La famiglia Domina vive da 5 anni nelle campagne alle pendici dell'Etna in una villetta costruita solo con materiali naturali. «Non si tratta di una rivoluzione, ma la campagna ci permette di ottimizzare autoproduzione e sostenibilità»
«Vivere in campagna, nella nostra casa di paglia, di fatto non è stato un cambiamento radicale nel nostro stile di vita. Più che altro ci ha permesso di essere più efficienti nel perseguire alcune scelte che avevamo già fatto quando vivevamo nell’appartamento in città». Tiziana e Toti sono gli adulti della famiglia Domina che, da cinque anni, vive nelle campagne alle pendici dell’Etna nella Casa di paglia felcerossa costruita interamente con materiali naturali (legno, paglia, argilla, calce e canne) e perseguendo i principi fondamentali della Permacultura.
Lei antropologa, lui agronomo, entrambi da sempre impegnati nell’educazione alla mondialità e al commercio equo e solidale, l’intercultura e alla cooperazione internazionale ed entrambi da sempre attenti all’ambiente e al vivere sano, nel 2012 decidono di mettere in pratica, in modo più “completo” alcuni punti fermi della loro esistenza.
Casa di paglia felcerossa: un progetto di decrescita felice
«I nostri punti di riferimento – racconta Tiziana Cicero- sono sempre stati il movimento della decrescita felice, la laicità come valore di libertà, una modalità di cura dei figli ad alto contatto e non consideriamo la nostra una scelta rivoluzionaria ma un percorso graduale. La nostra casa in campagna e il nostro orto ci permettono di auto produrre di più, sia in termini di cibo sia in termini energetici e ovviamente di ottimizzare gli spostamenti”.
Una casa praticamente auto costruita in bioedilizia: in balle di paglia con struttura portante in legno, intonaci interni e i pavimenti in argilla e calce per l’esterno. Tutti materiali naturali, perché, come dicono i suoi abitanti “la casa è la nostra terza pelle, e deve respirare con l’esterno».
L’importanza della permacultura
Importante nel percorso della famiglia Domina è stato l’incontro con la rete di Permacultura Sicilia. «Facciamo parte – dicono – di un progetto più grande portato avanti dal Gruppo Permacultura Sicilia, una rete informale che ha l’obiettivo di costruire, scambiare e diffondere pratiche di vita sostenibili in ambito urbano e rurale attraverso incontri mensili di mutuo aiuto, rafforzamento della rete, banca dei semi, acquisti solidali, rete di turismo responsabile, miglioramento del suolo, formazione e informazione rivolta ad adulti e bambini/e sui principi della permacultura, circolazione di prodotti e beni a km0. L’incontro con la Permacultura ci ha fornito alcuni degli strumenti che cerchiamo di rendere operativi nel nostro quotidiano: produzione e conservazione dell’energia impiegata (pannelli fotovoltaici e solari, riscaldamento con rocket stove, la raccolta di acqua piovana, la costruzione di una compost toilet), far sì che ogni cosa abbia più funzioni, acquisizione e scambio di competenze, favorire i processi naturali. Per dirla in soldoni: la Permacultura insegna il buonsenso».
Dopo cinque anni, la vita della famiglia Domina è un’ordinaria vita familiare che si snoda tra i più classici impegni scolastici e sportivi dei ragazzi, il lavoro e la cura dell’azienda agricola familiare La Casa di paglia Felcerossa. Permacultura sull’Etna. “«Abbiamo – dicono – un orto, un frutteto misto, una parte di bosco e una dozzina di galline. Lavoriamo il nostro terreno cercando di migliorarne la fertilità attraverso l’eliminazione di interventi aggressivi sul suolo, la produzione di compost, la selezione di piante locali endogene, l’uso razionale di piccoli animali, la realizzazione di orti sinergici, la creazione di una food forest».
Una vita in armonia con la natura
Non solo, la famiglia, lavorando alla costruzione di un ambiente di vita sostenibile, attraverso energie rinnovabili, bioedilizia, agricoltura naturale si occupa anche della costruzione di un luogo di relazioni e di apprendimento attivo e di turismo responsabile. Non mancano, infatti, attività ed eventi culturali organizzati nel piccolo Teatro di paglia.
«Abbiamo fatto una scelta di vita – dicono – che non si esaurisce con lo stare in campagna e a contatto con la natura. Siamo e siamo sempre stati impegnati a realizzare uno stile di vita che tenga conto delle iniquità sociali locali e mondiali, in armonia con le risorse naturali disponibili, attento agli sprechi ed alla provenienza delle merci oltre che agli imballaggi, che si traduca in un impegno politico personale e collettivo. E lo facciamo insieme con i nostri figli, cercando però di moderare gli estremismi, perché senza margini di tolleranza e per le eccezioni alle regole, tutto viene vissuto come un’imposizione».