Il libro dei due siciliani Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso è il primo esperimento del genere in Italia: un lavoro di graphic journalism che narra il primo contatto tra gli operatori delle ong e i migranti
Tre settimane a bordo dell’Aquarius, nave della Ong Sos Mediterranée che soccorre i migranti nel Mediterraneo. Da questa esperienza, il giornalista e sceneggiatore trapanese Marco Rizzo e il disegnatore e illustratore messinese Lelio Bonaccorso hanno tratto il materiale per il loro “Salvezza”, reportage a fumetti “Salvezza”, appena pubblicato da Feltrinelli.
Salvezza è un esperimento di graphic journalism unico in Italia: il primo reportage a fumetti da un’operazione di salvataggio. L’idea alla base del progetto era nata un anno fa quando il fumettista Tito Faraci, al suo debutto come curatore della collana Feltrinelli Comics, chiede alla “premiata coppia” del graphic novel in Italia, da sempre impegnata in narrazioni e “fiabe” di impegno civile di proporre una storia.
I due non ci pensano troppo e chiedono di essere sostenuti nella possibilità di imbarcarsi sulla nave di una Ong per raccontare quello che succede a bordo e soprattutto il primo contatto tra chi salva e viene salvato in mare. E così, il 10 novembre 2017, Rizzo e Bonaccorso sono al Porto di Catania pronti a salpare sulla nave bianca e arancione con cui gli operatori di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere soccorrono i migranti al largo della Libia.
I due autori siciliani sono stati testimoni delle operazioni, hanno intervistato gli organizzatori, l’equipaggio, i mediatori culturali e i migranti traducendo in fumetto le storie e le emozioni, anche quelle provate da loro che compaiono nelle pagine insieme con gli altri protagonisti utilizzando anche l’escamotage narrativo di un narratore onnisciente – il passerotto Robin – che fornisce dati, statistiche e informazioni e che osserva tutto dal di fuori.
«Questa esperienza – racconta Bonaccorso – mi ha profondamente segnato e credo che dovrebbero farla tutti coloro che non credono che queste persone fuggono davvero da guerre e miseria o a coloro che nutrono dubbi sull’operato delle Ong. Per quanto mi riguarda, oggi più che mai sono molto determinato a far conoscere la verità e far comprendere come, a poche miglia da noi e nel silenzio generale, si stia consumando uno dei più grandi olocausti di tutti i tempi».
I due autori hanno raccolto le testimonianze di chi ha percorso il deserto in cerca di una vita migliore, le denunce di chi fuggiva dalla guerra ed è rimasto prigioniero in Libia, i racconti delle violenze e degli stupri e soprattutto il grande desiderio di libertà che spinge uomini e donne ad affrontare l’incertezza del mare. Ne è venuto fuori un racconto in 128 pagine di grande impatto visivo su un argomento di cui tanto si parla e su cui tanto, purtroppo, si specula.
«Non mi illudo – confessa Marco Rizzo – che questo reportage possa essere letto da quegli adulti che, tra pregiudizi e paura dell’altro, non si avvicinerebbero mai a un testo del genere, ma spero che arrivi tra i banchi delle scuole e che possa fornire agli studenti uno strumento di conoscenza utile a contrastare le falsità e a costruire una coscienza critica negli adulti di domani».