Wise Society : Il riscaldamento globale costa caro agli italiani

Il riscaldamento globale costa caro agli italiani

di Fabio Di Todaro
26 Novembre 2019

Importanti conseguenze non solo sulla salute (l’Italia detiene il primato dei decessi prematuri per esposizione a PM 2,2 con 45.600 solo nel 2016) ma anchesu produttività, lavoro e sulla sicurezza alimentare

Le fonti fossili sono una minaccia consistente per la salute umana. L’inquinamento dell’aria e i cambiamenti climatici che derivano dalla combustione di idrocarburi hanno conseguenze molto significative. Tutti aspetti, questi, cui l’Italia è interessata in maniera diretta, dal numero (elevatissimo) di morti per esposizione a particolato, fino alla diffusione di malattie infettive e al crollo della produttività in vari settori. È questo il quadro che emerge da «The Lancet Countdown 2019: Tracking Progress on Health and Climate Change», il rapporto pubblicato sulla rivista scientifica «The Lancet» e presentato a Venezia nel corso di un evento organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e dall’Università Ca’ Foscari Venezia. Il rapporto riunisce 120 esperti di 35 istituzioni accademiche di rilievo internazionale e agenzie delle Nazioni Unite di tutti i continenti e presenta, attraverso 41 indicatori su cambiamenti climatici e salute, un aggiornamento annuale mirato ad offrire un supporto ai decisori politici, per accelerarne le risposte strategiche al riscaldamento globale.

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Anche la sicurezza alimentare è danneggiata dai cambiamenti climatici e dal riscaldamento globale, Foto: Pixabay

I DATI DEL RAPPORTO – «Utilizzare le fonti fossili per la produzione di energia significa non solo aggravare il problema del riscaldamento globale, ma anche peggiorare la qualità dell’aria», afferma Marina Romanello, ricercatrice dell’University College di Londra, tra le firmatarie del documento. «L’Italia detiene un triste primato, con 45.600 decessi prematuri a seguito dell’esposizione a PM2.5 solo nel 2016. Si tratta del valore più alto in Europa e dell’undicesimo più alto nel mondo, che si traduce in una perdita economica di 20,2 miliardi dieuro». Preoccupante, rileva lo studio, è anche l’idoneità del nuovo clima alla diffusione di malattie infettive. A livello globale, 9 dei 10 anni più favorevoli per la trasmissione della febbre Dengue si sono registrati a partire dal 2000. E in Italia la capacità delle zanzare di farsi vettori di questo virus è raddoppiata dal 1980. Anche la sicurezza alimentare è danneggiata dai cambiamenti climatici e dai loro effetti sui prezzi degli alimenti dovuti al calo della resa dei raccolti, e sono ancora i bambini ad essere tra i più esposti agli effetti sulla salute della malnutrizione. «Guardando alla produzione agricola italiana, il potenziale di resa di tutte le colture alimentari di base che stiamo monitorando si è ridotto dagli anni ’60 – prosegue l’esperta – Per il mais la riduzione è stata del 10,2%, per il grano invernale e primaverile rispettivamente del 5 e del 6%, per la soia del 7% e per il riso del 5%”.

RIPERCUSSIONI ANCHE SUL LAVORO – Eventi estremi più frequenti ed intensi – come per esempio ondate di calore, periodi di siccità prolungata e inondazioni minacciano soprattutto le fasce della popolazione più deboli. La vulnerabilità dell’Europa e del Mediterraneo orientale all’esposizione al calore è maggiore rispetto a quella dell’Africa e del Sud-est asiatico, molto probabilmente a causa dell’alta porzione di anziani che vivono nelle aree urbane in queste regioni. «Si tratta di una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile a ictus e problemi renali legati ai colpi di calore perché maggiormente affetta da malattie croniche – aggiunge Romanello -. Nel 2017, il numero di eventi di esposizione di over 65enni alle ondate di calore è cresciuto di 9,3 milioni rispetto al 2000. Nello stesso anno, l’esposizione alle alte temperature ha comportato anche più di 1,7 milioni di ore di lavoro perse in Italia, il 67 per cento delle quali hanno riguardato il settore agricolo». Dunque anche la produttività risente dei cambiamenti climatici. «Gli impatti sull’Italia lasciano immaginare una riduzione rispettivamente del 13,3 per cento nel settore agricolo e dell’11,5 per cento in quello industriale – dichiara Shouro Dasgupta, ricercatore del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici -. I cambiamenti climatici aumenteranno anche le disparità di reddito interne al Paese, aggravando il divario Nord-Sud: con implicazioni significative per la salute».

LA QUESTIONE ITALIANA – Il mix energetico deve cambiare dunque in maniera drastica a livello globale. In parallelo, occorre realizzare interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e investimenti su mobilità e prevenzione nelle strutture sanitarie. «Mettere la salute al centro di questa transizione produrrà enormi dividendi per il settore pubblico e per l’economia, offrendo aria più pulita, città più sicure e diete più sane – afferma Romanello -. I vantaggi economici legati ai benefici per la salute derivanti dall’applicazione dell’Accordo di Parigi superano i costi di qualsiasi intervento, con un risparmio di migliaia di miliardi di dollari nel mondo». L’Italia, secondo gli esperti, ha per molti versi ha un servizio sanitario resiliente. Ma il Paese non è ancora del tutto pronto agli impatti che i cambiamenti climatici potrebbero avere sulla salute della popolazione. Inquinamento dell’aria, migrazioni, sostenibilità del sistema sanitario sono solo alcuni dei grandi ambiti nei quali le sfide sono più pressanti. «Situata nel mezzo del bacino del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un vero laboratorio sui cambiamenti climatici e ambientali – conclude Aldo Di Benedetto, dirigente dell’ufficio comunicazione e relazioni istituzionali del Ministero della Salute -.  Con l’ausilio dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, vogliamo proteggere la salute dei cittadini italiani e in che modo le parti interessate possano rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici nel settore sanitario attraverso l’educazione, la consapevolezza, la sorveglianza integrata e sistemi efficaci di allarme tempestivo e risposta rapida».

Twitter @fabioditodaro

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