I rifugi in montagna offrono ospitalità, vitto e alloggio in alcune delle zone più belle d'Italia. E dopo una passeggiata più o meno lunga, è bellissimo arrivare in queste strutture cristallizzate nel tempo. Scopriamo le aperture degli ultimi mesi
Cosa c’è di meglio di un rifugio in montagna per fuggire al caldo estivo e fare vacanze alla scoperta di scorci indimenticabili? In Italia se ne contano molti. Il Club Alpino Italiano (CAI) dispone di 774 rifugi e bivacchi sul territorio nazionale. Lombardia e Piemonte sono le regioni più ricche, con 135 rifugi e bivacchi. A seguire, più distanziate, ci sono Trentino Alto Adige (90), Friuli Venezia Giulia (52) e Valle d’Aosta (51). In tutta Italia è possibile trovarne uno, potendo anche sostare nel rifugio alpino più alto d’Europa: Capanna Regina Margherita, a 4554 metri, sulla vetta di punta Gnifetti nel gruppo del Monte Rosa. Il primato per il bivacco CAI più alto d’Italia va al Bivacco Giordano, a 4167 metri, costruito sulle rocce della punta Balmenhorn, sempre appartenente al massiccio del Monte Rosa.
Rifugi in montagna: le nuove aperture
Mete del turismo sostenibile, dato che per la stragrande maggioranza si raggiungono a piedi, senza uso di auto, quest’anno – causa siccità – quasi un quarto dei rifugi quest’anno rischia di chiudere in anticipo. È il segno dei tempi, che però non toglie il fascino di questi baluardi della montagna più autentica. Ecco, allora, i rifugi che sono stati aperti in questo ultimo periodo.
Rifugio Monte Alben
In Lombardia, nelle Alpi Orobie è stato aperto a luglio il rifugio Monte Alben, in val Serina. Nelle intenzioni resterà aperto tutto l’anno (meteo permettendo), è pubblico e sarà gestito dai volontari dell’associazione “La Cordillera”. Questo rifugio alpino è nato con il supporto del comune di Cornalba (Bergamo), dalla volontà di creare una struttura ricettiva solidale ed eco-sostenibile, e che vuole essere “un riferimento per i giovani e gli amanti della montagna”, fa sapere l’associazione. Il rifugio verrà gestito grazie all’aiuto dei volontari, e i soldi saranno devoluti totalmente alle missioni in Bolivia alle quali è legata l’associazione.
Rifugio al Suchello
È sempre sulle Orobie, in val Brembana si trova il rifugio al Suchello, (1541 metri) situato sull’omonimo monte. Si tratta di una struttura privata, ma disponibile a chi volesse trovare ospitalità e anche cibo: conta infatti sul servizio ristorazione e su 16 posti letto, utilizzabili su prenotazione, curato dalla associazione “Gruppo amici della montagna” (GAM).
Rifugio Elisa
Sempre a proposito di rifugi di montagna ha da poco riaperto il Rifugio Elisa del Cai Grigne di Mandello, ubicato in Alta Val Meria, nel territorio comunale di Mandello del Lario (Lecco). Gli ultimi lavori di ristrutturazione hanno visto l’aggiunta della nuova cucina e della nuova cantina, ma la struttura originaria e la storia, oltre alla bellezza del posto sono rimaste immutate.
Rifugio Val di Togno
Il Rifugio Val di Togno sta rinascendo: per la riapertura si dovrà attendere l’autunno. Situato nella Val di Togno (tra Valtellina e Valmalenco), a 1320 metri di altezza, al fianco del Torrente Antognasco ed ai piedi del Monte Foppa, è stato ristrutturato dallo scrittore, giornalista, conduttore e produttore fiammingo Thomas Siffer, che ha scoperto il suo nuovo Rifugio attraverso una ricerca in internet. Il Rifugio Val di Togno si segnala non solo per la bellezza che ha conquistato il suo attuale proprietario e chi ha la fortuna di volerlo visitare, ma anche perché è un edificio a energia passiva, frutto di un’attenta ristrutturazione.
Rifugio Santner
In Trentino Alto Adige va segnalata l’apertura del rifugio Passo Santner, posto nel parco naturale dello Sciliar-Catinaccio a un’altezza di 2734 metri. È stato costruito nel 1956 sull’omonimo passo Santner e oggi è stato oggetto di demolizione e ricostruzione, che ha comportato un sensibile ampliamento e una scelta progettuale ben diversa dall’originale. La scelta ha suscitato anche polemiche, ma oggi offre una maggiore ospitalità (32 posti letto, anziché 12 dell’originale) e, nonostante tutto “offre un panorama mozzafiato che va dal Latemar, alla cima del Corno Nero e del Corno Bianco, all’Ortles fino alle alpi austriache e svizzere”.
Rifugio Balbieres
Passiamo in Piemonte, dove ha aperto nel 2019 il Rifugio Balbieres, a 1500 metri di quota, in mezzo al verde e nel silenzio. Le sue radici sono ben più antiche. Infatti, è parte della frazione Balbieres, a Cesana Torinese, in Val di Susa, di cui la storia menziona un grande incendio nel 1902, da cui rinacque. Dopo decenni di abbandono, nel 1990 si è voluto tornare e ricostruire. Al rifugio c’è la possibilità di pernottare e di godere della cucina con ingredienti “semplici e curati”, della tradizione locale.
Un bando per salvaguardare i rifugi in difficoltà causa siccità
I rifugi di montagna sono luoghi di ospitalità oltre che presidi anche per la sicurezza di chi vive la montagna, anche solo per una breve vacanza. Ma quest’anno – causa siccità – quasi un quarto degli stabili rischia di chiudere in anticipo. Come ha segnalato a Montagna.tv Riccardo Giacomelli, presidente della Commissione Centrale Rifugi del CAI, si prevede che il 25% dei rifugi di montagna sarà costretto a chiudere prima della fine della stagione per problemi di rifornimento dell’acqua potabile.
Per contrastare questo rischio lo stesso Club Alpino Italiano, attraverso il proprio comitato direttivo, ha dato il via al “Bando approvvigionamento acqua e contenimento consumi idrici nei rifugi del Cai”. Rivolto alle Sezioni CAI proprietarie di rifugi non allacciati al pubblico acquedotto, copre l’80% delle spese sostenute e documentate dal primo gennaio al 31 ottobre 2022 per interventi riguardanti la manutenzione sia ordinaria che straordinaria dei sistemi di approvvigionamento idrico, accumulo idrico, riduzione dei consumi idrici.
L’importo stanziato dal Comitato direttivo centrale ammonta a 300mila euro, con un contributo massimo di 10mila euro a rifugio e 50mila euro a sezione. Come segnala il Presidente generale del CAI, Antonio Montani, il bando «vuole inoltre sostenere chi ha scelto di lavorare sulle Terre alte con iniziative imprenditoriali caratterizzate da una forte motivazione alla vita in montagna, nel rispetto della sua natura, della sua storia e della sua cultura».