Wise Society : Viaggio nella Terra del Fuoco, benvenuti alla fine del mondo

Viaggio nella Terra del Fuoco, benvenuti alla fine del mondo

di di Vincenzo Petraglia
18 Marzo 2011

In viaggio al confine tra Argentina e Cile, sulle tracce di Charles Darwin, dove la natura è ancora forte, selvaggia e assoluta padrona del paesaggio. Itinerario ideale per viaggiatori alla ricerca di se stessi, ma anche osservatorio privilegiato per antropologi, biologi e metereologi. Che studiano i cambiamenti del Pianeta. Dalla sua estremità

Panorami grandiosi, spazi e silenzi sconfinati che ci mettono in contatto col nostro sè più profondo. È questo l’effetto che fa la Terra del Fuoco a quasi tutti i viaggiatori che la scoprono: un immenso arcipelagodi tremila isole divise fra Argentina e Cile, eccezionale patrimonio naturalistico ricco di fiordi, cascate e ghiacciai millenari, ma anche alte montagne e fitte foreste piene di laghi. Un territorio forte e ricco di contrasti che, per molti versi, rimane del tutto simile a come lo vide nel 1833 Charles Darwin. Siamo nel lembo di terra più australe del continente americano, luogo di frontiera e ultimo baluardo abitato prima dei burrascosi mari che conducono all’Antartide.

Leoni Marini nella terra del fuoco

Foto Shutterstock

Terra del fuoco: viaggi ma anche studi e ricerche scientifiche

È proprio da Ushuaia, infatti, in terra argentina, la città più a sud del mondo, che partono le spedizioni per il Continente di ghiaccio, distante circa 800 chilometri. E, sempre qui si trova il Cadic – Centro Austral de Investigaciones Científicas, dove scienziati di diverse nazionalità, fra cui anche italiani, conducono i loro studi in antropologia, meteorologia, geologia, biologia marina e vegetale sulla Terra del fuoco, l’Antartide e le isole dell’Atlantico.

Ushuaia, proprio per la sua posizione, rappresenta infatti uno dei luoghi ideali per effettuare misurazioni scientifiche e capire cosa stia accadendo allo strato di ozono che ci protegge dalle radiazioni nocive del sole. Nei boschi che la circondano vivono guanachi, volpi, armadilli, castori e lontre e al porto si legge un cartello che dice: “Ushuaia, fin del mundo”.

Ushuaia, Terra del Fuoco

 

 

Cabo de Hornos

Non è un caso che non lontano da qui si trovi il più temuto e leggendario “scoglio” della storia marinara, conosciuto anche come il più grande cimitero di navi del mondo: il mitico Cabo de Hornos (o Capo Horn). L’ultima propaggine del continente americano è per i marinai quello che rappresenta l’Everest per gli alpinisti. Riserva della Biosfera Unesco (dal 2005) il Capo ha l’aspetto di un’isola brulla dove gli alberi e la vegetazione non riescono a crescere per la furia del vento che arriva dal continente antartico.

Ci vive soltanto il guardiano del faro, con la moglie e i due figli, che si occupa di controllare i venti e il traffico marittimo. Ricevono provviste periodicamente mentre i ragazzi partecipano alle lezioni scolastiche in videoconferenza. Quando le condizioni meteo lo consentono e si riesce a sbarcare, l’esperienza è indimenticabile: spesso, per le raffiche di vento si fatica a stare in equilibrio e le onde che sbattono sulle scogliere sollevando enormi ventagli d’acqua sono uno spettacolo eccezionale. Intorno regna sovrana la voce della natura contraddistinta dai richiami di centinaia di uccelli marini: albatros, cormorani, condor delle Ande, gabbiani dominicani e australi, skúas e bandurrie.

Il Faro, album di Leandro’s World Tour/flickr

Terra del Fuoco: trekking e “caccia” fotografica

Ma per fortuna la Terra del Fuoco non è soltanto natura così selvaggia. Fino ad aprile inoltrato è possibile navigare in acque molto più calme e amichevoli a bordo della Cruceros Australis, la nave che da Ushuaia conduce a Punta Arenas, in Cile. Una volta a bordo ci si inoltra anche negli splendidi fiordi minori, abitati da foche, orche, balene, lingue d’azzurro incorniciate da boschi lussureggianti e ghiacciai millenari fra cui il Pia, il Piloto, il Nena.

Si insinuano fra baie di incredibile bellezza, come la Bahia Wulaia, e una miriade di isole. Su alcune è anche possibile attraccare per fare trekking e passeggiate immersi nella natura incontaminata. Alcune isole sono, invece, autentici santuari naturalistici. Fra queste l’Isola Marta, sulle cui spiagge è possibile avvistare gruppi di leoni marini, e l’Isola Magdalena, casa invece di un’immensa colonia di pinguini magellanici. Protetta dalla Corporazione nazionale forestale, rappresenta l’habitat perfetto per la riproduzione di oltre 85mila coppie di pinguini che ogni anno approdano sull’isola per riprodursi e covare le uova fino al momento della schiusa, quando, insieme ai piccoli, ritornano al loro elemento prediletto: l’acqua.

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