Wise Society : Time in Jazz a Berchidda: musica per la Terra e l’ambiente. All’insegna delle contaminazioni

Time in Jazz a Berchidda: musica per la Terra e l’ambiente. All’insegna delle contaminazioni

di Laura Campo
4 Agosto 2011

Anche quest'anno appuntamento di mezza estate nel nord della Sardegna, con il festival internazionale di arti, natura e cultura ideato e diretto dal musicista Paolo Fresu. La XXIV esima edizione "Terra", è in programma dal 9 al 16 agosto e offre oltre ai bellissimi concerti diffusi sul territorio anche cinema, mostre, percorsi di Land art, laboratori e tante iniziative green-oriented. A difesa del Pianeta

Suoni di terra e per la Terra. Si gioca tutta attorno all’elemento cardine del nostro Pianeta la XXIV esima edizione di uno dei festival internazionali più noti e frequentati in Sardegna: Time in Jazz a Berchidda e dintorni (dal 9 al 16 agosto, www.timeinjazz.it organizzato dall’omonima associazione culturale in collaborazione con vari enti, associazioni e ong) piccolo paese nel nord dell’isola, in provincia di Olbia-Tempio. Luogo natale del trombettista Paolo Fresu che ha ideato questa manifestazione più di vent’anni fa e ogni anno ne assume la direzione artistica, indicando uno spunto di fondo cui dedicarla.

Quello del 2011 prosegue il ciclo tematico inaugurato nel 2009 con “Acqua”, cui ha fatto seguito nel 2010 “Aria”. «Quest’anno gli elementi non saranno più soltanto i quattro che stiamo trattando, ma i molteplici che hanno a che fare con lo stato della Terra. Stato che cambia da luogo a luogo e da continente a continente, come la musica che vi si produce e che varia il suo umore in una frazione di secondo e secondo la fertilità dei luoghi che la ospita» ha spiegato Fresu.

La natura come palcoscenico

I luoghi e il loro “genius” sono fondamentali per questa kermesse diffusa che coinvolge oltre a Berchidda stessa anche altri piccoli centri fra Gallura e Logudoro (da Oschiri a Ittireddu, da Pattada a Codrongianos) e fin dalla nascita ha sempre avuto radici profonde nell’identità del territorio e nel legame forte con la natura che ne è parte. Così anche quest’estate le chiese campestri, i boschi e le foreste del monte Limbara, i vigneti e gli uliveti, ma anche le zone archeologiche, le rive dei torrenti e dei piccoli laghi diventano i palcoscenici a cielo aperto dove si svolgono i concerti e si esibiscono artisti che arrivano da ogni parte del mondo, per legare, con le loro note, la musica agli spazi locali di particolare significato storico e naturalistico.

«Il viaggio di quest’anno ha il sentore delle terre dell’Africa e del Brasile. Dell’Argentina e dell’Africa nera», spiega ancora Fresu. «Terra è declinare pensieri e promesse dettate da un suono migrante che viaggia dal Mali al Congo. Ma è anche sinonimo di percussione e di danza. Di telluricità e di stratificazioni geologiche come quelle documentate dalle pietre sonore di Pinuccio Sciola». Un’occhiata al programma e agli ospiti basta per rendersi conto dell’internazionalità di Time in Jazz, altra caratteristica dell’appuntamento sardo: il grande Ahmad Jamal, ottantenne pianista americano, la cantante maliana Rokia Traoré, il virtuoso della kora Ballakè Sissoko in duo con il violoncellista francese Vincent Segal, Pierre Favre e il suo quartetto di percussioni alle prese con le pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola, il pianista spagnolo Chano Dominguez, un’icona del jazz-bossa come il brasiliano Joao Donato e molti altri. Davvero da non perdere il concerto di chiusura, affidato al musicista berchiddese (16 agosto) intitolato “Zappa”, per tromba e suoni e strumenti del lavoro della terra.

L’impegno per la sostenibilità

Ma siccome, si sa, i concerti e le grandi manifestazioni (negli scorsi anni si sono superate le 35 mila presenze) fanno male all’ambiente, il festival già da qualche anno ha intensificato la sua attenzione in questa direzione, portanto avanti “Green Jazz”, un importante progetto di sensibilizzazione ecologica che mira a ridurre l’impatto sull’ambiente e sulle risorse naturali del territorio, attraverso una serie di iniziative concrete in tema di risparmio energetico e uso da fonti rinnovabili, raccolta differenziata dei rifiuti, abbattimento della CO2. Come “Light for music” che punta all’utilizzo di energie alternative e di tecnologie a basso consumo, “Clean Planet”, un sistema di compensazione delle emissioni di anidride carbonica grazie al quale Time in Jazz ha annullato le emissioni di gas serra prodotte dagli spostamenti dello staff e degli artisti che partecipano alla kermesse. Particolarmente efficaci anche le iniziative per ridurre gli ingorghi da traffico e il conseguente inquinamento durante gli spostamenti del pubblico verso i concerti: un servizio gratuito di noleggio bici (Musica a pedali) e Motori a strappo, un progetto di car-sharing che permette a più persone di condividere la stessa auto. Quest’anno poi sono sensibilizzati anche i più piccoli sui temi green, con un laboratorio didattico, creativo e coinvolgente, sulla biodiversità del suolo. Importante anche, a proposito di sostenibilità e tutela dell’ambiente, la conferenza di Amnesty International (15 agosto nella chiesetta di San Michele vicino a Berchidda) sulla campagna Io pretendo dignità con cui L’Ong contrasta le violazioni dei diritti umani derivanti dall’inquinamento industriale nell’area del Delta del Niger.

Spazio anche alle altre arti

Musica per tutti i gusti e sensibilizzazione ambientale non esauriscono gli argomenti di Time in Jazz. Perché l’apertura del festival a 360 gradi verso la cultura e le culture, comprende anche l’arte contemporanea e la danza, il cinema, e il teatro (con il monologo “Kohlhaas” dell’attore e regista piemontese Marco Balani). Il PAV (Progetto Arti Visive) curato da Giannella Demura e Antonello Fresu prevede anche in questa edizione un cartellone ricco di performance, mostre ed eventi espositivi dedicati alle nuove sperimentazioni contemporanee nazionali e internazionali, alla videoarte e ai giovani talenti emergenti. Il cinema propone la rassegna di film e documentari curata dal regista Gianfranco Cabiddu, anch’essa dedicata al tema della Terra e al rapporto tra natura e civiltà. Tra i titoli in programma anche Terra madre il film documentario di Ermanno Olmi, dedicato al meeting e ai protagonisti delle comunità del cibo, organizzato da Slow Food ogni due anni a Torino.

Ma l’energia e la circolazione di emozioni e idee così viva  nei giorni del festival non dipendono solo dal programma, come conferma Paolo Fresu: «diciamo che a Berchidda vige una specie di anarchia controllata: è bello che ci sia sempre un filo rosso, una riflessione profonda su alcune tematiche, ma anche che succedano cose impreviste. E poi c’è questo posto. Sono convinto che lo stesso festival con gli stessi contenuti fatto in una grande città non avrebbe lo stesso significato, perchè privo di quella relazione fondamentale e feconda che c’è tra il territorio e la gente che ci vive. Il paese è diventato anche un luogo di incontri fra persone diverse, di contaminazioni: qui pubblico e artisti si conoscono, crescono e portano questa esperienza con loro, “seminandola” altrove».

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