Il fotografo ha raffigurato la spiritualità in un libro fotografico, frutto di un percorso personale, che lo ha portato a sperimentare il valore di una dimensione in grado di migliorare la qualità della vita
Ha ancora senso la spiritualità oggi? In un mondo sempre più frenetico, la capacità di sostare, di stare in silenzio e cercare spazio in una dimensione contemplativa, non solo ha senso, ma diventa fonte di benessere. Diverse evidenze scientifiche legano la spiritualità al benessere, alla migliore qualità di vita, alla stessa longevità.
C’è chi ha scelto di vivere immerso in una dimensione spirituale: ancora oggi l’ascesi, la pratica del silenzio, della preghiera e della meditazione è una scelta abbracciata da un numero significativo di persone. Esse vivono la quotidianità, ma hanno trovato spazi e luoghi dove trascorrere parte della loro vita, a contatto con la natura, scegliendo di condurre una vita monastica, eremitica, a contatto con la natura ma ancorata alla realtà di tutti i giorni.
C’è chi ha voluto raccontare per immagini alcune delle tante storie di chi ha deciso di percorrere un determinato tipo di vita. Ne è uscito un libro fotografico, intitolato “Spiriti Liberi”. Lo ha realizzato Paolo Bona, fotografo freelance che lavora per giornali e riviste, collaborando con alcune delle più importanti agenzie nazionali e internazionali.
È stato un libro fortemente voluto dall’autore, che lo ha pubblicato a sue spese (oggi è presente nel catalogo Hoepli), ma è frutto di un percorso che da un’idea iniziale lo ha portato ad approfondire e indagare la dimensione della spiritualità attraverso tre esperienze diverse: la Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata da Giuseppe Dossetti (politico italiano e poi sacerdote e teologo); l’esperienza di eremitaggio di Simeone; la comunità di Romena, fondata da don Luigi Verdi.
Dove nasce questo suo progetto sulla spiritualità?
In un primo momento avevo pensato di lavorare su un progetto di memoria storica, a partire da Marzabotto e da quello che rappresenta questo luogo. Volevo che le storie fossero accomunate dal contesto comune degli Appennini, luogo ideale per la mia esigenza di rallentare. Una volta che ho “respirato” la storia e i luoghi della memoria, immersi in un contesto di solitudine, a contatto con la natura. Una volta giunto lì, girando quella zona ho scoperto l’esistenza della Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata da Giuseppe Dossetti che – tra l’altro – è stato un partigiano e uno dei padri della Costituzione Italiana prima di intraprendere un percorso di conversione che lo portò a diventare monaco.
Quando ho conosciuto questa realtà così ricca di spiritualità, tanto silenziosa quanto vivida, e di memoria ho deciso di dare una direzione diversa al mio progetto iniziale e così è nato “Spiriti Liberi”. Ho chiesto e ottenuto l’autorizzazione a recarmi da loro per testimoniare la loro vita. Per riuscirci mi sono avvicinato “in punta di piedi”, avendo il più profondo rispetto della loro dimensione contemplativa, adeguandomi alla loro quotidianità, scandita dalla preghiera e dai suoi ritmi. Così sono riuscito a farmi accettare e a cogliere più intimamente il senso della loro vita. Credo che la mia ricerca personale e professionale si siano fuse in questo libro, raccontando così la spiritualità per immagini.
Che idea hai, anche dopo questo tuo lavoro, del valore della spiritualità?
Mi sono reso ancora più conto che è un valore essenziale, primario. È quella voce interiore che vale la pena ascoltare e cercare di far emergere. Il mio percorso personale mi ha visto allontanarmi negli anni giovanili alla religione e poi progressivamente avvicinarmi, anche in occasione del mio percorso che ha portato me e mia moglie al matrimonio. Negli ultimi anni, ho percepito un bisogno crescente di indagare più a fondo questa dimensione. L’esperienza che ho vissuto per realizzare questo mio libro e il contesto, fatto di silenzio, di contatto con la natura, ha rafforzato questa “risonanza interiore”.
Come sei riuscito a far trasparire la spiritualità nel tuo libro?
Non ci sono ricette preconfezionate. La condizione primaria è dimenticarsi della pressione legata al dover realizzare un’immagine, uno scatto fotografico. La possibilità di svolgere questo mio lavoro senza avere condizioni o tempistiche particolari entro cui stare ha facilitato tutto. Di certo, il coinvolgimento personale ha avuto un ruolo importante nel far emergere la spiritualità. Ho tratto insegnamento da una frase di un frate della Fraternità di Romena, che ho letto quando mi sono recato da loro: “è sempre una scelta aver cura del nostro sguardo, decidere in che direzione e con quale attenzione puntare gli occhi”. Questa cura dello sguardo è un pensiero che ho interiorizzato e mi porto dietro da questa esperienza e che ho fatto mia.
Un altro aneddoto che mi piace ricordare, a questo proposito è un termine che don Paolo Alliata (sacerdote e scrittore, che ha curato la prefazione del libro) mi ha fatto scoprire, regalandomi un libro intitolato “L’Esicasmo”: questo termine greco descrive l’antica pratica della semplicità dell’essere. Questa ricerca della semplicità esistenziale è l’obiettivo che la spiritualità ti sprona a perseguire.
Ci sono evidenze scientifiche che comprovano il legame tra spiritualità, benessere e longevità. Dalla tua esperienza e vissuto personale come te lo spieghi?
Ascoltare questo mio lato spirituale mi aiuta a stare meglio e a essere una persona migliore. Anche nelle persone che ho incontrato, e che fanno parte del libro, mostrano bene questo aspetto. Tuttavia, sbaglia chi pensa che la condizione che vivono monaci, frati, eremiti, sia di completa beatitudine, di distacco dalla vita reale. Anche loro sperimentano momenti personali ed esistenziali difficili, per vari motivi. Ma la spiritualità è una chiave di lettura importante per affrontare e vivere meglio determinate situazioni, è un aiuto, un supporto cui appoggiarsi per uscire dai momenti difficili.
Nel tuo libro porti la testimonianza di tre esperienze diverse di vivere la spiritualità: qual è il tratto comune che li unisce?
La libertà di esprimere la loro spiritualità. Non è un caso che il titolo del libro sia Spiriti Liberi: ognuno di loro vivono questa dimensione senza dover sottostare a vincoli di alcun tipo. Affrontano sì la giornata con ritmi prestabiliti, ma la condizione in cui vivono il loro rapporto con Dio e col prossimo è totalmente personale e anche per questo arricchente.
Sono tutti individui che vivono l’esperienza della quotidianità, ma la loro dimensione spirituale è una forma di energia che sprigionano e dà loro forza, condividendola con chi incontrano.
Il loro rapporto col quotidiano si manifesta in molteplici modi ed esempi: la Piccola Famiglia dell’Annunziata è aperta al laicato, in modo che tutti – religiosi e non – possano venire in contatto con questa loro esperienza. Uno dei membri ha svolto anche il compito di cappellano presso il carcere di Bologna. Questo è solo un esempio che testimonia questo loro legame. Addirittura l’eremita Simeone, per doversi sostenere economicamente, svolge attività di insegnante di pilates e tra l’altro lui combina un’attività fisica (oltre a praticare amatorialmente la corsa). Anche da qui si sviluppa la spiritualità, vivendo ogni momento in modo pieno e dandogli senso e valore.
Andrea Ballocchi