del paese è stato dichiarato area protetta e il governo è impegnato in progetti di tutela e rimboschimento intensivo.
Thailandia, nel Paese del sorriso e del buon cibo
Un paese che oltre alla natura, ha da offrire la “thainess”, ovvero il sorriso e l’accoglienza delle persone. Di religione Buddista Thevarada per il 95 per cento della popolazione, in Thailandia ovunque si alloggi si trovano tradizione e abitudini secolari, una saggezza di accoglienza antichissima e una cucina unica al mondo.
Tra le tante possibilità di visitare questo paese c’è anche quella di “assaggiare” la vita vera dei locali alloggiando nelle fattorie organiche, come quelle di Pun Pun, Chiang Mai e Ban Rai Ai Arun, Ranong. Un’esperienza che permette di apprendere l’economia di autosufficienza e i metodi per condurre una vita davvero sostenibile. O ancora imparando arti e mestieri come la tessitura, la ceramica, tappeti, cappelli e molto altro. Infine, visitando i villaggi delle campagne si capisce come i locali vivano davvero in simbiosi con la natura e l’agricoltura e di come siano attenti a preservare campi e raccolte dai cambiamenti climatici. Tante esperienze vere e istruttive per una vacanza diversa in un paese, come tanti, ancora in ripresa turistica dopo il Covid. Ne abbiamo parlato con Sandro Botticelli, marketing manager ente del turismo thailandese.
Siamo finalmente fuori dalla pandemia, il turismo è ripartito, come sta andando per la Thailandia?
Oggi è decisamente cambiato il modo di viaggiare. Dal 2019 i costi delle tariffe aeree sono aumentati molto. Su alcune tratte si parla di almeno il doppio del prezzo pre-pandemia. E queste cifre si manterranno fino a metà del 2024. Questo aumento riguarda per lo più i voli verso l’Asia e infatti siamo ancora al 50/55 per cento in meno di capacità aerea. Mentre verso i paesi occidentali la ripresa dei collegamenti aerei è stata decisamente più veloce. L’Asia ha pagato sicuramente il fatto che la pandemia sia partita dalla Cina.
Nonostante questo tema, non trascurabile, dopo due anni di stallo ora la voglia di viaggiare e conoscere è davvero alle stelle. Questo vuol dire che verso la Thailandia abbiamo tutti i voli pieni, a tariffe alte, in alcuni casi folli, con un problema: la domanda è di molto superiore all’offerta per la ridotta capacità dei vettori di cui dicevo poco fa.
Il 2019 la Thailandia faceva 290mila arrivi, quest’anno sono in previsione circa 165 mila ingressi, quindi siamo più o meno al 50 per cento. Di contro chi viaggia ha possibilità di spesa maggiore, quindi, di fatto il viaggiatore che parte per la Thailandia oggi non fa più parte del turismo di massa, ma piuttosto di grande qualità. Insomma, mi sento di dire che siamo ritornati agli Ottanta-Novanta, quando non tutti si potevano permettere viaggi aerei, ma neanche le tratte brevi come Milano-Roma.
I viaggiatori oggi sono cambiati secondo lei?
Sono più attenti all’ambiente, qui il turismo prima era principalmente tedesco e inglese in cerca di mete dove la natura fosse protagonista, mentre gli europei del sud, come gli italiani, non erano tra i principali visitatori della Thailandia. Negli ultimi anni è cresciuta l’esigenza di organizzare viaggi a basso impatto ambientale e che puntino al contatto con la natura incontaminata. La fascia d’età di oggi è sopra i 30 anni per via del costo dei voli. Oggi abbiamo, di fatto, perso i giovanissimi proprio per questa barriera economica: ci sono voli che per alcuni ha un costo proibitivo, sebbene tutt’ora trascorrere una vacanza, anche lungo tutta la Thailandia, può costare davvero molto poco.
Parliamo di ecoturismo: quali sono i vostri itinerari all’occhiello? E le mete più richieste?
La Thailandia in qualche modo per forma assomiglia all’Italia, anche se grande il doppio, è allungata e possiamo dividerla in due: nord e sud, territori con grandi differenze.
Da Bangkok ai confini con la Malesia, il sud, è più sviluppato a livello turistico, e con un Pil più alto. E poi da nord della megalopoli fino ai confini del Triangolo d’Oro (Laos, Vietnam ecc) è un’area vasta, piuttosto povera, ma più incontaminata, meno sfruttata dal turismo di massa, cosa che ha permesso di lasciare intatti i territori. Inoltre, per una legge del governo, una parte degli introiti del turismo vengono investiti per preservare la natura, la biodiversità di queste zone. Tutte le strutture ricettive sono realizzate in modo ecosostenibile, anche se qui è arrivato il turismo più invasivo. Ci sono trekking perfetti per gli amanti dello slow travel completamente immersi nella natura incontaminata. A sud il turismo è ancora fast, pieno stimoli e caos, mentre a nord è tutta un’altra storia. Ed è in questi anni che si sta promuovendo queste regioni.
Quali esperienze green è possibile vivere in Thailandia?
C’è un programma dell’Ente del turismo thailandese, nato circa 12 anni fa, il Community Based Tourism che permette ai viaggiatori di entrare in contatto con la vera vita dei locali. Sono stati selezionati dei villaggi rurali e per la prima volta sono stati formati per accogliere i turisti. In questo modo i viaggiatori possono vivere a pieno la vita dei contadini, imparandone usi e tradizioni, dormendo anche come ospiti nelle loro case. Si scopre così la vera vita delle campagne andando nelle risaie o nelle piantagioni di cocco, oppure imparando a lavorare il teak, stando a fianco degli artigiani e infine provando a tessere il cotone o la seta con i loro marchingegni in legno, o ancora cucinare con gli anziani del villaggio alla scoperta delle vere ricette della tradizione. Tutte attività di turismo esperienziale che permettono di conoscere davvero un paese e tornare a casa con qualcosa in più nel cuore e nella mente.
Quanti sono i viaggiatori che partono per questo paese per un viaggio gastronomico?
Ci siamo fatti questa domanda molto spesso e la risposta è stata: moltissimi. In Thailandia si può fare un vero e proprio viaggio gastronomico memorabile. In Asia le due capitali della gastronomia sono Bangkok e Hong Kong con la differenza che la seconda può essere molto cara, mentre a Bangkok si può andare in un ristorante stellato spendendo anche solo 40 euro (vino escluso, perché questo ha dei dazi doganali ancora pesanti e che incidono in modo pesante sul conto finale). Ma qui c’è anche la street food più lunga al mondo. Il motivo è molto semplice, il 70/80 per cento delle case in questa città sono prive di cucina. Invece in strada a qualsiasi ora del giorno e della notte si può mangiare sempre e con 2/4 euro si assaggiano piatti incredibili. Certo non è per i turisti, ma per i viaggiatori curiosi, gustare le delizie dello street food è un modo per conoscere un paese. E in questo caso direi che è una di quelle esperienze da fare una volta nella vita. La qualità è sorprendente, per citare un caso clamoroso, lungo questa strada si trova Jay Fai, una signora del sud della Thailandia, che con il suo banchetto di fritture a granchio ha preso la Stella Michelin, e ora però la sua frittata costa 30 euro!
Quali sono i vostri piani per il prossimo triennio per offrire un turismo sempre sostenibile?
È il momento di fare un viaggio in Thailandia, perché il sud che di solito è preso di mira dal turismo di massa, ora invece è molto più vivibile. C’è una vera riscoperta del territorio. Phucket, per esempio, ora è tornata a essere quello che era negli anni Settanta. Insomma, prima che ritornino i numeri de 2019 (previsti per il 2026), vale la pena pianificare un viaggio in questi anni. La speranza è che poi le persone potrebbero essere interessate di più al resto del paese (e non solo a sud) e quindi non concentrarsi più negli stessi posti.
Elisabetta Pina