Dal 7 al 9 dicembre, musica, shopping, buon cibo e buona musica per un'ottima causa: raccogliere fondi a favore dei progetti dell'associazione nel Sud del mondo
Musica dal vivo, shopping solidale, shiatsu bar con armonie di musica e trattamenti per la salute, attività per genitori e bambini con laboratori, animazioni e giochi. Ma anche mostre fotografiche, video proiezioni e tante specialità eno-gastronomiche dolci e salate dal brunch alla cena.
Sarà una grande festa in nome del bene comune e della solidarietà, sempre più indispensabile in tempi di crisi, quella organizzata quest’anno dalla onlus romana Share-human life project per sostenere le sue attività soprattutto a favore di donne e bambini, in vari Paesi del Sud del mondo.
Un intenso fine settimana (dal venerdì sera, 7/12, alla domenica 9/12) presso il Centro Il Fiume (in via dei Dalmati 37 a Roma) nel vivace quartiere di S. Lorenzo, dove ci sarà tempo e modo anche per avere informazioni sui progetti e incontrare i volontari della onlus, laica e indipendente, che non vive di finanziamenti pubblici, ma conta soltanto sulle donazioni e sulle raccolte fondi organizzate dai suoi sostenitori. Ecco perchè ogni singolo contributo è essenziale per il successo delle sue attività solidali.
Oggi l’associazione è attiva in quattro difficili Paesi: Marocco, Cambogia, Myanmar e Rwanda con progetti (dall’istruzione al sostegno alla salute) e iniziative mirate a sviluppare le capacità umane dei loro abitanti, attraverso attività che possano promuovere l’autonomia, aumentare le capacità di gestione e gli strumenti di azione comune.
«Quel che vediamo in questi Paesi, come in molti altri, è l’aumento delle distanze tra ricchi e poveri, la perdita della cultura e dell’identità originaria in nome di uno sviluppo che spesso non porta a tutti gli stessi vantaggi, senza contare fenomeni di nuovo sfruttamento delle risorse come il land grabbing», dice Alfredo D’Angelo presidente e fondatore di Share.
«L’unica alternativa è che nel frattempo si cominci a seminare qualcosa di diverso, perché noi occidentali sappiamo benissimo che il modello di vita che sta arrivando laggiù, cioè il nostro, è insostenibile. Quello che mi auguro è che i semi buoni della cultura non muoiano. E ciò che anch’io insieme agli altri della nostra onlus cerco di fare è costruire degli orticelli intorno a questi buoni semi, che possano un giorno essere scambiabili. È un cambiamento di prospettive che richiederà molto tempo ma è davvero l’unica strada che abbiamo».
Per acquistare il biglietto (15 euro) e avere altre info: 06 4451244– 327 7406993 www.centroilfiume.it