Wise Society : E se la scuola si trasferisse in cortile? Ecco quali potrebbero essere i benefici per tutti

E se la scuola si trasferisse in cortile? Ecco quali potrebbero essere i benefici per tutti

di Modesta Abbandonato*
26 Novembre 2020

Mai come negli ultimi mesi la scuola è stata così al centro dell'attenzione, alimentando un feroce scontro politico su proposte talvolta anche molto fantasiose per fronteggiare l'emergenza Covid. Un'interessante soluzione viene dal libro di due donne architetto che mostra come studiare all'aperto sia una valida alternativa ai metodi classici di apprendimento con vantaggi per studenti, ambiente e sicurezza

Mai come negli ultimi mesi la scuola è stata così al centro dell’attenzione (e dello scontro anche politico), con una serie di proposte e soluzioni, talvolta alquanto fantasiose, per affrontare in sicurezza l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Una proposta molto interessante e concretamente fattibile arriva da Valentina Dessì e Anna Isabella Piazza, autrici del volume La scuola è in cortile, edito da Urban NarrAction e presentato proprio di recente a Bookcity Milano all’interno della sezione Storia e Attualità. La scuola in cortile come soluzione non solo ai tantissimi problemi organizzativi sollevati dalla pandemia, ma anche per dar vita a un metodo d’insegnamento più efficace.

Scuola in cortile: uno spazio “educante” per i ragazzi a scuola

Il volume, scaricabile gratuitamente sul sito dell’editore, ha come sottotitolo “Strategie e buoni esempi per valorizzare il cortile scolastico” e ben si inserisce nella discussione che coinvolge l’intera comunità educante, circa il peso degli spazi esterni alla scuola quali volani di miglioramento e innovazione dei processi di insegnamento e apprendimento. Lo spazio, infatti, come ha sostenuto la docente universitaria Franca Zuccoli presente all’evento di Bookcity e che ha curato insieme a Maria Fianchini la prefazione del volume, è il “terzo educatore”.

Il condizionamento dello spazio fisico sulle immagini mentali è cosa nota, ma note sono anche le situazioni in cui lo spazio scolastico è l’unico ed ultimo baluardo di relazioni umane e sociali, quasi un’agorà che sopperisce alle assenze di infrastrutture e servizi soprattutto per i più giovani.

bambino con libro

Foto: Ben White / Unsplash

Favorisce attività manuali e contatto con la natura

Il lavoro delle due autrici architette (la prima è professore associato del Politecnico di Milano, la seconda si occupa prevalentemente di riqualificazione edilizia) si colloca, idealmente, nel solco della tradizione pedagogica dell’Attivismo che dello spazio si fa portavoce e che temporalmente si colloca a partire dalla fine del XIX secolo. Due esempi per tutti: Maria Montessori e la sua educazione sensoriale che si sviluppa nell’interazione col mondo esterno, o Giuseppina Pizzigoni e la sua Scuola Rinnovata alla Ghisolfa di Milano, dove in uno spazio dilatato, le categorie di dentro e fuori si fondano attraverso la diretta comunicazione delle aule con giardini e cortili, in un ambiente che favorisce attività manuali all’aperto e a contatto con il verde. Inoltre, le scuole all’aperto italiane, sin dall’origine hanno avuto anche una connotazione “sanitaria”, poiché spesso vi era la necessità di limitare i rischi legati alla diffusione della tubercolosi.

La scuola all’aperto non è una perdita di tempo

Ciò nonostante, ancora oggi nella scuola italiana è diffusa l’opinione che le attività all’esterno della scuola e l’andare in cortile siano una perdita di tempo. Il cortile, invece, come ha scritto Zuccoli, già docente presso la Rinnovata Pizzigoni e attuale presidente dell’Opera Pizzigoni, “è anche spazio delle lezioni all’aperto, delle osservazioni del mondo, delle esplorazioni scientifiche, dell’arricchimento lessicale, della lettura a cielo aperto, del disegno e della pittura, del movimento, del risveglio dei sensi e della riscoperta del corpo nella sua interezza”.

Scuola in cortile e strutture scolastiche in Italia

Le autrici del libro, però, hanno sottolineato che “la scuola all’aperto” necessita di una positiva considerazione del cortile da parte della classe docente e di una particolare tipologia di edificio scolastico. L’aspetto strutturale, infatti, non è di poco conto se si considera che molte scuole italiane sono state progettate per altre finalità e solo successivamente riadattate e quindi lontane dallo standard dell’edificio a padiglione ad un piano fuori terra con uno spazio esterno rilevante, quale quello, per esempio, della Rinnovata Pizzigoni a Milano in Via Castellino da Castello. 

L’esempio virtuoso delle scuole del Nord Europa

Ben diversa la situazione di alcuni paesi del Nord Europa, quali Svezia, Germania e Regno Unito: qui l’outdoor learning (non sempre con spazi dedicati) è diffuso già da fine ‘800 e non raramente le lezioni si tengono nei pressi di un laghetto o vicino a un bosco. In Italia, invece, solo di recente si è sviluppata la Rete internazionale degli Istituti scolastici che si riconosce nell’accordo “Innovazione, sperimentazione e ricerca per un’educazione all’aperto”, mentre nelle scuole a metodo (Montessori, Pizzigoni, Steiner Waldorf) la fruizione di spazi non ha mai registrato arretramenti.

L’attenzione verso gli spazi esterni, il riconoscimento didattico del metodo induttivo, e l’importanza di sensibilizzare e responsabilizzare i giovani verso gli aspetti ambientali e naturali sono temi inseritisi recentemente nel dibattito pubblico italiano, ma anche di altri Paesi, quale, per esempio, gli Stati Uniti, dove l’esigenza di una didattica esterna alla scuola è sempre più avvertita. Negli States, infatti, la didattica procede essenzialmente per via deduttiva e l’attività fisica degli studenti è sempre più scarsa.

Scuole più green che favoriscono l’attività fisica

Inoltre, culturalmente, la gestione dello spazio esterno non è propriamente “ecosostenibile”, giacché l’architettura è caratterizzata da città compatte, con pochi spazi urbani dedicati all’attività dei bambini all’esterno, con tutti i problemi di obesità infantileche ne derivano. Anche negli Stati Uniti, tuttavia, ci si sta interrogando sull’importanza di soluzioni eco-friendly, quale quella del cortile come spazio didattico. Le autrici riportano l’esperienza della Boston Schoolyard Program, esempio di aula all’aperto con funzione polisemantica e provano a traslarla in contesti differenti, dichiarando nell’introduzione che il volume “vuole essere di ausilio alle comunità scolastiche che vogliono passare più tempo all’esterno, e vuole incoraggiare un pensiero rivolto alla valorizzazione di questi spazi”.

bambini all'aperto

Foto: Robert Collins / Unsplash

La scuola è in cortile: un libro per ripensare spazi fisici e mentali

Il dinamico volume di Dessì e Piazza si compone di due parti: nella prima dopo un capitolo dedicato alle attività esprimibili in un cortile (sia didattiche che di riposo e gioco libero) si passa ad analizzare gli elementi che favoriscono l’apprendimento all’aperto. Ogni singolo elemento è analizzato nella sua essenza e corredato da schede grafiche e fotografiche, in un’ottica che segue 4 direttrici: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare.

Le schede, inoltre, sono organizzate per temi. Si parte con la configurazione fisica e gli elementi che definiscono lo spazio dell’aula all’aperto: un esempio tra tanti riguarda la pavimentazione. Essa, oltre a caratterizzare il luogo, in un cortile scolastico può assumere la funzione di elemento educante, non solo con l’orto e le vasche d’acqua per l’idrofauna, ma anche con i mosaici di ceramica che gli studenti realizzano durante l’ora di arte. Le autrici specificano, poi, che è molto importante accostare diversi tipi di materiali (pietre, terriccio, legno, eccetera) e che la manutenzione deve essere agevole, sicura e non disturbare le condizioni microclimatiche dell’area, come, per esempio, potrebbe accadere con l’impiego di un asfalto nero.

Il cortile come ponte fra scuola e comunità esterna

Segue il tema delle attrezzature utili per l’attività didattica che debbono favorire l’insegnamento e l’apprendimento. Si pensi, per esempio, alle sedie o ai tavoli da predisporre per l’aula all’aperto: diverse da quelle contenute all’interno della scuola, di differente tipologia e realizzate con materiali plurimi (panche in legno, ceppi, pietre). Un interessante aspetto riguarda la possibilità che si possano utilizzare materiali di recupero, magari forniti dalle maestranze di quartiere o dai genitori della scuola. La gestione dello spazio diventa, così, rapporto diretto con la comunità, caratterizzato da collaborazione e partecipazione che determina, nelle persone coinvolte, spirito civico e senso di appartenenza allo spazio stesso, alimentandone la motivazione a salvaguardarne ogni elemento costituente.

Così la scuola diventa ecologica

Ogni scheda presenta la distinzione (che è anche distinzione di approccio) tra “prodotti commerciali” e “prodotti auto-costruiti o di recupero”. I primi indicano un progetto “calato dall’alto” con funzioni determinate e specificate da principio. I secondi, invece, frutto della creatività dell’uomo capace di generare senso di appartenenza e favorire l’applicazione delle 4 R (ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare) con tutti i benefici che ne conseguono per l’ambiente. Il terzo tema attiene all’educazione ambientale: rendere gli studenti consapevoli delle cause e degli effetti dei cambiamenti climatici e delle strategie che si possono impiegare per ridurli.

Dal compostaggio ai rain garden

In un’ottica di learning by doing, le autrici propongono vari percorsi indirizzati a fasce di età differenti: compostaggio, raccolta di acqua piovana, ma anche strategie più sofisticate come la progettazione dei giardini della pioggia o rain gardens dei cui effetti beneficia l’intero quartiere o zona su cui si trova la scuola. L’ultimo tema è dedicato alla progettazione di spazi per il tempo libero indirizzati ai più piccoli, nella consapevolezza che il gioco, al pari delle attività formali, contribuisce ad alimentare la conoscenza dello spazio circostante. Le attività ludiche sono pensate non solo per gli intervalli di orario scolastico, ma anche dopo lo stesso orario, offrendo, così, momenti di svago per tutte le persone che vivono in prossimità della scuola.


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La seconda parte del volume si apre con veri e propri casi di studio. Nonostante in Italia l’uso degli spazi esterni fatichi ad emergere (complice l’assenza di una normativa che si ponga come guida per una corretta progettazione degli spazi aperti scolastici), le autrici ricordano, però, che sono sempre più numerose le comunità educanti che decidono di impiegare parte dell’orario scolastico in attività didattiche all’esterno. Tutto il volume trae linfa dalla “progettazione ambientale”, approccio architettonico-urbanistico che fa dialogare le esigenze degli utenti con le presenze e le caratteristiche fisiche e ambientali dell’area. Inoltre, i riferimenti empirici che hanno contribuito alla messa a punto del volume sono due: la ricerca europea RUROS che punta alla riqualificazione degli spazi urbani e la ricerca Back to school incentrata sulle scuole, finanziata dal programma FARB del Dipartimento DASrU del Politecnico di Milano.

Ragazzi all'aperto

Foto: Melissa Askew / Unsplash

Scuola Rinnovata Pizzigoni di Milano, un esempio da seguire

Le autrici, per avviare l’attività conoscitiva e progettare spazi aperti e metodi di analisi da applicare ad altre scuole, hanno individuato, quale ambiente ideale la Scuola Rinnovata Pizzigoni di Milano. La scuola è stata selezionata per le caratteristiche dei tre plessi che la compongono (soltanto il primo voluto in origine da Giuseppina Pizzigoni presenta un’ottimale combinazione di spazi interni ed esterni) e la relazione tra le diverse scuole che ne fanno un unico Istituto Comprensivo.

Nel caso di studio risulta interessante la parte dedicata all’analisi ambientale e al comfort termico quali prerequisiti indispensabili e applicabili a qualsiasi contesto lavorativo, perché è innegabile l’influenza delle condizioni ambientali sui risultati in termini di produttività ma anche sulla scelta di fare o non fare una determinata attività. Inoltre, le architette enfatizzano lo spazio esterno alla scuola quale risorsa ambientale del quartiere da prendere in considerazione al fine di implementare misure di mitigazione e adattamento microclimatico.

Un approccio ambientale che giova a ragazzi e comunità

La parte finale del testo è costituita da schede che rappresentano proposte di miglioramento dello spazio esterno di diverse scuole. Alcune schede sono il frutto di esercitazioni didattiche legate a tesi di laurea all’interno della scuola di Architettura del Politecnico di Milano, altre sono delle vere e proprie best practices, esperienze sviluppate all’estero. Gli esempi riportati, accomunati dall’approccio ambientale, mettono in evidenza diversi elementi: la didattica all’esterno con l’esperienza di Boston e le proposte per la Rinnovata Pizzigoni e la scuola Forlanini di Sesto San Giovanni in provincia di Milano; l’uso del cortile scolastico come spazio pubblico e aperto al quartiere e risorsa della comunità con la proposta per la scuola Ciresola a Milano; il ruolo del cortile scolastico per implementare strategie di adattamento climatico e che spesso diventa opportunità di apprendimento e sperimentazione con gli esempi della scuola Sidwell Friends a Washington e il Melton Vale Centre vicino a Leicester in Inghilterra.

L’analisi effettuata mostra chiaramente i risvolti positivi di un tale approccio al mondo della scuola. Ora, specie in un periodo di forte discontinuità come quello che stiamo vivendo, non resta che fermarsi a pensare e ragionare seriamente su come migliorare le nostre scuole per il bene dei nostri ragazzi e dell’intera comunità.

*Modesta Abbandonato, insegnante


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